11. L'AMORE NON BASTA

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"Amore...che ci fai già tutta vestita?" non rispondo a Stephan ma continuo ad allacciarmi le scarpe da ginnastica in modo meticoloso, come ho sempre fatto "Chiara...che cazzo stai facendo?" mi alzo dal letto e mi sistemo la felpa poi acchiappo il cellulare e le cuffie dal comodino "Vado a correre un pochino"
"Adesso? Ma che ore sono?" Stephan si mette seduto sul letto e si stiracchia facendomi quasi cambiare idea sul programma della giornata. Vederlo con la faccia assonnata e con gli occhi che mi implorano quasi di raggiungerlo a letto mi fanno quasi desistere dal mio proposito di andare a correre fino a spaccarmi in due i polmoni "Le sette..."
"E perché vai a correre alle sette scusa? Ci sono modi molto più piacevoli per bruciare calorie sai?" le sue mani mi afferrano per i fianchi e mi fanno risiedere ma io mi divincolo e mi rialzo. Non posso neanche permettermi di inspirare il suo profumo perché mi darebbe alla testa e mi farebbe cambiare idea su quello che devo fare. Perché devo uscire da quella casa al più presto, altrimenti impazzisco "Lasciami andare per favore" indietreggio velocemente e metto più distanza possibile fra me e lui. Infilo le cuffie alla orecchie ma prima che possa aprire la porta della villetta Stephan mi acchiappa per le spalle e mi fa fermare "Che cazzo fai?"
"Esco...torno dopo"
"No, tu non torni Chiara...che cazzo è successo da ieri sera? Ci siamo addormentati abbracciati e adesso te esci per andare a correre alle sette di mattina? Ci saranno 3 gradi fuori..."
"Ho bisogno di uscire Stephan...ti prometto che torno...non so quando ma giuro che torno" metto la mano sulla maniglia della porta e la apro di poco ma lui mi impedisce di spalancarla di più perché posa il palmo sulla superficie di legno "Che cazzo significa che non sai quando torni? Mi vesto e andiamo a camminare sulla spiaggia...dammi tre minuti" scuoto la testa "Stephan...fammi uscire da sta casa"
"Guardami in faccia Chiara..." tengo gli occhi bassi così lui mi prende il mento fra le dita e mi alza a forza il viso. Cerco di sfuggire al suo sguardo ma non ho possibilità di scappare dai suoi occhi "Guardami dannazione" faccio quello che mi chiede ma cerco di far scivolare via dal mio sguardo qualsiasi emozione...sfoggio la mia espressione neutra, solo così posso sopravvivere in quel momento "Perché fai così?"
"Chiedilo ad una certa Susanna...ha commentato la foto di stanotte dicendo che sono solo un passatempo in attesa che tu torni da lei...chi è sta ragazza? Una che ti sei scopato?"
"È una con cui sono stato tre volte...non me ne frega nulla di Susanna...non mi ricordavo neanche della sua esistenza..che cazzo ha detto?"
"Che tu te la sei scopata la sera in cui ci siamo conosciuti"
"Cosa? Ma non è assolutamente vero...dopo che sono andato via da casa tua sono andato da me e ti assicuro che stavo da solo Chiara...non sarei mai andato a cercare una ragazza quella sera dato che l'unica che avrei voluto accanto a me saresti stata tu.."
"Eri già follemente innamorato...certo" lo dico con disprezzo perché devo mettere in ballo la mia parte stronza altrimenti non sopravvivo "Si ero già innamorato, come lo eri tu del resto..."
"Perché Susanna mi dovrebbe dire una roba del genere scusa?"
"Perché la gente è stronza, soprattutto quella che non avrà mai quello che hai tu...il mio cuore..avevo messo in chiaro subito con lei che non ci sarebbe stato altro a parte qualcosa di fisico...quindi ora lei ti mette il dubbio per farti del male e per farci litigare...ma noi siamo più forti di così Chiara..." no, io non sono forte...sto andando in pezzi ed è solo colpa sua "Quindi non te la sei scopata quella notte?"
"No amore mio...e l'ho anche bloccata su Instagram..ora torni in stanza e ti rimetti a letto?" lui mi abbraccia e la sensazione delle sue braccia attorno a me è come al solito una scarica fortissima di brividi su per la schiena...il mio cuore mi dice di lasciarmi andare ma la testa e la ragione mi urlano che non posso farlo. Ho bisogno di staccarmi da lui e di stare sola un attimo, o forse tipo mezza giornata "Non posso" approfittando del fatto che lui non ha più la mano sul battente della porta la spalanco e corro fuori...Stephan non può certo corrermi dietro dato che ha solo un asciugamano bianco annodato ai fianchi. Metto le cuffie ed inizio a correre...

Ho iniziato a correre a 15 anni, quando i medici mi hanno detto che il mio cuore avrebbe retto a sufficienza per una corsa blanda. Naturalmente le mie corse di blando non avevano proprio nulla, spesso avevo dovuto fermarmi in mezzo alla strada colta da una mancanza di fiato che mi faceva piegare in due. Correre mi da la sensazione di lasciarmi dietro i problemi e tutto quello che mi blocca il respiro. Quel giorno tutto ruota attorno a quei messaggi di Susanna...so che le ragazze possono essere stronze quando vogliono, so che la loro cattiveria può raggiungere vette che i ragazzi non riusciranno mai ad eguagliare e so che probabilmente quello che lei mi ha scritto sono solo cazzate date dal fatto che Susanna non avrà mai quello che ho io ma il dubbio che Stephan abbia cercato in lei qualcosa, la stessa sera in cui io piangevo a casa disperata per averlo allontanato, mi fa dannatamente male. È solo colpa mia...gli ho permesso di insinuarsi nella mia vita e nei miei pensieri, gli ho dato il potere immenso di controllare le mie emozioni e le mie paure ed ora sento il cuore che mi si stringe in una morsa al pensiero di lui con un'altra ragazza. Sapevo che in fondo era tutto uno sbaglio assurdo...non sono capace di gestire i sentimenti che Stephan mi fa nascere dentro, ho vissuto alla grande fino a quando la nostra storia non ha cozzato con il mondo esterno...e lui ha un mondo esterno che è enorme..pensavo di riuscire a passare sopra alle ragazze che gli ruotano attorno ma quello va oltre ogni mia possibile comprensione. Non sono la ragazza giusta per sostenere quel peso enorme...accelero la corsa e sento il cuore arrivarmi in gola. Sono allenata, sono sicura di sapere quali sono i miei limiti ma io cerco di spingerli sempre un pochino più in là e il mio più grande timore è di superare di troppo quel limite e poi di non sapere più tornare indietro. La musica mi spara nelle orecchie ed io batto le scarpe da ginnastica a terra schivando i cumuli di neve che ci sono agli angoli delle strade. Per fortuna non si tratta di tantissima neve ed il sole che ora batte sulla città la farà ben presto sciogliere. Questo mi permetterà di continuare a correre per parecchio...ho promesso a Stephan di tornare, ma non sono assolutamente sicura di riuscire a mantenere quella promessa...ho bisogno di mettere chilometri fra me e lui..ho bisogno di non pensare a nulla e per non pensare a nulla devo continuare ad accumulare strada su strada....sento che non ho più saliva, dovrei tipo fermarmi e comprare una bottiglietta d'acqua ma vado avanti fino a ritrovarmi alla stazione ferroviaria di Savona. Non so neanche come ci sono arrivata, ho percorso a casa le vie della città ancora mezza vuota visto che siamo a Santo Stefano e dato che sono le nove di mattina. Ho corso per più di un'ora e adesso mi sento senza forze, la testa mi pulsa dolorosamente e le orecchie mi fischiano. Indosso un paio di leggins da corsa, una maglia a maniche lunghe ed una felpa ed ora che l'adrenalina della corsa sta scendendo inizio a sentire freddo e batto i denti. Entro nella stazione per ricaldarmi ma le luci ed i suoni mi fanno chiudere gli occhi..nonostante sappia che la musica sparata a manetta copre tutto il resto sento come se una grande cappa stesse scendendo a coprire il mio cervello...ho i riflessi appannati e le mani mi tremano. Senza che praticamente me ne renda conto mi metto in fila alla biglietteria. Quando è il mio turno il ragazzo mi guarda in attesa che io gli dica cosa voglio "Devi partire? Devi prendere un biglietto?"
"Si...ma ho solo 12 euro in tasca...posso andare da qualche parte?" lui mi fissa come se si trovasse davanti ad una povera deficiente. Non può scambiarmi per una senzatetto solo per i vestiti che indosso, per il resto probabilmente ho la faccia così allucinata che la prima impressione che do è quella di una scappata di casa o roba simile "Posso farti una tratta con il regionale...puoi arrivare fino a Genova, va bene?" annuisco e poi gli allungo la somma giusta "Binario 5, parte fra 3 minuti, devi correre" lo ringrazio e poi mi giro verso il tunnel dove ci sono le scale che portano ai binari. Faccio di corsa la scala giusta e salgo nel prima carrozza del regionale. Decido di spegnere la musica e arrischio uno sguardo al cellulare. Ovviamente trovo una trentina di chiamate da parte di Stephan e un miriade di messaggi. L'ultimo è di due minuti prima "Non fare cazzate Chiara...torna da me per favore..ti amo da morire" gli occhi mi si riempiono di lacrime e sono tentata di scendere dal treno prima che le porte si chiudano ma c'è qualcosa che mi blocca. Il più grande strascico che mi ha lasciato la morte dei miei genitori è quella smania di testare sempre i miei limiti e vedere fino a dove posso arrivare...in quel momento voglio vedere se Stephan mi rincorrerà oppure no...da una parte voglio essere rincorsa e voglio essere abbracciata forte, voglio che lui mi dica che mi ama e che mi proteggerà sempre. Dall'altra invece voglio stare da sola, voglio mettere distanza fra me e lui, voglio vedere se sono ancora capace di cavarmela da sola, senza di lui...mi siedo di schianto sulla prima poltrona che trovo nel vagone. Poso la testa sul vetro e guardo fuori...quando le porte si chiudono con uno schianto sordo sobbalzo e mi tappo le orecchie con le mani. Rimango in quella posizione fino a quando il treno inizia a muoversi...mano a mano che il convoglio acquista velocità sento che la gola inizia a liberarsi dalla morsa asfissiante. Riprendo a respirare pian piano...il filo che mi lega  a Stephan si allenta con l'aumentare dei chilometri che metto fra noi due...fisso l'anello ed il bracciale che lui mi ha regalato e dopo parecchie titubanze me li tolgo mettendoli nel portafoglio..il cellulare continua ad illuminarsi ad intermittenza così decido di spegnerlo. Mostro il biglietto al controllore che mi chiede anche come sto...bene, la mia faccia allucinata porta tutti o quasi a chiedersi se da un momento all'altro avrò una mezza crisi isterica...per cercare di darmi un contegno vado nel minuscolo bagno del convoglio mezzo vuoto e mi ci chiudo dentro. Mi guardo nello specchio e mi spavento del mio aspetto..dov'è finita la ragazza che aveva gli occhi che brillavano solo la mattina prima? È passato solo un giorno da quando ho fatto l'amore con Stephan nella doccia tutta vetri della sua casa a Savona? Sembrano passati secoli...mi sento così lontana dalla persona che ero fino a pochissime ore prima..mi bagno il viso con l'acqua gelida e mi rifaccio la coda. Nel piccolo marsupio che porto in vita ho le medicine e le chiavi della mia casa di Roma...non ho altro...mi sento così vuota e senza vita che arrivo a pensare che tutto quello che ero se lo sia tenuto Stephan, mentre io adesso sono solo un involucro vuoto e senza senso. Sento bussare alla porta del bagno e capisco di essere rimasta chiusa li dentro troppo a lungo. Prendo un bel respiro e apro la porticina "Scusa" guardo brevemente il ragazzo che mi ritrovo davanti "Tranquilla..." alzo il viso e fisso un tipo più o meno della mia età, con i capelli abbastanza scuri lunghi portati indietro con il gel e che terminano in un breve codino, gli occhi scuri e con la tipica espressione di chi è andato a far baldoria la sera prima e ora sta tornando a casa per buttarsi a letto a dormire "Scusa di nuovo" mi appiattisco contro un lato della porta e cerco di sgusciare via ma lui mi blocca la strada mettendo una mano sullo stipite "Tranquilla...se vuoi rientriamo insieme nel bagno" lo dice come se fosse una cosa così folle che nessuna ragazza potrebbe mai accettarla ma in quel momento capisco che ho bisogno proprio di quello. Una cosa così folle che mi permetta di cancellare dal corpo e dalla mente Stephan e il modo in cui mi ha incasinato il cervello. Negli anni spesso ho usato il sesso per annebbiarmi i sensi e staccare il cervello...capisco che il bisogno che sento adesso dentro di me non è dettato dal fatto che quel ragazzo mi piaccia ma piuttosto dal fatto che non voglio che un ragazzo abbia il pieno controllo su di me. Amo Stephan, profondamente e senza riserve, ma proprio per questo devo cancellarlo. Io e lui non possiamo stare assieme "E cosa avresti intenzione di fare scusa?"
