Capitolo 35: Incubo violetto (2/3)

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Le gambe di Rose non erano affatto d'accordo con lui e avrebbero voluto riposare ancora, ma la loro padrona gli ordinò comunque di issarla in piedi, ignorandone i gemiti.

Tuttavia, non fecero in tempo a fare un passo che Artri li fermò, posando una mano sul petto dei giovani.

«Che succede?» sussurrò Wulfric, portando una mano al laccio che bloccava il martello sulla sua schiena.

Artri si premette un indice sulle labbra e riprese a scrutare il buio. Rose fece scorrere lo sguardo sul soffitto della caverna, cercando di capire cosa lo avesse preoccupato.

Poi li vide.

Non avrebbe mai potuto dimenticare quella miriade di occhiacci verdi, che si aprirono uno dopo l'altro, come quelli di una colonia di pipistrelli disturbata nel riposo. E l'odore di uova marce. Dio, quello era ancora così vivido che le sembrava fosse accaduto solo qualche ora prima, e le fece mancare il respiro, come il giorno in cui avevano tentato di soffocarla stringendosi in un vortice attorno a lei.

Artri sguainò la spada e altrettanto fece Rose, mentre Wulfric liberava il martello dalla custodia. Loro due avevano entrambi avuto una brutta esperienza con quelle creature, e gli tremavano le mani. Artri invece era più calmo, nonostante le conoscesse meglio e sapesse quanto potessero essere pericolose. Si portò una mano al petto e, dopo aver liberato Eftwyrd dal fodero, fece qualcosa che i ragazzi non si sarebbero mai aspettati: piantò la spada nel terreno, si inginocchiò di fronte a essa, tenendo entrambe le mani strette attorno all'elsa, e cominciò a sussurrare una preghiera.

«Finvarra, so che mi senti...»

Dalla Corte degli Scontenti provenne una stridula risata collettiva.

«FINVARRA? DAVVERO STAI CERCANDO DI INVOCARLO? IL RE CANDIDO NON TI ASCOLTERA'. NON SI INTROMETTE PIU' NELLE FACCENDE DEL MONDO ESTERNO DA SECOLI.»

«Artri» sussurrò Rose.

Si parò davanti a lui assieme a Wulfric. Erano schiena contro schiena, pronti ad affrontare gli Scontenti che stavano strisciando sul soffitto nel buio più completo, arrivando a circondarli, bloccando loro ogni uscita.

«...non ti ho mai chiesto niente in tutti questi anni. Sono stato cortese, no? Non ti ho asfissiato con continue richieste, cosa che tutti fanno, visto che sei la Stella Polare dell'Oltremondo, quello che ci serve per continuare a camminare... a sperare...»

Uno Scontento allungò una mano verso di loro e Rose gliela tranciò di netto con un rapido movimento del polso. La creatura si ritrasse con un sibilo, reggendosi il moncherino che fece cadere qualche goccia di sangue verde sul pavimento.

«MALEDETTA RAGAZZINA... SAPEVAMO CHE AVRESTI TENTATO DI PASSARE DI QUI. SEI CAMBIATA, MA NON PUOI NIENTE SENZA LA MAGIA DELLA TUA DAONE SITH. SEI SOLO UN ESSERE UMANO» sibilarono le creature, avvicinandosi un millimetro alla volta, osando sempre di più.

«... Finvarra, so di essere seccante, ma te lo chiedo, per favore...»

«Non siete poi così terribili, se persino un semplice essere umano riesce a farvi a pezzi!» ringhiò Wulfric. Il ragazzo fece volteggiare il pesante martello, che colpì i volti invisibili di diverse creature.

Rose si sentì colmare di orgoglio nel vederlo combattere, ma non si poté godere quella sensazione, perché gli Scontenti si fecero più arditi e dovette riprendere a tenerli a bada, pungolandoli con il suo fioretto.

«... io non sono un mago, ma dammi un po' della tua forza...»

«Artri, sbrigati!» gridò Wulfric, dimenando il martello nell'oscurità.

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora