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Ormai dal quel bacio sono passati dei giorni e adesso sono qui, stesa su questo letto della mia camera, mentre guardo il soffitto con gli occhi leggermente lucidi.

Ogni volta che ci penso, mi viene una fitta allo stomaco e gli occhi lucidi. È normale riuscire a provocare così tanto dolore in pochissimi secondi?

Mi ripeto ogni volta di non piangere. Di non pensarci e di non essere così debole per colpa di un ragazzo. Ieri le ragazze alla fine, dopo avermi ricordato cento volte di dover dare una possibilità di spiegare ad Alan sono andate via.

Ci rifletto da ieri e non so cosa fare. Credo di volergli dare questa possibilità, però ho paura di non potercela fare. Rivederlo, guardare quei occhi blu così intensi e profondi, non so se riuscirò a non crollare di nuovo in un pianto disperato.

Tra soli due giorni inizierà di nuovo la scuola quindi lo vedrò ugualmente. Ma non devo dare io spiegazioni a nessuno. So che sto soffrendo molto ma non posso fargli passare anche questa. Adesso deve entrare in gioco lui.

I miei genitori sono di sotto e tra poco credo che dovremmo pranzare. Questa mattina mi sono svegliata verso le dieci e nelle due ore trascorse qui in camera non mi sono mossa dal mio letto.

Dovrei proprio alzarmi. Dovrei proprio iniziare ad uscire di casa e rimettere su tutti i pezzi del mio cuore. Non posso continuare a disperarmi in questo modo.

Da quel giorno non sono uscita di casa neanche per andare al supermercato insieme a mia madre. Quattro giorni chiusa in casa.

Mia madre ha capito che qualcosa non andava e non ha chiesto molto. Se stessi meglio...se avessi bisogno di qualcosa....nulla di ché. Fortunatamente.

Anche mia sorella ha capito cosa mi stesse succedendo e alla fine le ho detto tutto. Mentre parlavo qualche lacrima solitaria rigava il mio viso.

Amber era completamente spiazzata dal mio racconto ma anche lei è rimasta perplessa su certe cose. Non mi ha chiesto altro, mi ha solo abbracciata e alla fine abbiamo visto un film tra sorelle.

Mi alzo lamentandomi del freddo che invade la mia stanza e vado dritta in bagno. Mi faccio pena. Guardo la ragazza riflessa sullo specchio e mi chiedo come fosse la mia faccia nei giorni precedenti.

Spero non peggio di adesso. Le occhiaie molto più scure del solito circondano i miei occhi. I capelli non si possono guardare e non parliamo del mio viso pallidissimo. Sciacquo la faccia e entro direttamente in doccia.

L'acqua scorre lungo il mio corpo percorso da qualche brivido e io chiudo gli occhi. La doccia dura più o meno venti minuti e adesso davanti al mio armadio, scelgo un leggins semplice nero e una felpa pesante.

Dopo averli asciugati, lego i miei capelli castani in una lunga coda di cavallo, infilo le mani dentro la tasca della felpa e scendo al piano di sotto.

Amber è davanti alla tv e non appena sente i miei passi sulle scale, si gira verso di me. Mi sorride appena e io ricambio con un piccolo sorriso tirato.

Mia madre grida dalla cucina:"Il pranzo è pronto"e io mi dirigo lentamente verso essa. Mia sorella scatta subito al suo posto e io mi seggo al suo fianco mentre mio padre prende posto.

Il pranzo passa tranquillamente, senza alcuna domanda inopportuna o imbarazzante e di questo sono contenta.

Mia madre mi informa che lei e mio padre vogliono passare il pomeriggio fuori per le vie di Manhattan per fare compere ma per questa sera saranno già in casa.

Io annuisco e loro in poco tempo sono già fuori dalla porta. "Ricordati:Non mandate a fuoco la casa, non provate a fare esperimenti di ogni tipo!"mi raccomanda e io annuisco. Non appena chiudo la porta getto un sospiro e mi dirigo verso la mia camera.

Just us TogetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora