«Davvero intendi farci passare di qui?» sbottò Wulfric, inarcando un sopracciglio.
Sollevò una torcia per illuminare l'ingresso del passaggio. Sottili strisce di muschio di un arancione malaticcio si arrampicavano lungo le pareti della grotta. Delle stalattiti in pietra calcarea pendevano dal soffitto, ricoperte da uno strato di umidità che le faceva luccicare.
«Sembra la gola di un mostro» mormorò Rose, con una smorfia. «Siamo sicuri che non finiremo digeriti dall'Oltremondo, se ci infileremo in questo passaggio?»
«Ci sono passato diverse volte» sbottò Artri, incrociando le braccia sul petto. La sua muscolatura pesante scorreva sotto la pelle, sulla quale spiccavano delle vene bluastre. «Se non vi fidate di me, potete sempre scegliere la strada più semplice e passare attraverso la Terra dell'Arancio, sperando che i Nani non decidano di trasformare le vostre teste in incudini per far piacere a Medb; con la testaccia dura che vi ritrovate non sarà difficile. Poi dovete tener conto che questo passaggio attraversa anche la Terra del Giallo, e lì trovereste gli adorabili Elfi del Fuoco. Ah, loro sì che sanno accendere un falò come si deve. Di sicuro le vostre ossa saranno un ottimo combustibile!»
«Va bene, va bene, abbiamo capito» sibilò Wulfric, avanzando per primo nella grotta. «Hai ragione tu, noi siamo nel torto, facciamo come ti pare.»
Rose lo sentì borbottare altre cose assai meno carine sul conto di Artri, e soffocò una risata. Il re senza corona la guardò di sbieco, ma, nonostante tentasse di sembrare minaccioso, i suoi occhi sprizzavano divertimento.
«Andiamo dietro al tuo Troll.» Artri abbassò la voce e si chinò al suo fianco per sussurrarle in un orecchio. «Non potevi sceglierti un compagno meno suscettibile? Gli uomini che conoscevo io non erano così. Se fosse vissuto alla mia epoca, lo avremmo fatto correre con la sella al contrario attorno al perimetro di Camelot solo per averci guardati male.»
«Quindi Wulfric secondo te sarebbe suscettibile? Non è ancora arrivato a sventrare nessuno solo per un guanto di sfida.»
La spada che Artri aveva donato a Rose era molto pesante, e la punta graffiava il terreno, nonostante lei avesse fatto del proprio meglio per fissarla in alto. L'elsa era a due mani, decorata da delle minuscole pietre azzurre. Un pesce d'argento si trovava alla base della lama e faceva pensare che quella spada fosse stata un dono della Dama. Il filo era ancora talmente aguzzo che bastava praticare una lieve pressione con la punta dell'indice per ferirsi.
Artri notò la sua difficoltà nel maneggiare la lama e sbuffò, come se ritenesse assurdo che una bambina che non riusciva nemmeno a brandire uno stuzzicadenti avesse il coraggio di rispondergli a tono. «Forse non sarebbe un male, se si fortificasse un po'. Potresti dare a lui la spada. Io non avrei mai lasciato che la mia donna toccasse una lama. Nemmeno che ci si avvicinasse.»
Artri, per quanto alla mano, aveva ancora delle idee arcaiche riguardo al genere femminile, e Rose si disse di non imbarcarsi in quel genere di discussioni con lui. Sarebbe stata una perdita di tempo. Però la sua bocca si mosse ancor prima che riuscisse a rendersene conto. «Sono perfettamente in grado di conficcare questa lama nel petto di qualunque avversario, se lo desidero.»
Artri scoppiò a ridere, e la sua voce cavernosa echeggiò nel passaggio, facendo girare Wulfric, che non riusciva a capire il motivo di tanta ilarità. «Mi stai forse minacciando, bambina?»
«No.» Rose si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo. «Sto solo dicendo che posso farcela senza che Wulfric mi guardi sempre le spalle, e lo stesso vale per te.»
Artri storse le labbra, ma non disse nulla. Non l'aveva affatto convinto. Rose dovette trattenersi dal dirgli di togliersi quel sorriso idiota dalla faccia, ma quello era pur sempre re Artù, e forse era più pieno di sé di quanto non avesse creduto all'inizio. Vivere in una società governata dagli uomini e poi nella completa solitudine non gli aveva aperto la mente. Specialmente nell'ultimo caso, stare solo tanto a lungo doveva avergli fatto perdere un paio di rotelle.
STAI LEGGENDO
Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...