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Alan mi accarezza la guancia e prova nuovamente a far combaciare le nostre labbra ma uno squillo di un cellulare lo ferma.

Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo, io mi scosto da lui e mi giro leggermente imbarazzata.
Controllo il mio telefono per vedere se la chiamata provenisse da esso ma a quanto pare non è il mio.

"È tuo."lo informo leggermente innervosita. Annuisce e prende il telefono dalla tasca nei suoi jeans.
"Che c'è?"risponde bruscamente alla persona.

Sento solo qualche frase del tipo 'in questo momento non posso' oppure 'senti non sono libero' e qualche si e no. Chiude la chiamata e si gira nuovamente verso di me.

"Ora dovremmo andare."mi dice con tono più brusco. Ha cambiato umore. Questo ragazzo è troppo lunatico. Comincia ad avviarsi verso l'ascensore esterno e io lo raggiungo aumentando il passo.

"Aspetta. Ma che ti è preso?"dico sconvolta dal suo comportamento.
"Dobbiamo andare. Muoviti."risponde freddo.

"Prima mi porti qui, mi confessi di piacerti e ora tutto ad un tratto sei freddo e distaccato. Ma cosa ti prende?"lo prendo per un polso e provo a fermarlo.

"Rebecca, senti: anche se ci siamo baciati non credo che io sia il tipo da  relazione o cose del genere, non credi?"mi domanda ovvio, ormai dentro l'ascensore. Mi guarda negli occhi per un secondo ma poi sentiamo il 'click' dell'ascensore, usciamo da esso e percorriamo il corridoio dell'entrata.

Sono letteralmente scioccata dalle sue parole.
"Prima dici...."faccio una pausa femandomi in mezzo al corridoio.
"Sai che ti dico accompagnami a casa. Subito."continuo il discorso, abbastanza fredda.

"Rebecca...non volevo intendere...tu mi piaci, per-"prova a giustificarsi lui venendo verso di me.
"Accompagni a casa ho detto."ribatto fredda guardando avanti e camminando a passo veloce.

Saliamo sulla sua moto e continuo a pensare a tutto ciò che è successo...mi ha baciata e mi ha detto che gli piaccio e adesso non vuole saperne più nulla?

Il viaggio lo trascorriamo in silenzio e ne sono felice. Siamo giunti davanti casa mia, scendo velocemente dalla sua moto e non lo guardo nemmeno in faccia. È questo il suo scopo, trattarmi come un giocattolo? Usarmi e poi gettarmi via?

"Rebecca..."prova a chiamarmi lui con voce strana.
"No. Vai via. Io non sono la bambola di nessuno."così entro in casa sbattendo la porta. Con una lacrima che mi percorre il viso mi appoggio alla porta e scivolo su di essa, sedendomi sul pavimento.

Come posso essere così stupida da non accorgermi che sta solo giocando con me? Come posso credere che lui, Alan Anderson, possa piacergli una come me. Mi ha detto di piacergli ma era solo un'altra delle sue stronzate per farmi cadere ai suoi piedi.

Non può giocare con i miei sentimenti in questo modo. Il problema è che solo ora ho capito che forse a me lui piace.
E adesso fa male. Molto male.

Salgo in camera goffamente e apro di schianto la porta. I miei genitori non sono in casa e mia sorella è da una sua compagna. Sono sola e con le lacrime agli occhi. Bene.

Prendo uno dei miei tanti film strappalacrime e lo faccio partire. Almeno posso essere triste per un motivo valido. Non per lui.

Fortunamente per il giorno seguente non ho nessun compito e allora riesco ad addormentarmi. Non so quante ore ho dormito ma mi sveglio grazie ad un messaggio. Controllo l'orario e noto che sono le nove e mezza di sera. Ho dormito più di tre ore.

Leggo il messaggio è noto che è di Alan. Vorrei ignorarlo ma la mia curiosità prevale e apro il messaggio.
'Scusami per oggi.' Mi ha scritto solo questo. Credo di essere rimasta leggermente delusa dalle sue parole.

Mi sento uno schifo, vado in bagno e noto le mie grandi borse sotto gli occhi più evidenti del solito. Ho gli occhi molto gonfi e rossi. Mi chiedo ancora perché sto piangendo per uno stronzo del genere.

Scendo in salotto e noto i miei genitori sul divano mentre guardano un film.
"Rebecca, la cena è in frigo."mi informa mio padre e io lo ringrazio.

