28 Parte

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Sindy's Pov

Il cielo grigio che questa mattina mi sta accompagnando per le strade di Londra ha un effetto rilassante per i miei nervi. Non ho chiuso occhi per tutta la notte, i pensieri si erano accumulati non dandomi agio di chiudere gli occhi. Mi ero alzata presto, preparato la colazione per le ragazze e Clark, per poi uscire nel freddo mattutino. La macchina non mi serviva l'ufficio non era molto distante dal mio appartamento, e fare due passi a piedi non mi dispiaceva. Le osservazioni fatte da Angelo ieri sera, erano ancora presenti nei miei pensieri e la sua immagine appariva davanti ai miei occhi ogni qualvolta battevo le palpebre.
E una scogiura, dio Santo.
Le sue parole gallegiavano continuamente nella mia testa, non lasciandomi riposo. E quei maledetti occhi che mi scrutavano, mi perforavano l'anima. Poi quelle maledette labbra che a contatto con la mia pelle mi hanno letteralmente incendiato, con la stessa intensità del fuoco ardente che brucia tutto ciò che lo circonda.

Esci dalla mia testa maledetto.
Che succede ciccia, ti stai rammolendo?
Tu sta zitta!

Arrivata in azienda, entro senza tante cerimonie dirigendomi verso la segreteria. Ma come sempre la sfortuna decide di divertirsi.
Davanti a me sbuca quella che posso definire una mia nemica.
Jessica, segretaria personale di Vincent. Bionda finta e con due occhi celesti, tette rifatte coperte da una camicia bianca quasi trasparente e una gonna a vita alta spudoratamente aderente.
Diciamo la tipica Barbie, tanto bella quanto troia.

《Ma guarda chi si rivede》e la sua voce stridula mi stonó un timpano.
《Che bello rivederti, Sidney 》non ho mai capito se sia ottusa o scema. In cinque anni che ho lavorato con lei non ha mai azzacato il mio nome.

《Non posso dire lo stesso.》rispondo. Non ho voglia di sentire questa quattrinata di prima mattina.

《Sei diventata ancora più acida di quanto ricordassi.》

《Jessica levati dai piedi, grazie》dico. Se lei è qui significa che Vincent sta nel suo ufficio.Mi dirigo verso l'ascensore per salire all'ultimo piano, certamente non mi farei mai dieci piani a piedi. Esco da essa sperando di non incontrare nessun altro, ma a me le gioie non arrivano mai. Appunto accanto al distributore del caffè c'è quello stupido di Jeffry, vi ricordate quello dell'appuntamento  a casa mia e del quale e finito con lui che si presentava ubriaco con una smania di saltarmi addosso e il cibo nella spazzatura? Si lui.

《Ohoh, la nostra Sindy e ritornata》sentenzia vedendomi.Sbuffo e impreco lanciandogli un occhiataccia.
《Sei diventata ancora più bella 》

《E tu più coglione. Smamma imbecille》

《Sei ancora arrabbiata per quel piccolo incidente?》domanda. Già mi sono stufata.

《Cosa non hai capito dalla frase "devi starmi lontano, se no ti uccido"?》

《Sempre permalosa》

《Fottiti》gli faccio l'occhiolino, per poi voltarmi e bussare alla porta di Vincent. Sento un avanti ed entro, trovandoci all'interno Vincent con la testa piegata su dei fogli sparsi sulla sua scrivania.
《Non si saluta più?》
Vincent alza di scatto la testa dove un sorriso sincero fa capolineo sul suo volto. E stato per me come un padre, mi ha aiutata quando mi sono ritrovata sola e per questo lo ringrazierò per tutto il resto della mia vita.

《Oh, Sindy tesoro. Che bello rivederti》dice alzandosi dalla sedia venendo ad abbracciarmi.
《Devo ammetere che mi sei mancata. Ma dimmi come mai sei qui?》domanda  staccandosi da me.

《Anche tu mi sei mancato. E sono qui per una piccola vacanza con degli amici. Sono passata da te non solo per salutarti ma anche per aggiornarti sull'ultima riunione fattasi a Napoli 》Non gli ho mai raccontato del tutto il mio passato, e lui non mi ha mai fatto pressioni al riguardo guadagnandosi così il mio rispetto.

《Bene figliola, dimmi tutto.》
Gli dico dì cosa abbiamo parlato con alcuni clienti, di come è andato a buon fine. Di come sono riuscita a convincerli riuscendo a vendere metà degli immobili della nostra azienda, guadagnando la somma pari ai 25.000 dollari e il rispetto verso di noi.
《Sono così orgoglioso di te, Sindy》

《Nha, faccio solo il mio lavoro》

《E lo fai in modo impeccabile. Allora sai che farò? Organizzero una festa per la magnifica conlusione di questo affare, e tu ci sarai ovviamente insieme ai tuoi amici e a tuo figlio.》

《Non credo ce ne sia bisogno》farfuglio. Odio le feste che crea lui, ma non ho mai avuto il coraggio di dirglielo.

《Non mi interessa. Sabato al museo fotografico di Albert Jonson. Così farò un Po di pubblicità al mio amico.》Sbuffo di nuovo ma non replico, non servirebbe a nulla e più cocciuto di un mulo. Continuamo a parlare ripensando a tutte le nostre conquiste precedenti, introducendo anedotti del mio ritorno a Napoli e di come lui stia continuando a sopportare quella stupida di Jessica che fa di tutto per entrare nelle sue grazie. Dopo averlo salutato me ne vado evitando di incotrare gli altri, fermandomi solamente vicino a Marisol. Una ragazza di 23 anni, dai capelli rossi e gli occhi dorati. Era una stagista per poi diventare la mia segretaria, con un carattere dolce e genuino . E se ci penso bene lei e Crystal si assomigliano, caratterialmente intendiamoci.

《Che cosa mi racconti?》domando.

《Mha...niente di che. Solo questo.》risponde per poi alzare la sua mano sinistra, dove un grazioso solitario adornava il suo anulare.
Marisol era fidanzata da dieci anni, il suo primo ragazzo e a quanto pare anche l'ultimo. Si erano conosciuti alle medie, e da lì non si sono più separati. Mi raccontò che all'inizio era solamente un'amicizia, quando poi l'esuberanza è la perenne allegria di Justin la rendeva felice iniziò ad innamorarsi. Lei non gli aveva mai detto la verità per paura di perderlo, finché l'ultimo giorno della terza media si rese conto che avrebbe potuto perderlo comunque perché il liceo non lo avrebbero frequentato insieme, gli rivelò tutto. E lui? Beh lui la prese e la baciò, e da li naque un amore costruito sulle fondamenta di una solida amicizia.

《O mio dio. Congratulazioni tesoro.》Mi avvicino e l'abbraccio.

《Sindy, so che è presto per chiedertelo ma vorrei una cosa》

《Dimmi》la sprono.

《Vorresti essere la mia damigella d'onore? Mi renderesti davvero felice se accetti.》rimango un po interdetta. Sono felice che mi voglia come damigella al suo grande giorno, lei è l'unica vera amica che mi sono fatta qui a Londra e devo ammettere che è stata di grande aiuto quando mi sentivo sola.

《Ne sarei onorata.》Le sorrido, e lei ricambia stringendomi in un affettuoso abbraccio.
《Ah Mary, sabato Vincent organizzerà una festa per i lavori conclusi a buon fine. Spero che tu e il tuo futuro marito non mancherete.》

《Certo che ci saremo, nessuno si perde le feste organizzate dal capo 》ride e io mi unisco a lei. La saluto per poi uscire dall'ufficio, ormai e quasi ora di pranzo e il cielo e ancora più grigio di questa mattina, promettendo l'arrivo di una tempesta. Rimango un altro po a guardare le nuvole, per poi incamminarmi verso casa.
Incrociando le dita e pregando di arrivare a destinazione ancora asciutta, e non impregnata di acqua piovana.

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