"Qualche idea ci verrà...di dove sei bellezza?"
"Di dovunque tu vuoi che io sia...vai a Genova?"
"Si...il mio appartamento da single mi aspetta...o magari aspetta tutti e due...che ne dici?"
"Che mi devi dare un incentivo" lui sorride...ha un bel sorriso, nulla da dire, ma ovviamente non compete assolutamente con quello di Stephan. Nel complesso è un gran bel ragazzo anche se ovviamente in nessuna sua caratteristica eguaglia Stephan neanche lontanamente "Come ti chiami bellissima?"
"Susanna...mi chiamo Susanna" non so perché scelgo quel nome, forse voglio essere per un momento la Susanna della situazione, quella che mi ha scritto che potrebbe fare un piccolissimo gesto per far si che Stephan ricada ai suoi piedi "Io sono Andrea" lui mi spinge delicatamente dentro al minuscolo bagno e poi chiude la porta dietro di noi "Mai fatto in un bagno di un treno Susanna?" il cuore mi sale in gola dato lo spazio ristretto ma mi affondo le unghie nella carne del palmo della mano e pian piano il dolore soppianta la sensazione di claustrofobia "No..." mi gira la testa, sto per avere un attacco di panico di quelli pesanti..la vista mi si annebbia e barcollo all'indietro "Stai bene?" le dita di Andrea mi sfiorano la guancia e a me viene da vomitare "Scusa..devo uscire da qua" devo avere la faccia veramente da spavento perché lui si sposta senza chiedermi nulla ed io posso uscire da quello spazio angusto. Proprio in quel momento il treno si ferma...senza pensarci due volte scendo dal vagone e mi appoggio alla prima pensilina che incontro...la stazione mi ruota attorno e rischio di cadere ma mi siedo all'ultimo. Andrea non si preoccupa neanche di affacciarsi dal finestrino e il treno riparte. Mi viene da piangere all'idea di quello che stavo facendo...avrei tradito Stephan e tutto per dimostrare che posso benissimo respirare anche senza di lui. Ma la verità è che non posso farlo...tremo dalla testa ai piedi e mi viene da vomitare. Peccato che non abbia buttato giù nulla dalla sera prima..deglutisco e sento il sapore acido della bile in gola. Mi alzo a fatica e vado alla biglietteria chiedendo se posso fare un biglietto per Savona con i pochi soldi che ho in tasca. Per fortuna il regionale per la città dove c'è la villetta di Stephan costa solo pochi euro...peccato che debba aspettare almeno 40 minuti. Ho paura a riaccendere il cellulare, paura che Stephan mi abbia scritto un messaggio dove mi dice di andare a quel paese, che è stato tutto uno sbaglio e che mi odia..non potrei sopportarlo ma me lo meriterei e lo capirei benissimo. In fondo mi odio io stessa...mi sforzo di mangiare una brioches vuota e di bere un succo di frutta alla stazione poi prendo le pillole che mi danno la sensazione di poter tenere sotto controllo l'ansia crescente...non posso neanche riaccendere la musica perché per ora non voglio accendere il telefono. Dovrò farlo per forza di cose arrivata a Savona perché non so la strada per la casa di Stephan ma non ho nemmeno i soldi per pagare un taxi. Il tragitto lo faccio interamente con gli occhi chiusi, il mio meccanismo di difesa preferito..dopo 6 giorni in cui avevo abbracciato la vita e qualcosa di molto simile alla felicità è come se fossi regredita a quando sono morti i miei genitori. Ed è bastato il messaggio di una ragazza...non posso sostenere il peso di quella vita fatta di cattiverie e insinuazioni di bassa lega. Il mondo che ruota attorno a Stephan è troppo da sostenere per me, e prima lo capirà anche lui meglio sarà per tutti e due. Dobbiamo separarci prima che uno dei due si annienti per l'altro...siamo due calamite che si attraggono ma sono sicura che se stiamo abbastanza lontani prima o poi questa attrazione se ne andrà...io tornerò ad essere Chiara, la ragazza strana e che ha paura di tutto e lui sarà il calciatore che farà innamorare tantissime ragazze e prima o poi troverà quella giusta...che ovviamente non sono io ma soprattutto non posso essere io. Quando scendo alla stazione ferroviaria di Savona sono quasi le undici e trenta. So che Stepha sarà preoccupatissimo e so che quando tornerò da lui mi aspetta una bella cazziata e una litigata coi fiocchi. Gli ho detto che non sarei scappata e che non avrei mai rinnegato quello che provo per lui ed invece l'ho fatto...mi siedo su una panchina fuori dalla stazione e accendo il telefono. Non leggo i suoi 40 messaggi ma compongo il suo numero prima di non riuscire a fare neanche quel semplice gesto. Il cellulare fa mezzo squillo prima che la sua voce mi risponda "Chiara...." sembra che abbia appena corso la maratona e risentire la sua voce dopo qualche ora mi fa salire di nuovo le lacrime agli occhi "Sto...sono in stazione"
"Quale stazione?"
"A Savona...non ho i soldi per tornare alla villetta...e non so l'indirizzo giusto...non so cosa fare, ho anche preso un treno ma sono tornata indietro..."
"Ti mando un messaggio con l'indirizzo e mi faccio trovare fuori così pago io il tassista" non traspare molta emozione dalle sue parole ma so che lui sa mascherare molto bene quello che prova e quindi immagino che stia trattenendosi per non urlarmi dietro al telefono "Va bene...arrivo fra poco"
"Ti aspetto" la sua voce trema e mi immagino lui che chiude gli occhi per ricacciare indietro le lacrime "Ti avevo detto che sarei tornata"
"Non saresti dovuta andartene Chiara..." poi chiude la comunicazione. Poco dopo mi invia il messaggio con il suo indirizzo che io detto al tassista. Mi scaldo nell'abitacolo che mi riporta da lui e quando giriamo nella via lo vedo fuori dal cancello, con le mani in tasca e lo sguardo che scruta il mare. Spalanco la portiera ma mi blocco quando noto la sua espressione...è dura e affilata e non sono abituata a vederlo in quel modo. Le mie più grandi paure si materializzano...il suo sguardo non è più pieno di amore e devozione, è ad un passo dall'odio, quel sentimento di cui ho tanto paura. Mi sto facendo odiare e non so come tornare indietro. Sto rovinando tutto e non so come rimediare. Stephan paga la corsa al tassista e poi si gira verso di me. Rabbrividisco alle folate di vento che spirano dal mare e che mi sbattono i capelli davanti al viso. Lui si gira verso la casa e poi mi precede verso la porta d'ingresso "Ho acceso il camino...ti preparo un the così ti scaldi" io posso solo annuire e poi togliermi le scarpe da ginnastica. Poso il marsupio nell'ingresso e poi vado verso il camino...stendo le mani e mi sento pervadere da un piacevolissimo tepore. Ho sonno e vorrei solo chiudere gli occhi per svegliarmi con la testa più leggera e non con questi tremila pensieri che mi vorticano nel cervello "Tieni il the...vuoi qualcosa da mangiare?"
