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È passata una settimana. Una lunga e noiosa settimana qui in questa camera troppo bianca d'ospedale. Finalmente oggi potrò uscire da qui e ritornare alla normalità. Non sopporto più questa agonia. Analisi continue, flebo e il cibo è quello che.

Alan è stato molto presente in quest'ultima settimana. Ha avuto come sempre gli allenamenti ma subito dopo questi è corso qui in ospedale. Qualche notte, anche senza il mio consenso, è rimasto a dormire qui e anche mia madre.

Mio padre fortunatamente non ha avuto niente di abbastanza grave. Ha avuto un falso allarme per fortuna, niente infarto. Meglio così.
Invece per me qualcosa di più complesso. Un braccio rotto, qualcosa alla testa che non ho ben capito la cui devo fare molta attenzione.

A quanto ho capito devo fare molta attenzione a non sbattere la testa perché potrei avere dei giramenti e potrei rischiare di svenire nuovamente. Poi mia mia madre ha cominciato a parlare con i medici con termini più specifici e piuttosto complicati quindi ho lasciato perdere.

La dottoressa che in questi giorni mi ha assistita mi ha appena comunicato che stanno per arrivare i miei genitori e fra due orette circa potrò uscire. Giusto in tempo per l'ora di pranzo.

Le due ore successive passano tra ultimi controlli, ultimi risultati di esami per confermare il mio stato attuale e raccomandazioni. Ho già recuperato i miei effetti personali e ho già messo tutto nella mia piccola valigia che mia madre mi ha gentilmente portato e la borsa.

Esco dall'ospedale seguita da mia madre ma qualcuno che chiama il mio nome mi fa voltare. La persona viene verso di me con un mazzo di rose rosse e io spalancò la bocca dalla sorpresa. Ed eccolo lì. Il mio Alan avanza verso di me con le rose che comprendono quasi tutta la sua visuale.

Alan mi passa il mazzo di rose mentre mia mamma sorridente mi dice che mi aspetta in macchina così io e il mio ragazzo possiamo rimanere soli. Prendo tra le mani il mazzo gigante di rose. "Tu sei pazzo. E la scuola?"dico mentre stringo a me le rose e con un braccio provo a stringermi a lui per quello che posso.

"Oggi fortunatamente non abbiamo avuto lezione dopo pranzo, ho avuto il tempo di passare dal fioraio e quindi..."mi informa scontandomi una ciocca di capelli ricaduta sul viso. "Non ce la facevo più a vederti in quel lettino."dice mentre mi aiuta a portare la valigia e tutto il resto in macchina da mia madre.

Posiamo tutto nel bagagliaio e poi mi lascia un bacio casto sulle labbra. "Ricordo male o fra due settimane è il tuo compleanno?"mi chiede facendomi appoggiare alla macchina.

"Ricordi bene. Me ne ero quasi dimenticata."sussurro e noto che mia madre ci fissa sorridente dal finestrino.
Alzo gli occhi al cielo e nascondo un sorriso. "Diciassettenne."sussurra contro le mie labbra ma io sorridendo mi scanso.

"Mia madre, guarda."sussurro e lui si scosta provando a non ridere. "Va bene va bene mani apposto."e alza le mani in segno di resa.
"Però si, compio diciassette anni fra due settimane...non credo che farò nulla. Insomma non mi interessa più di tanto."confesso abbassando gli occhi.

Non ho dato mai troppa importanza al mio compleanno. Non perché non me ne importasse ma solo perché non ho mai avuto un debole per le grandi feste.

Non sono molto il tipo da 'animo della serata' preferisco stare in un angolo della mia stanza a leggere piuttosto che andare a ballare. Quindi negli ultima anni del liceo, il compleanno l'ho passato con i familiari e con Lea.

"Oh no, signorina, quest'anno sarà diverso."dice sicuro di sé e io faccio segno di 'no' con la testa. "Non credo proprio."ma la conversazione si interrompe non appena dal finestrino sbuca la testa della mamma.

"Scusate tante ragazzi ma dovremmo proprio andare. Se vuoi Alan caro questa sera puoi cenare da noi."lo invita sorridendo mia madre e Alan inizia a sudare freddo.

Just us TogetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora