Myr e Wulfric si trovavano di nuovo uno di fronte all'altro. Il primo era rilassato e stava trattenendo un sorriso; il secondo invece aveva la faccia di uno studente che ha appena scoperto di dover riscrivere da capo un saggio su cui ha lavorato per mesi.
«Maestro» sospirò Wulfric, mettendosi in posizione di difesa con poca convinzione. La tunica da apprendista era troppo piccola per lui e si tendeva sui suoi muscoli, che la facevano scricchiolare. A Rose faceva pensare a un cotechino avvolto troppo saldamente. Forse a lui sarebbe stato meglio l'abito di Rose; ci sarebbe stato un sacco di spazio per le sue braccia muscolose, in quelle maniche svasate che lei non sopportava. «Maestro, dobbiamo proprio...»
«Oh, Wulfric, è da settimane che non sfogo un po' la mia magia» brontolò Myr, assumendo l'espressione di un bambino imbronciato. Incrociò le dita e le stiracchiò con un sonoro scricchiolio. Dalle sue giunture si sprigionarono delle sottili scariche verdi, che si dispersero subito dopo. «Finirò per esplodere, se non la userò.»
Wulfric aveva l'aria rassegnata di un gatto al guinzaglio. «E va bene» mormorò. «Immagino di non avere molta scelta. Però vacci piano, per favore.» Il ragazzo scoccò un'occhiata a Rose, che sollevò entrambi i pollici per incoraggiarlo. «E tu non ridere, Rosmarino!»
«Ma se non ho fatto niente!» si lamentò lei, assumendo un'espressione innocente.
Myr richiamò l'attenzione di Wulfric battendo le mani. Si chinò per raccogliere una margherita e se la posò sulla testa. «Se riuscirai a prenderla, avrai un premio.»
«Davvero? Che genere di premio?»
«Beh, ti dirò che sei bravo.»
«Ah.»
«Cos'è questa delusione? Penso sia una ricompensa sufficiente avere la stima del tuo maestro, o no?»
Era chiaro che Wulfric avrebbe preferito qualcos'altro in cambio, come una scorta di Acqua Rafforzante o altri ottimi panini, ma si limitò a borbottare a mezza voce.
«Forza, attaccami con tutto quello che hai» lo incoraggiò Myr.
Il Mundbora sembrava così indifeso rispetto a quell'armadio di Wulfric che, per un istante, Rose temette che il suo amico l'avrebbe schiacciato sotto uno dei suoi grandi pugni.
Wulfric strinse la mascella e caricò. L'aria sfrigolò fra le sue dita come se qualcuno avesse appena posato una striscia di pancetta su una padella rovente, e in entrambi i suoi palmi comparvero due scaglie lucenti dalla punta affilata, simili a dei vetri luminosi. Erano gli stessi che aveva scagliato contro l'Unholda il giorno dell'aggressione.
Rose trattenne il respiro e provò l'istinto di fermare i due prima che si ammazzassero a vicenda, ma era troppo tardi. Wulfric scagliò i raggi contro il maestro. La ragazza si coprì le orecchie per non sentire le sue grida di dolore e chiuse gli occhi.
Li riaprì lentamente e scoprì che Myr non si era fatto proprio niente. Le frecce si erano infrante su uno schermo invisibile che avvolgeva il suo corpo.
«Non vale, maestro!» piagnucolò Wulfric. «Non riuscirò mai a colpirti, così.»
«Hai ragione» sospirò Myr, e lo scudo tremolò, prima di scomparire. «Scusa, è l'abitudine. Avanti, riprova.»
La lotta da quel momento in poi diventò frenetica. Wulfric creava scaglie lucenti una dopo l'altra, con Myr che gli gridava contro, mentre era intento a schivarle o a fermarle con una mano, mentre con l'altra reggeva la margherita che l'apprendista tentava di afferrare.
«Questi attacchi sono monotoni!» lo rimbrottò Myr, dopo aver compiuto un altro di quegli archi impossibili con la schiena. A Rose venivano i dolori cervicali solo a guardarlo. «Non riusciresti mai a difenderti da un Mundbora esperto, così. Persino Urchin sarebbe in grado di respingerti!»
STAI LEGGENDO
Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...