"Tesoro non ti abbiamo svegliato per cena perché mi sembravi molto stanca e quindi avevi bisogno di riposare."mi sorride mia madre.

Sorrido a mia volta e rimango leggermente perplessa dal fatto che nessuno dei due mi abbia fatto, nessuna domanda riguardante la mia faccia.

Vado in cucina e riscaldo la cena. Mentre il forno a microonde riscalda la mia pizza controllo il cellulare e noto che ho altri due messaggi non letti. Il primo è di Ashley:
'Non mi hai più chiamata. Che succede?'

Il secondo è nuovamente di Alan e dice:
'So che hai visualizzato. Non ignorarmi...per favore.' Scrive alla fine.

'Non ho più niente da dirti. Ci si vede' Scrivo io gettando un sospiro.

'Rebecca' Mi scrive ancora e lascio il cellulare sul tavolo prendendo la cena dal microonde. Sento vibrare il telefono altre cinque volte al mio fianco ma sapendo chi è non rispondo.

Non appena finisco di mangiare salgo nuovamente in camera e apro il mio computer. Mentre navigo per i social mi arriva una chiamata Skype.

Lea mi sta chiamando e io ovviamente accetto la chiamata.
"Rebecca!!!"urla lei. In questi giorni c'eravamo sentite solo per telefono.
"Ehi Lea."dico sorridendo leggermente ma con poco entusiasmo.
"Che succede?!"mi chiede preoccupata.
"Niente..."dico poco convinta.

"Niente? Ti conosco da troppo tempo e so che questa qui davanti non è la mia Rebecca."mi dice mettendosi le mani nei fianchi."Alan..."dico soltanto e lei capisce.

"Che ha fatto?"mi chiede curiosa.
"Io...lui...ci siamo baciati."confesso abbassando gli occhi.
"Oh, che bello!!! Perché allora hai questa faccia?"mi domanda ancora.

"Lui mi ha detto di piacergli ma poi ha avuto una chiamata e..."ripenso a tutto ciò che è accaduto questo pomeriggio e mi si incrina la voce.

"E...?"mi incalza per capire ciò che è successo.
"Mi ha praticamente detto che non vuole una relazione o cose del genere."abbasso gli occhi e porto le gambe al petto.

"Scusami, ma è tutto scemo!"riflette lei alzando le braccia in aria. Mi spunta un sorriso sulle labbra e lei mi dice:"Sono riuscita a farti sorridere! Datemi un premio!"mi prende in giro lei.

"Ehi, io sorrido sempre!"dico sicura di me.
"Sì certo"continua a prendermi in giro.
"Come va li? A scuola?"chiedo io.

"Tutto bene. Sai un ragazzo di quinto mi ha chiesto di uscire."mi fa l'occhiolino lei e io sorrido e alzo gli occhi al cielo. Questa ragazza da sempre ha una fila di ragazzi che le pende dalle labbra.

"Ma ti ricordi di Luke? Quel ragazzo della classe 4 E?"mi chiede speranzosa.
"Emm...si?"rispondo.

"Mi ha chiesto di te! Voleva sapere come stavi e se saresti tornata qualche volta. Sembra che qualcuno abbia una cotta per te."mi sorride compiaciuta.

"Per favore, non mi parlare di queste cose..."provo a deviare l'argomento.
"Ah giusto. Alan."fa cenno di si con la testa.

《Alan, Alan, ormai hai invaso i pensieri di questa ragazza》mi prende in giro la mia coscienza.
Comunque non è vero. Io non penso sempre a lui.
《Sicura? Quindi non ti importa nulla di lui?》mi domanda.
Non mi importa.

《Allora se Jessica adesso andasse a casa sua...》non faccio finire la frase che dico ad alta voce involontariamente:"No! Jessica, no!"urlo.

Lea mi guarda in modo strano e mi dice:"Cosa?"
"Oh...scusa niente."dico imbarazzata. Solo per colpa della mia stupida coscienza.

Forse è vero, forse mi importa di lui. E anche tanto. Se no perché questo pomeriggio ho pianto? Alan è entrato nella mia vita 2 mesi fa e ha già stravolto tutto.

-Spazio autrice-
Eccoci qui. Anche il diciannovesimo capitolo è terminato. Che ne pensate? Perché Alan è così lunatico? Fatemi sapere❤ Grazie mille siamo già a più di 1300 visualizzazioni ❤
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Martina❤

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