(R) Capitolo 4: Il limbo silente (2/2)

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«Wulfric?»

«Già. Come te, l'ho incontrato mentre camminavo per le strade di Edimburgo. Non avrei mai voluto coinvolgerlo, ma lui mi ha visto.»

«E allora?»

«Non avrebbe dovuto essere in grado di farlo, il che vuol dire che ha delle capacità latenti, proprio come te. Io penso che sia molto dotato, però non vorrei costringerlo a diventare come me per niente al mondo. Dev'essere una sua scelta, ed è troppo giovane per sapere ciò che vuole dalla vita, specie se diventasse lunga quanto la mia. I Mundboran, come avrai intuito, vivono molto più a lungo degli esseri umani. Potenzialmente siamo immortali, a meno che qualcuno non ci uccida.»

All'improvviso, tutto acquisì un senso. Wulfric non era stato coinvolto in attività criminose, nossignore, durante i periodi di assenza era finito nel mondo delle fate. Per quanto a Rose facesse infuriare che lui gliel'avesse nascosto, capiva perché l'aveva fatto: sapeva che lei non gli avrebbe mai creduto, e forse non aveva voluto coinvolgerla. Peccato che i suoi piani fossero falliti, e anche lei fosse venuta a conoscenza di quel mondo pazzo che più guardava, più le piaceva.

«Ora come ora, è un periodo pessimo per restare coinvolti negli affari delle fate» disse Myr. «Chiunque ci conosca, finisce per entrare nel mirino di Medb.»

Rose spalancò gli occhi. «Lei potrebbe tornare a prendermi?»

«Tieni stretto il ciondolo che ti ho dato – cosa che tu, ovviamente, non hai fatto - e vedrai che andrà tutto bene. Poi ci sarà Wulfric a proteggerti. Medb non oserebbe avvicinarsi a te. E, in fondo, perché dovrebbe? Non sei una Mundbyrnes, ma un'umana, nulla più. La tua ignoranza ti protegge.»

Myr sorrise e incrociò le braccia dietro la testa. «Immagino che quello che hai visto ieri sia sufficiente per una vita intera, e che tu non voglia ripetere l'esperienza. Il nostro mondo è tutt'altro che piacevole. Te l'ho detto, siamo nel bel mezzo di una guerra, e tu devi restarne fuori. Medb è vendicativa e, se tu deciderai di avvicinarti ad Avalon, prima o poi la Regina troverebbe il modo di colpirti.» Fece una pausa, lasciando che le sue parole facessero presa in lei, poi le mise una mano sulla spalla. «Resterai qui solo per oggi per recuperare le forze e poi te ne tornerai a casetta. Che ne dici?»

Rose si sentì insultata da quelle parole. La faceva così semplice, Myrddin. Il ricordo di quel luogo sarebbe sempre rimasto con lei, assieme alla paura del giorno precedente e alla voglia di saperne di più su tutte quelle meraviglie.

«E tu credi che potrò vivere normalmente, sapendo di te e di Avalon? Del leggendario Merlino e di tutte queste fatine e controfatine?» balbettò Rose, incrociando le braccia sul petto. «Non riesco a credere che tu possa liquidare la faccenda con tanta semplicità. Mi stai ascoltando?»

Myrddin aveva assunto una posa rigida e stava proseguendo a capo chino.

«Senti, so che puoi sentirti coinvolta e che a una prima occhiata sembra tutto bellissimo qui, ma non è così. Finora sono stato sincero con te, e paziente. Però devi capire che ci sono cose in cui non devi mettere il becco. Hai già visto tanto... troppo, per una bambina come...»

«Non sono una bambina!»

«In confronto a me, lo sei!» la zittì lui, alzando la voce. Per un istante a Rose sembrò che il suo occhio verde lampeggiasse, e le mani le si ricoprirono di sudore freddo. Myrddin sospirò e tornò a guardare dritto davanti a sé. «Farai come ho detto. E' per il tuo bene e per quello della tua famiglia. Già Wulfric è stato coinvolto in questa faccenda, ed è solo un bimbo ingenuo. Io non voglio che altri cuccioli umani finiscano fra le fauci di Medb. Se posso evitarlo, farò tutto ciò che è in mio potere per tenervi lontani dalle Daone Sith.»

Rose strinse i pugni e Myrddin si fermò. La rabbia della ragazza si dissipò nel vedere l'espressione triste del Mundbora, nascosta dietro uno dei suoi sorrisi.

«Vedrai, ci si abitua presto persino allo straordinario. Un giorno sarà come se nulla di tutto questo avesse importanza. Non è la tua battaglia, Rosemary.»

Le porse una mano e lei la guardò per un lungo istante. Forse Myr aveva ragione. Per quanto quel mondo la affascinasse, non era come Wulfric. La sua vita era sempre stata di una normalità noiosa, ma rassicurante. Non era ancora pronta per fare un passo del genere.

«Fare niente è la soluzione giusta» la incitò Myrddin.

Rose lo guardò col cuore in gola e, con riluttanza, strinse la sua mano destra. Il Mundbora cambiò completamente atteggiamento e tornò a essere gioviale, come se si fosse tolto un peso dalle spalle.

«Bene. Sei una ragazza intelligente, Rosemary. L'ho capito dal primo momento in cui ti ho guardata negli occhi che avresti saputo prendere la scelta migliore.»

«Se lo dici tu.»

Rose non era affatto sicura di aver scelto bene. Una parte di lei piangeva all'idea di voltare le spalle a un mondo tanto incredibile, però Myr sembrava un esperto. Forse era meglio fidarsi di lui per il momento.

Il rumore dei sassi sotto i loro piedi fu l'unico suono per alcuni minuti, prima che raggiungessero un grande arco in pietra, semidivorato dall'edera. Altre rovine si aggiunsero accanto a esso: statue di condottieri che cavalcavano sul mare di nebbia, ninfe dai visi ridenti e cervi intagliati nella pietra.

Poi, all'improvviso, la nebbia diventò talmente fitta che Rose non seppe più dove stesse andando. Una mano calda le si posò su un braccio.

«Vieni» sussurrò Myrddin, come se avesse avuto paura di svegliare qualcuno.

Lei ubbidì e, quando emersero dall'altra parte, si affacciarono sull'ignoto.

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora