Rose trasse un profondo sospiro di sollievo. Non avrebbe mai creduto che un bagno avrebbe potuto essere tanto piacevole. Si sentiva come se l'avessero racchiusa in un uovo e stesse becchettando il guscio per uscirne, di nuovo incuriosita dal mondo, piena di nuove energie e speranze.
La ragazza scostò il piccolo asciugamano di morbide alghe azzurre che le ninfe le avevano posato sugli occhi e cercò di guardare oltre la radice che separava il suo laghetto da quello dove stavano facendo il bagno Wulfric e Artri. Loro erano andati a divertirsi assieme ai Tritoni e ai Selkie maschi, mentre lei era rimasta dall'altra parte, assieme alle Selkie femmine e ai loro cuccioli. In genere le fate non facevano quel genere di distinzioni, ma, subito dopo la nascita dei piccoli, le Selkie femmine tendevano a diventare più possessive riguardo i loro cuccioli, al punto da essere intrattabili nei confronti dei loro compagni, e allora si rinchiudevano nelle polle per insegnare alle piccole foche fatate a nuotare.
Quelle creature avevano una pelle lucida che sembrava ricoperta di pietre preziose, con colori che andavano dallo zaffiro al bianco perla, e scivolavano nell'acqua come lontre. Erano le maestre del loro elemento, assieme alle Sirene e alle Ninfe, e dovevano passare almeno sedici ore al giorno in ammollo per crescere in modo salutare e, in seguito, impedire alle squame di cadere o per prevenire il rischio di evaporare. Nessuna fata, come le aveva raccontato Martin lo Gnomo, riusciva a sopravvivere a lungo lontano dal posto in cui era nata. Forse era per quello che ad Avalon c'era una prevalenza di creature acquatiche, a parte le Piote Vaganti, gli Elfi e i Puck, che erano assai più versatili e tendevano a essere dei vagabondi. In quanto agli Urchin e alle Silfidi, erano nati dall'aria e quindi sempre vicino a casa. Le altre fate, però, non erano riuscite ad allontanarsi troppo dalla loro casa. Il fiume di Avalon era la stessa linfa che scorreva nelle vene del Mondo dell'Azzurro, e aveva permesso loro di fare avanti e indietro fra la loro casa e quel distaccamento creato da Nimueh nel mondo degli umani.
Ma ora il passaggio creato dalla Dama che consentiva alle fate del Mondo dell'Azzurro di raggiungere velocemente la Terra era stato chiuso da uno spesso strato di ghiaccio, impossibile da percorrere in alcun senso. Quello era stato l'ultimo atto di Nimueh per proteggere le sue fate predilette, assieme all'aver inviato Rose e Wulfric a parlare con Finvarra.
«Noi cerchiamo di mantenere il posto com'è sempre stato», le aveva detto la Ninfa che li aveva accolti all'ingresso, Ilioputli, «ma senza la fonte vitale che è ancora imprigionata nel corpo della Dama, presto questo mondo si essiccherà, come le Volte Varianti collegate a esso. E senza acqua noi moriremo. Le prime a scomparire saremmo proprio noi, le Ninfe. Poi sarebbe il turno delle Sirene e dei cuccioli delle Selkie, e infine di tutti gli altri.»
Rose si era immaginata le piccole foche che le sfioravano i piedi prive di vita, e si era sentita invadere dalla determinazione. Doveva fare qualcosa per quegli esserini. Non avrebbe sopportato di vederli morire. Possibile che Medb, che aveva tanto a cuore l'Oltremondo e diceva di fare tutto per le fate, non si rendesse conto che così stava uccidendo un'intera Sfera?
Per quanto fosse terribile, sarebbe stato meglio per le fate se Nimueh fosse morta, anziché distruggerle tutte quante. Gli altri mondi se la stavano cavando bene anche senza la loro Daone Sith, per quanto fosse evidente che si trattasse di un processo di entropia. Era come se il potere fosse destinato ad affievolirsi progressivamente, ridistribuendosi in porzioni sempre più vaste, al punto tale che prima o poi sarebbe scomparso. Chissà cosa sarebbe accaduto, se fossero morti tutti gli Gnomi... come si sarebbe ridistribuita la magia del loro mondo? Si sarebbe frammentata in tutte le altre sfere?
Rose deglutì e trasse un profondo sospiro. Era meglio non riflettere troppo su quelle cose. Era proprio vero che, se si tentava di ragionare troppo sul sesso degli angeli, si finiva per impazzire, come aveva detto Wulfric.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...