"No..." solo in quel momento fisso Stephan che mi tende la tazza. Noto che non ha assolutamente la mano ferma, anzi la tazza traballa pericolosamente. Ha lo sguardo stanco, con le occhiaie e i capelli che non sono sistemati. Indossa una tuta nera con il logo del suo sponsor in bianco e batte ritmicamente il piede a terra "Ho chiamato la società chiedendo un giorno in più...rientriamo domani in giornata così mi allena dal 28...il problema alla gamba dovrebbe essere acqua passata. Senti io mi faccio un giro in spiaggia per scaricarmi...prendo le chiavi, tu chiudi pure la porta di casa"
"Possiamo parlare?" mi siedo sul divano, lo stesso dopo la sera prima abbiamo fatto l'amore. Sorrido debolmente inspirando l'aroma di zenzero e limone che sale dalla tazza fumante. Stephan si è ricordato del mio the preferito "Di cosa? Delle 4 ore allucinanti che mi hai fatto passare? Dei 100 messaggi che ti ho mandato? Delle 200 chiamate? Di come ho preso la macchina e ho girato a caso per un'ora per poi tornare qui senza sapere che cazzo fare? Di cosa vuoi parlare Chiara? Di Susanna? Di cui per inciso non ricordo neanche un singolo particolare...di che cazzo vuoi parlare? Ti sei messa in ballo nella nostra storia ma forse non hai capito che nella coppia si è in due e se uno ha voglia di stare un pochino da solo non scompare per ore senza una dannata parola. Fino a quando stavi da sola non dovevi rendere conto a nessuno ma ora siamo in due..."
"Mi spiace"
"Solo questo? Pensi che basti? Fanculo Chiara" Stephan prende il giubbotto e poi esce di casa sbattendo la porta tanto che i vetri tremano. Bevo il the mentre lungo le guance mi scendono le lacrime...ho rovinato tutto e non so come farmi perdonare. Dovrei parlargli a cuore aperto ma non ne sono capace...non sono mai stata capace di buttare fuori le cose...me le sono sempre tenute dentro ed ho fallito miseramente in ogni situazione..ora ho fallito nella cosa a cui ho tenuto di più in 22 anni di vita. Porto la tazza in cucina e poi esco sulla terrazza. Stephan ha alzato la copertura e quindi esco nell'aria fredda...mi stringo la felpa attorno al corpo e mi appoggio alla balaustra. Stephan passeggia sulla spiaggia, con le mani affondate nelle tasche del piumino...da quella distanza non vedo la sua espressione ma so ovviamente che non è la solita...vorrei correre da lui ma devo dargli tempo di metabolizzare quello che ho fatto. Sono sempre scappata da ogni situazione e questa volta sono scappata da lui. Immagino il senso di impotenza e di inutilità che deve aver provato, due sentimenti che io gli avevo fatto passare e che ora invece lui associa a me. Sono stata una deficiente...rientro in casa e vado in stanza. Lui ha rifatto il letto e ha parzialmente preparato le valigie. Anche il mio trolley è pieno per metà...Stephan ha piegato ordinatamente le mie cose e sorrido al suo tentativo di superare la sua proverbiale vena disordinata. Mi spoglio velocemente e mi infilo un paio di pantaloni della tuta e una sua maglietta bianca, poi infilo una sua felpa che devo risvoltare 4 volte sulle maniche. Prendo l'unicorno di peluche che giace sul letto e lo abbraccio...pensavo che allontanandomi da lui avrei ripreso a respirare e per una frazione di secondo è stato così..poi l'ansia ha iniziato a montarmi dentro e mi sono accorta che solo Stephan avrebbe potuto placarla. Sono anche consapevole di non poter certo scappare ogni dannata volta..forse io e lui abbiamo accelerato troppo, forse io al momento non sono pronta per il tipo di relazione che vuole lui. Solo che non riesco a non amarlo alla follia, è l'unico modo che concepisco per amarlo, non abbiamo mezze misure noi due...chiudo gli occhi e mi lascio andare alla deriva...mi manca un pezzo di cuore ma so che non è troppo lontano...lo sento battere nel petto di Stephan, come un pezzettino del suo cuore batte nel mio...

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