Due giorni che sono qui, in questa stupida stanza. Oggi Erick mi ha portato qualcosa da mangiare: un po' di pane, del latte e un piatto di pasta per il pranzo. A quanto ho capito lo comanda a bacchetta Marcus.
Ogni cosa che gli dice fa. Non so perché lo faccia e continuo a chiederlo da quando ho visto i suoi occhi quella sera. Cosa guadagna lasciandosi manovrare da lui?
In questi due giorni Marcus è venuto qui dentro solo una volta al giorno, ma credo che già è troppo per me. Ogni volta prova ad avvicinarsi sempre di più, a scostarmi questo stupido vestito argento, a sfiorarmi la pelle, ma io non lo permetto.
Fortunatamente un giorno sono riuscita ad allontanarlo ma lui la sera stessa ha ordinato ad Erick di non portarmi la cena.
Il giorno seguente è tornato a continuare la sua tortura, ma per mia fortuna il suo cellulare non smetteva di vibrare e allora si è spostato per rispondere.
Ma anche oggi so che tornerà. Non so come uscire da qui dentro. Il mio vestito è ridotto uno straccio e ormai è strappato in alcuni punti. Mi sento uno schifo. È due giorni che penso a lui. Il mio Alan.
Cosa starà facendo? Mi starà cercando? E gli altri?
Non c'è una finestra in questa stanza e non capisco se sia notte o giorno. Credo che in questo momento sia quasi sera perché sento rumore di piatti quindi, suppongo che stiano preparando qualcosa da mangiare. Spero che sta sera riuscirò a mangiare qualcosa.
Sono distesa sul materasso malandato osservando la stanza come ormai faccio da due giorni. Vorrei trovare un modo per uscire ma qui dentro non ho via di fuga. Nulla.
Sento scattare la serratura quindi mi giro verso la porta dove mi aspetta quello che un tempo chiamavo 'amico'. Mi guarda indifferente questa volta, nessun ghigno sulla faccia, nessuna battuta, niente. Entra e accede la piccola lampada dalla luce fioca.
Alzo lo sguardo su di lui e noto che ha le fosse sotto gli occhi più grandi del solito. "Qui c'è la cena." Dice bruscamente lasciando sul materasso un piatto contente un pezzo di pane, dell'insalata e un cucchiaio di pasta. Guardo il cibo non molto invitante e non scambio parola con lui.
Prendo quel poco pane e provo a morderne un pezzetto mentre lo sento allontanarsi.
"Ancora non ti chiedi che cosa io ci faccia qui? E che cosa tu faccia qui?" Sento dire prima che apra la porta. La mia testa scatta automaticamente all'insù e lo guardo.
"Sono due giorni che me lo domando."dico soltanto."Cosa c'entri con tutto questo? Perché mi hai rapita? Perché ti fai comandare da lui?"indico la porta e lui mi guarda con sguardo freddo e inquietante. "Ho un motivo per essere qui. Ho un motivo per collaborare con lui."dice solo sempre rigido e impassibile.
"Perché?"domando ormai stanca. Stanca di questo posto, di questo cibo orribile, di non essere tra le braccia di Alan, di essere qui, di tutto. "Perché tu dov..."ma non termina la frase che una voce tuona in tutta la casa.
"Erick! Dove sei, idiota?"urla la voce e comprendo subito chi sia la persona che grida in questo modo. Lui sospira e si gira nuovamente verso la porta ma non se ne va, non prima di aver detto un'ultima frase.
"Tu dovevi essere mia. Non sua."e poi la porta viene sbattuta con un grande tonfo. Un brivido percorre tutta la mia spina dorsale a quella frase e ancora sono in piedi al centro della stanza, girata verso la porta da dove Erick è appena uscito.
So già di chi parlava. Alan.
Mi getto nuovamente sul materasso provando ad addormentarmi ma nuovamente il rumore della porta. Alzo la testa di scatto vedendo Marcus con un sorriso malizioso stampato in viso. Un altro brivido mi percorre il corpo e lui inizia ad avvicinarsi nuovamente pericolosamente.
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Just us Together
RomanceDue ragazzi, Rebecca e Alan, entrambi cambiano città, scuola, hanno intenzione di ricominciare tutto da zero. Si trasferiscono a Manhattan per esigenze familiari, ma lui, il solito cattivo ragazzo, adorato dalle ragazze di tutta la scuola e giocator...