41 Parte

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Angelo's Pov

Sto nel parco del quartiere insieme a Clark, con uno skateboard in mano.
Ero andato a casa sua proponendogli di uscire un po anche se faceva freddo, invece di rimanere a casa.
Crystal stava a casa con Sindy, Italia e Adelaide, e parlottavano a bassa voce. Ero andato via lasciandole da sole, onestamente i discorsi tra donne non mi interessavano. Clark aveva rifiutato di andare sullo skate, perché non ci era mai salito. Sapevo che la madre glielo stava insegnando essendo abbastanza brava ad usarlo, ma Clark dopo varie cadute ci aveva rinunciato. Ora sta sull'altalena mentre io mi sono seduto su una panchina. Clark aumenta un po di velocità alzando il volto al cielo, e noto ancor di più la somiglianza con quella scema della madre ma con una differenza, lui il viso lo alza per prendere i raggi del sole mentre lei quando piove e l'unica cosa che la colpisce e la furia del cielo. Diversi e uguali, questo sono loro due. Clark e un bambino meraviglioso, e non riesco a capacitarmi che quel pezzo di merda di Edoardo e suo padre. Non si somigliano in niente fortunatamente, e il pensiero che possa mantenere la parola data a Sindy quella sera...Mi terrorizza.
Questo marmocchio e entrato a far parte delle mie giornate, regalandomi sempre nuovi sorrisi e stranamente mi sento a mio agio in sua compagnia, e a volte mi sento come un padre per lui. E come se mi sentissi in dovere di farlo sentire bene, come io mi sentivo con mio padre. Clark non ha nessuna colpa, e solo un bambino che purtroppo non ha potuto vivere un infanzia tutta rose e fiori. Lo vedo scendere dalla giostra e venire verso di me, si siede guardando le sue mani.
《Giovanotto, vuoi dirmi qualcosa?》domando poggiando una mano sulla sua spalla.

《Ho bisogno di un consiglio》dice.

《Certo, dimmi pure》

《Bhe ti ricordi di Cinzia?》Mi domanda.

《Si perché?Non dirmi che hai una cotta per lei?》

《Diciamo che mi piace》lo vedo arrossire, rendendolo ancora più tenero. Sorrido felice per essere una persona con cui confidarsi, come se la mia opinione contasse.

《E non riesci a dirglielo?》domando per capire cosa lo turba.

《E difficile, io beh... e la prima volta che mi succede. Non so come devo comportarmi, e tutto nuovo. 》dice abbassando la testa.

《Allora cosa posso dirti》ci rifletto sulle parole da dire《si ora ci sono. Vai sullo skateboard e se riesci ad arrivare fino allo scivolo, puoi affrontare Cinzia e dirle la verità. 》Mi guarda perplesso.

《E se mi faccio male?》domanda ancora. Devo fargli l'esempio di qualcuno per far capire meglio il concerto, ma su chi?

《Prendi esempio da tua madre》dico. Esempio migliore non poteva esserci.

《Da mamma?》

《Si, tua mamma e caduta tante volte durante il suo cammino, ma si è sempre rialzata. La paura l'ha accantonata in un angolo remoto dì se stessa e ci ha provato, e pur facendosi male lei e riuscita a proseguire. Oppure a come all'inizio era diffidente e odiosa con me, no vabbè odiosa lo è sempre, ma pian piano mi sta facendo entrare nel suo mondo. Hai notato l'altra volta nella sua stanza come si è divertita a giocare con noi? Fai come lei, prendi la situazione in mano, imprigiona la paura e fa ciò che vuoi davvero fare.》Clark mi guarda coinvolto da quello che ho detto. Si alza e prende lo skateboard.

《Posso farcela》si posiziona con un piede sulla tavola e uno a terra, e con una spinta inizia a muoversi. Cade con il sedere a terra, mi guarda e io gli sorrido alzandomi urlandogli che può farcela deve solo credere in se stesso. Si rialza e chiude per un attimo gli occhi, e poi ci riprova. Continua così per una buona mezz'ora, con me che lo incito. Sono orgoglioso di lui, perché nonostante stia cadendo un milione di volte continua a provarci. Si ferma guardandomi sconsolato, mi avvicino a lui abbassandomi quel poco che basta per arrivare alla sua altezza. Tira su con il naso e si asciuga una lacrima.

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