Capitolo 26: Il Piano Astrale

262 34 50
                                    

Rose sollevò le palpebre con un gemito soffocato. Cercò di mettersi seduta e il fianco le trasmise una scossa di dolore tale da toglierle il respiro. Restò immobile e attese che il dolore si riassorbisse. Con cautela, sollevò la schiena facendo affidamento sulle braccia per non sforzare i muscoli dell'addome.

Al suo fianco, privo di sensi, c'era Wulfric. Rose invocò il suo nome e gli scosse con delicatezza una spalla. Non ottenne risposta. Solo allora notò una chiazza di sangue rosso carminio che la terra stava assorbendo, trasformandosi in una fanghiglia scura.

Rose raccolse con cautela il suo capo, cercando di non muovere il collo del ragazzo per non aggravare la situazione, e palpò la zona circostante alla ferita. Wulfric era appena stato trasformato in un Mundbora, e il suo corpo era molto più fragile rispetto a quello di Rose, malgrado la differenza di forza che sussisteva fra loro.

La ragazza esaminò le proprie riserve di Sali e deglutì a fatica. Non ne aveva molti a disposizione. Non era sicura che fossero sufficienti a guarire il bernoccolo che si era gonfiato sul lato destro del cranio di Wulfric. Malgrado la ferita fosse piccola, aveva causato un'ingente perdita di sangue. Rose cercò di capire se ci fossero stati danni alle ossa, ma non aveva le competenze necessarie per riuscirci. Aveva imparato molte sui corpi delle fate e dei Mundboran e sul modo in cui guarivano, ma riguardo gli umani, paradossalmente, non aveva conoscenze altrettanto approfondite.

Rose ricacciò indietro le lacrime di smarrimento che le stavano offuscando la vista e posò una mano sulla ferita, mentre mormorava una preghiera a Nimueh. Tuttavia, non accadde nulla.

Rose raggelò e si guardò le mani, ricoperte dal sangue di Wulfric. Non riusciva a usare la sua magia.

Fu allora che le venne in mente una delle lezioni di Geodfrith.

"Gli umani non possiedono la magia. Si sa poco riguardo le loro origini, ma si crede che un tempo fossero creature neutre, a metà fra la magia e la scienza. Nel momento in cui hanno scelto di seguire la seconda strada, hanno perso di vista la prima. L'unico modo in cui possono accedere al flusso magico è tramite un lungo processo di metamorfosi. Tuttavia, una volta legati a una Daone Sith, la loro magia dipende interamente da lei. Se la fonte si esaurisce, la magia dei Mundboran farà lo stesso."

Nimueh era stata trasformata in un Unholda da Medb. Non era più una Daone Sith, la sua fiamma azzurra era stata soffocata dal sangue vischioso di sua sorella.

«Merda!» sibilò Rose, abbattendo un pugno sulla roccia. Erano nell'Oltremondo, dove persino il fango era pervaso da un'energia immensa, e lei non poteva attingervi per curare Wulfric. Non poteva fare niente. Non si era mai sentita tanto inutile.

«No, resta calma» sussurrò Rose a se stessa, deglutendo più volte. «Posso curarlo in altro modo. Qua ci saranno un sacco di piante sacre alle fate. Devo solo trovarle.»

In quel momento un fievole gemito provenne dal suo borsello, e Rose lo osservò con aria assente. Da esso emerse una testolina irta di capelli viola.

«Urchin?» rantolò Rose, senza riuscire a crederci. «Come sei arrivato qui?»

«Ero nel tuo borsello! Ci sono entrato quando eri in infermeria. Però non è stata una buona idea.»

Il folletto era piuttosto ammaccato e, non appena mise piede fuori dal borsello, ruzzolò nella polvere. Rose lo raccolse con delicatezza, e le si strinse lo stomaco. Una delle gambe di Urchin aveva una brutta angolatura. «Credo che sia rotta» gemette lui. Si copriva il volto con le minuscole mani, come se avesse paura di guardare l'arto ferito.

«Non posso guarirti. La mia magia non funziona, ora che Nimueh è...»

«Lo so, lo so. Non è colpa tua. L'idea di cercare nei dintorni però è buona. Ti indicherò io quali erbe prendere. Se le vedessi qui, non riusciresti a riconoscerle. Ogni cosa nel Piano Astrale è diversa, più simile a com'è in sé, a una pura idea» spiegò Urchin a denti stretti, cercando di contenere il tremito nella propria voce. «Avverto una fonte d'acqua poco lontana da qui. Sarà sufficiente a guarirci entrambi, se riusciremo a raggiungerla.»

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora