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Il pomeriggio è passato molto velocemente e finalmente dopo ore intense di studio, suona il campanello.

Mia madre e mio padre sono a lavoro e invece mia sorella è nella sua camera, chiusa da oggi. Credo che non abbia ancora parlato con Robert.

Questi due piccioncini...
《Tu proprio non puoi parlare, cara》mi ammonisce la coscienza. Spiritosa.《Sempre.》sta zitta.

Amber non vuole uscire, ha mangiato poco e niente, e soprattutto non vuole parlare con nessuno. Ho provato a bussare alla sua porta più volte, ma è stato tutto inutile, non c'è stato verso di entrare o farla uscire.

Scendo al piano inferiore e quando apro la porta rimango perplessa. Mi aspettavo Alan, non Robert. Ma adesso sono più serena perché lui è venuto qui per risolvere con mia sorella, ne sono sicura.

"Ehi, Robert. Credo che tu non mi abbia mai visto. Piacere sono la sorella di Amber, Rebecca."lo saluto e lui mi fa un sorrisetto malinconico."Molto piacere."mi porge la mano che io stringo.

"Robert, sarò abbastanza diretta e mi dispiace per questo, ma devo per lei."dico ormai decisa riferendomi ad Amber.Lui mi squadra tranquillo e annuisce consapevole.

"Mia sorella è chiusa in camera da quando è tornata da scuola. Cosa è successo oggi?"domando a lui visto che lei non apre nemmeno la porta.

"Un casino..."risponde lui scompigliandosi il ciuffo castano. Non so perché ma mi ricorda qualcuno. Un qualcuno in particolare.

《Forse Alan?》completa la frase la mia coscienza. Era sottinteso, coscienza del cavolo.

"Che intendi dire?"gli domando ritornando alla realtà.
"Io le ho provato a parlare almeno una decina di volte questa mattina a scuola ma non ne ha voluto sapere.

Era totalmente imbarazzata e per questo sono totalmente dispiaciuto. Per me lei è molto importante, non voglio perderla.

Le ho provato a chiedere scusa per quel mezzo bacio ma lei andava via. Capisco che non ricambia i miei sentimenti ma non voglio essere tagliato fuori così da lei. Lei mi piace sul serio."confessa scompigliandosi nuovamente i capelli.

Sorrido per tutto quello che il ragazzino seduto al mio fianco sul divano, di casa mia ha detto. Si vede che tiene molto a mia sorella. "Vai di sopra e chiarite."gli consiglio e lui mi sorride. "E se non mi aprisse?"mi domanda.

"A costo di rompere la porta, entrerai in quella stanza quindi alza quel culo che ti ritrovi e corri da mia sorella."gli dico serissima e lui ridacchia. "Grazie, Rebecca."lui mi saluta e corre di sopra.

Io sorrido scuotendo la testa e il suono del campanello mi fa saltare in aria.《Sempre la solita.》Non rompere. Vado nuovamente ad aprire la porta e con mio grande piacere Alan mi si presenta davanti.

"Sono passato a fare una doccia a casa per questo ho ritardato."mi informa entrando in casa e sedendosi tranquillamente sul divano.

Io metto il broncio e mi poggio allo stipite della porta. Tranquillo, il ragazzo. "Ciao anche a te, eh. Fai come se fossi a casa tua."gli dico tenendo il broncio e lui torna verso di me.

"Scusa, amore. Sono troppo preso dagli allenamenti in questo periodo. Questa settimana sarà intensa. Il coach ha detto che dovremmo allenarsi duramente. Non volevo trascurati."mi prende per i fianchi e fa unire le nostre labbra.

"Scuse accettate."gli sorrido e lui mi bacia nuovamente sorridendo contro le mie labbra."Ma questa partita, già subito dopo le vacanze?"domando non capendo.

"Sì. Infatti come ho detto questa settimana non avremo tregua."mi dice roteando gli occhi e conducendomi verso il divano dove ci distendiamo.

"Non sopporto avere così tanti impegni. Non possiamo stare un minuto insieme."mi dice annoiato giocando con una ciocca dei miei capelli. "Ma adesso sei qui."gli dico sorridendo contro le sue labbra.

Just us TogetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora