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Il giorno dopo mi alzo di malavoglia con gli occhi gonfi. Vado verso il mio specchio affianco alla mia scrivania e guardo la mia situazione attuale.

Mi faccio pena. I miei capelli sono tutti scompigliati e la mia faccia è cadaverica. Il mio pigiama rosa non aiuta e le mie pantofole di peluche a forma di cane, mi fanno sembrare più piccola del dovuto.

Vado dritta in bagno e il primo pensiero che mi invade la mente è: cosa mi metto? All'inizio volevo optare su qualcosa trovato al momento, ma adesso che ci penso non voglio fare vedere quanto non mi va di fare niente, oggi.

Devo essere indifferente e non di certo deprimermi. Metto un jeans attillato con gli strappi al ginocchio, un maglioncino bordeaux e i miei stivaletti neri.

Davanti allo specchio, comincio a tappezzare il mio viso con del fondotinta e del correttore. Riesco a prendere un po' di colorito sulle guance. Per finire il trucco metto un leggero strato di mascara e rossetto color carne.

Controllo l'ora e vedo che fra dieci minuti dovrei essere già fuori casa, così liscio i miei lunghi capelli e li lascio cadere sulle spalle. Prendo la giacca e lo zaino ed esco di casa senza fare colazione.

In cinque minuti arrivo davanti scuola e mi precipito dalle mie amiche. Ashley non appena mi vede mi sorride e io le saluto.
"Come mai non mi hai ne risposto al messaggio ne chiamata?"mi domanda la ragazza bionda.

"Ho...avuto un contrattempo."cerco una scusa.
"Questo contrattempo ha un nome?"mi fa un sorriso compiaciuto Michelle.

"Diciamo."rispondi vagamente.
"E di cognome fa Anderson?"mi continua a chiedere ovvia la ragazza bruna alzando un sopracciglio.
Sospiro abbassando gli occhi.

Le ragazze mi guardano leggermente preoccupate e domandano contemporaneamente:"Cosa è successo?"
Nel momento in cui apro la bocca per iniziare a parlare suona la campanella per dare inizio alle lezioni.

"Vi spiego dopo."e così le lascio e mi affrettò ad andare a prendere i libri nel mio armadietto per la prima ora di lezione.

La maggior parte dei ragazzi è già in classe e infatti i corridoi pian piano si stanno svuotando. Arrivo finalmente al mio armadietto e tento di aprirlo. Stranamente anche con la combinazione ha problemi ad aprirsi.

Mi guardo intorno e noto che nel corridoio dove mi trovo non c'è più nessuno. Cavolo! Questo aggeggio non si vuole aprire e così do un colpo all'armadietto.

"Ma perché non me ne va bene, una?!"dico continuando a provare la combinazione. La lezione è cominciata da qualche minuto e io sono ancora in corridoio.

Do un altro colpo all'armadietto ma con scarsi risultati. Mando a quel paese i libri all'interno e mi dirigo verso la mia aula. Ovviamente la fortuna è sempre dalla mia parte e non solo non riesco ad aprire uno stupido armadietto ma vado addosso a qualcuno.

Alzo gli occhi verso la persona che nel frattempo mi ha trattenuta per le spalle perché se no sarei finita per terra. Non appena incontro i suoi occhi maledettamente perfetti, il mio corpo viene invaso da una rabbia improvvisa.

"Lasciami."dico a denti stretti e lui molla la presa sul mio corpo.
Provo ad oltrepassarlo e riesco nel mio tentativo ma lui mi prende per un polso, mi fa girare di scatto e mi fa sbattere sul suo petto.

"Non ignorarmi."dice soltanto.
Cerco di scollarmi da lui ma stringe di più la presa su di me.

"Smettila! Lasciami in pace. So a che gioco stai giocando e non voglio essere la tua barbie. Ora dovrei andare a lezione."riesco a uscire dalle sue braccia potenti, mi giro e comincio a camminare a passo veloce.

Arrivo davanti l'aula di Inglese, busso ed entro.
"Signorina Martinez, le sembra l'ora di presentarsi in classe?"mi dice scocciata la professoressa.

"Mi scusi....ho avuto un contrattempo
mentre venivo qui."mi giustifico e mi vado a sedere affianco a Michelle che in tutto questo tempo mi ha guardata turbata.

La lezione riprende e la professoressa chiede di aprire il libro. Ovviamente la sottoscritta ha il libro nel suo dannato armadietto che oggi non vuole aprirsi.

"Perché non hai il libro?"mi domanda curiosa la mia amica.
"Il mio armadietto ha deciso di fare i capricci."le dico gettando un sospiro.

"Anche a me capita ogni tanto.Segui con me."mi rivolge un sorriso rassicurante. Le lezioni proseguono e ogni volta che lo sguardo di Alan si posa su di me io cerco di ignorarlo.

Mentre la ricreazione si svolge in cortile io preferisco stare un po' in disparte. Non che io non voglia stare con il mio gruppo ma ho bisogno di stare un po' da sola.

Mi appoggio al muro scolastico e nel momento in cui prendo il cellulare qualcuno poggia le sue mani sul muro sopra la mia testa. Sobbalzo dallo spavento poi vedo quel qualcuno e alzo gli occhi al cielo.
"Cosa vuoi ancora?"sbotto acida.

"Ti prego, possiamo solo parlare."mi supplica Alan. Sbuffo sonoramente e dico puntandogli un dito contro:"Ti do solo un minuto."e lui annuisce sconfitto.

"Sono stato uno stronzo, un idiota e tutto ciò che vuoi...lo so. Non volevo intendere tutto quello che ho detto, però...è troppo ancora per me. Ho avuto in passato dei problemi e...non mi sento pronto a parlarne."mi confessa guardandomi negli occhi.

I nostri visi sono a pochi centimetri di distanza e questo non va per niente bene. "E chi mi dice che non sono una delle tue tante bambole?"rido amaramente.

"No Rebecca! Non sei una delle tante. Mi sono sempre detto di non volere nessuna al mio fianco fino a ieri. Ma quando ti ho vista correre in casa con le lacrime agli occhi, ho capito quanto io possa essere idiota. Ho capito di aver trovato la cosa che mi ha fatto perdere la testa e non me la posso fare scappare."continua il suo discorso.

"Per me prima era così: una ragazza diversa ogni sera e così via. Ero un ragazzo a cui non fregava niente dei sentimenti. Il problema è che da quando ti conosco non sono più il ragazzino a cui non fregava un cazzo di niente e di nessuno. Ora ci sei tu.
Dammi la possibilità di iniziare da capo."Mi guarda dritta negli occhi con voce supplicante.

Ha detto tutto ciò che volevo sentirgli dire. Vorrei dirgli già adesso di si, ma devo ancora potermi fidare di lui.
"Ho bisogno di sapere che posso fidarmi di te."dico abbassando gli occhi. Mi prende il mento con due dita e mi fa alzare il viso.

"Ti dimostrerò che potrai fidarti di me."mi prende il viso tra le mani.
Dopo vari secondi di silenzio, suona la campanella che annuncia la fine della pausa.

"Io...ora dovrei andare di nuovo in classe."abbasso lo sguardo e lui annuisce. Alzo nuovamente gli occhi su di lui e prima di andarmene dico:

"Alan io tengo a te. Non giocare con me, solo...questo."mi giro nuovamente lasciandolo li.
"Non giocherò mai con te, piccola."lo sento da dietro e sorrido arrossendo.

Cammino verso l'entrata mentre ripenso a tutte le parole che mi ha detto. Spero vivamente che non mi prenda più in giro.

《Quindi a Rebecca piace Alan?》mi chiede curiosa la mia coscienza.
Allora lui mi piace?
Credo proprio di si.

-Spazio autrice-
Anche questo capitolo è terminato! Che ne dite? Se avete dei consigli da dirmi fatelo pure qui nei commenti, sono sempre bene accetti❤ Allora al prossimo capitolo!
Martina❤

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