Nightmare in his head

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Shawn's point of view...

Quelle parole mi ferirono nel profondo e soprattutto nell'orgoglio.
La faccia iniziò a bruciare. Parlandole, a volte dimenticavo in quali baccia la stavo gettando e potevo illudermi di avere un rapporto speciale con lei, ma in quel momento vidi la realtà per quello che era.
La verità era che lei mi aveva cambiato la vita. Lei mi aveva reso le giornate piene di gioia.
Dannazione, sono stato così stupido.
Così maledettamente stupido a non dirle che ogni volta che i suoi occhi incontravano i miei mi tremavano le gambe, a non dirle che il suo sorriso lo sognavo tutte le notti da ben 13 anni.

Avrei dovuto fare l'egoista. Non avrei dovuto cercare di renderla felice con qualcuno che non la merita.
Beh, nemmeno io la merito. Nessuno la merita.
Aveva ragione a dire che io baciavo a caso.
Non lo facevo apposta. Anzi sì. Era il mio unico modo di non pensare a lei.
Era l'unico modo di immaginare le sue labbra sulle mie facendo sembrare la situazione reale.
Soprattutto con Melody. Melody aveva lo stesso fisico di Brook e ogni volta che affondavo il mio viso nel suo collo mi sentivo meglio.
Mi sembrava di tenere tra le braccia lei.
Studiavo il profumo di Melody ogni volta che eravamo vicino.
Era così familiare. Mi innondava le narici della mia associazione all'odore di Brook.

Era solo che avrei voluto tanto passare le giornate a sentire il suo battito cardiaco fin che ogni volta che avessi chiuso gli occhi, la sua immagine si proiettasse nel mio cervello.
Questo evidentemente non era possibile.
Certo, ero io lo stupido che la fissava giocare a palla nel vialetto alle elementari, ero io lo stupido che la spiavo mentre si mangiava infinite merende alle medie ed ero sempre io lo stupido che la osservava ridere con la sua amica alle superiori.

Poi cosa è successo? Beh, non lo so. La vedevo guardare Nate ogni singolo giorno persa nei suoi pensieri più dolci, vedevo come i suoi occhi prendevano vita ogni volta che Byron sorrideva.
Sì, Brooklin sembrava una bambina la vigilia di natale, una bambina maniaca del controllo che aveva tutto programmato tutto per il giorno seguente.
E chissà se un giorno sarei riuscito a togliermela dalla testa.
O... forse non volevo toglierla dalla testa, ma semplicemente trasformare i miei sogni in realtà, vivendo vicino a lei il più possibile.

Ma faceva male. Faceva male trovarsela davanti tutti i giorni. Faceva male suggerirle tutte le cose da fare per piacere a Nate, perché in fondo io mi ero innamorato di Brooklin Roush, delle sue felpe larghe, dei suoi capelli lunghi e scuri, dei suoi due oceani azzurri, del tremore delle sue gambe al freddo, delle sue guance bordeaux e della sua risata.

Io ci avevo provato a controllarlo. Avevo provato a controllare il mio cuore, a comandarlo e a tenerlo a bada.
Forse non sapevo cosa fosse l'amore? Mi convincevo di questo. Mi convincevo di non saper distinguere l'amore dall'amicizia.
Mi convincevo che lei fosse solo un'amica, ma non era così, perché io li sentivo il nodo alla gola, il naso che bruciava e gli occhi offuscati.
Li sentivo mentre spingevo sempre più il mio angelo in altre braccia come se nulla accadesse.

In fondo non potevo obbligarla a stare con me, ne tanto meno influenzare la sua scelta.
O forse era lei che influenzò la mia con quel bacio.
Era insignificante, certo, ma solo per lei.
Nel mio cuore si era creato un uragano, invece. La consapevolezza che lei non sarebbe mai stata mia e le sue dolci labbra alla fragola.
Si sapeva cosa avrebbero creato due correnti opposte, giusto?

Ma dopo tutto questo avrei continuato con il mio gioco, anche se diventava sempre più difficile ed ogni secondo che passava era agonizzante.
Lo avrei fatto per vedere il suo sorriso e la sua felicità.

Ero forte. Forse avevo aspettato tutti quegli anni per diventare forte, per crescere, per diventare un uomo e vederla felice con qualcun altro.
Ero sicuro di una cosa, però.
Sarei crollato.
Sarei crollato vedendo le lacrime provenienti direttamente dal cuore rigare le guance di Brooklin Roush.
Sarei crollato vedendo i suoi occhi vuoti come il suo cuore.
Perché io lo sapevo che un giorno Brooklin Roush avrebbe visto Nate Byron baciare una ragazza.
Lui lo faceva sempre e di certo non si sarebbe fermato solo perché vedeva la purezza dell'anima della mia mora.

Io non avevo mai pronunciato il suo nome. Mi faceva paura. Non mi sentivo all'altezza di chiamarla come facevano tutti.
Eppure il suo era un nome favoloso. Poteva farti innamorare.

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"Shawn! È tutto a posto? Quanto è buono questo muffin?" Chiese la ragazza, girando la sedia della scrivania e porgendomi due dolci.

"Sì, stavo pensando ad una nuova canzone. Così... mi è venuto automatico. Questi sono i miei muffin preferiti!" Urlai facendo un sorriso.

"Ouh... davvero?! E come la vorresti chiamare?" Domandò sedendosi di fronte a me, aspettando con impazienza e adrenalina.

"Umm..." aggrottai la fronte per poi rispondere non molto convinto "suppongo... running... low".

"Ma è fantastico! Me la dedicherà insieme alla persone che ami?" Chiese chiudendo gli occhi e gonfiando le guance.

Dio mio... forse avrei dovuto fare l'attore, non l'aspirante cantante.
Insomma... se n'era accorta pure mia madre e non è che mia madre avesse avuto molto tempo per me.

Annuii con la testa e le offrii un morso del mio cupcake.

°Sex lessons°Mendes -IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora