Myr abbozzò un sorrisetto, come se trovasse divertente la spavalderia di Rose, e unì le estremità delle dita. «E così ci vediamo di nuovo, ragazza mia. Niente da fare, i nostri destini sono legati. Come sono fortunato! Dunque, visto che non riesco a scollarmi di dosso né te né Urchin, spiegatemi cosa diavolo è successo. Nessuno vi ferma.»
Rose occhieggiò la porta. «Io in realtà voglio solo andarmene a casa. Dove stanno le primule?»
«Oh, no, no» ridacchiò Myr, scuotendo la testa. «Tu non te ne andrai da qui finché non avrai bevuto un'intera caraffa di Iperico! Ormai queste fatucole sono fuori controllo e vanno in giro a fare amicizia con tutti gli umani possibili e immaginabili, anche con quelli che dovrebbero lasciare in pace!»
Urchin squittì di paura e si nascose nella giacca di Rose. La ragazza stava cominciando ad arrabbiarsi: nonostante Urchin e Wulfric l'avessero riempita di guai, non le piaceva che li trattassero male.
Puntò un dito contro Myrddin, che non fece una piega. «Senti, non mi interessa quello che vuoi tu, prestidigitatore dei miei stivali! Solo perché sei più vecchio, non hai il diritto di decidere per me. Io i miei ricordi me li tengo stretti, grazie. E non provare più a rifilarmi pozioni smemorine, non sono una lavagnetta magica che si può scrollare quando non ti piace più quello che ci hai disegnato sopra! Ecco quel che farò adesso: me ne tornerò a casa che tu lo voglia o no, e non ti dovrò spiegare un bel niente. Ti faccio tanti cari saluti, e se tu non vuoi darmi delle primule, sono sicura che ad Avalon o qua in giro ne crescano un po'. Addio.»
Rose si alzò in piedi, raccolse Urchin e si diresse verso i gradini che conducevano all'esterno, sul mare della nebbia.
«Dimmi, Rosemary» mormorò la voce di Myr, come un indice fastidioso che picchietta sulla spalla. «Davvero pensi che il tuo rituale abbia riaggiustato tuo padre?»
Rose si fermò col piede sul primo gradino, il cuore in gola. Stava solo cercando di convincerla a tornare indietro.
«Come fai a sapere...»
«Sono un veggente, sai. Ogni tanto capita che io sappia le cose.»
«Ah, sì? E quale rituale ho usato?»
«Ho un buon senso dell'olfatto, per quanto riguarda la magia. La odoro, come gli squali col sangue» disse Myr, sfiorandosi il naso con un indice. «E la so anche riconoscere. Il tuo è un ritualucolo da profani, qualcosa che tutti sanno fare. Sono sicuro che la Corte degli Scontenti ti avrebbe fatto a striscioline, se non fosse stato per Wulfric.» Il mago trasse un profondo sospiro e le fece cenno di risedersi. «Rosemary, tuo padre ha una ferita incurabile. Qualcosa si è storto dentro di lui, nel momento in cui Medb l'ha sfiorato: la sua mente è irrimediabilmente compromessa, non è qualcosa da cui si possa tornare indietro. A meno che...»
«A meno che?»
«A meno che non trovi un essere potente quanto Medb che sia disposto ad aiutarti» completò Myr. Spinse la sedia e le andò incontro.
Rose, che non si era mossa dal secondo gradino, lo guardò in silenzio. C'era qualcosa di deforme in Myr , anche se non si riusciva a comprendere cosa. Chissà se anche la sua mente aveva subito la metamorfosi e se poteva ancora comprendere cosa significasse essere umani.
«Fra tutte le Daone Sith che conosco, Nimueh è la sola che potrebbe essere disposta ad aiutarti. Gli Anderson le sono sempre piaciuti, proprio perché Medb non li ha mai sopportati.»
«E perché dovrebbe odiarci?»
Myr scoccò un'occhiata alla foto di Freya e trasse un sospiro. «Una lunga storia.»
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...