(R) Capitolo 13: Disastrosi apprendisti (2/2)

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Cercò di afferrare l'airone per spennarlo e Wulfric svolazzò sul lampadario per sfuggire alle sue dita furibonde. Rose salì sul letto, saltando per raggiungerlo, e l'airone strillò terrorizzato.

«Dice che l'ha fatto solo perché gliel'ha ordinato il suo maestro!» gemette Urchin, aggrappatosi al maglione di Rose. «Fosse stato per lui ti avrebbe lasciata stare, ma il Vecchio Merlo pensava che fosse meglio farti scordare l'avvenimento, per proteggerti. Non pensava fosse necessario che tu rammentassi gli orribili momenti in cui il sangue di Medb ha tentato di cambiarti... e poi devi solo ringraziare che l'impiastro di un apprendista non ti abbia fritto il cervello, Rose! Guarda il lato positivo, sei ancora viva e pensante!»

La ragazza ormai stava dando in escandescenze e se la prese anche con Urchin. Il folletto sgusciò fra le sue dita e raggiunse Wulfric sul lampadario.

«Anche tu! Anche tu sapevi, e non hai detto niente! Perché mi hai seguita? Perché ti sei nascosto in camera mia e mi sei stato appiccicato come una zecca, se Merlino non voleva che io ricordassi? Come protettori siete patetici!» ululò Rose.

Sembrava che i suoi capelli si fossero animati di vita propria per la furia. Avrebbe dato qualunque cosa per poterli raggiungere e fargliela pagare. E, dato che erano in clima di festa, quell'airone sarebbe potuto diventare un ottimo arrosto per capodanno!

«Io e Merlino non andiamo d'accordo da un bel po'» cercò di spiegare Urchin, con una risatina isterica. «Avevo bisogno di un protettore, e credevo tu fossi simpatica. E avevi un buon odore! Lo stesso non posso dire del signor Wulfric qui, che per la maggior parte del tempo puzza come un cavernicolo.» L'airone sbuffò, agitando le ampie ali in segno di disapprovazione. «In quanto a Merlino... lui è cambiato, Rose. Non è più il Mundbora gentile di cui ti ho raccontato. E' diventato freddo e insensibile come un sasso, compie il suo lavoro, ma non ci mette più alcuna passione. Tu, invece... non lo so, ma sento che saresti una buona Mundbyrnes, se solo...»

«Fermi, fermi, fermi» sbottò Ann, intromettendosi nella conversazione. «Allora, qualunque cosa sia successa, chiunque sia un Mundcoso, mia sorella non ne diventerà uno, che sia ben chiaro.»

«Ma Avalon ha un disperato bisogno di protettori! E Rose...»

«Rose non farà un bel niente!» sibilò la diretta interessata. «Io voglio solo aiutare la mia famiglia. Non ho mai desiderato...»

«... vedere creature e posti incredibili? Ma non ti sei accorta di come ti si accende lo sguardo quando sei con noi, Rose? E' chiaro che il tuo posto è con le fate! Sei come Wulfric. Anzi, no, sarebbe una cattiveria paragonarti a lui, incapace com'è» si corresse il folletto, guadagnandosi una beccata dall'airone, che gli masticò il cappellino con una luce vendicativa nello guardo. «Sei come Merlino, Artù e Morgana, Rose. Hai una propensione naturale come non ne ho viste da secoli. Questo è ciò che dovresti essere, ciò che ti rende felice. Ormai penso sia evidente anche per te, o sbaglio?»

Rose avvertì su di sé lo sguardo di tutti i presenti nella stanza, e si sentì come se fosse sul punto di sprofondare. Non poteva negare che Urchin avesse ragione, ma non poteva voltare le spalle alla sua famiglia per andare al parco giochi delle fate. Non poteva e basta.

«Non era questo ciò di cui stavamo parlando» sibilò Rose a denti stretti, tornando a sedersi sul letto, le braccia talmente serrate che le dolevano i muscoli delle spalle. «Il punto è che sono molto, molto arrabbiata per il fatto che abbiate deciso al posto mio. Sarebbe dovuto dipendere solo da me, se avessi desiderato dimenticare o meno! E se Medb fosse comunque venuta a prendermi? Cos'avrei fatto? La Regina avrebbe ucciso la mia intera famiglia, e non avrei potuto offrire loro alcuna protezione!»

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora