(R) Capitolo 12: La Corte degli Scontenti (2/2)

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La fiamma delle candele si ingrandì e Rose scattò in piedi. Non credeva avrebbe funzionato sul serio: le fiamme si erano allungate fino a sembrare sottili spade infuocate che danzavano attorno a lei. L'armadio, il letto, lo specchio a muro e persino il tavolo cominciarono a borbottare come pentole sul fuoco.

Rose strinse con più forza i ciondoli e puntò istintivamente il bastoncino di sambuco verso il letto. Non che le servisse a molto, ma era intimidatorio. Dal mobile provenne un lungo, lugubre lamento che le fece gelare il sangue.

«COME OSI, UMANA?» sussurrò una voce ultraterrena, unendosi a un coro di sussurri ed echi. Era come se qualcuno stesse sbattendo dei giganteschi portoni all'interno di una chiesa sconsacrata. «COME OSI SCACCIARCI DALLA NOSTRA DIMORA?»

«Ha! Pensi di farmi paura?» mentì spudoratamente Rose, continuando a puntargli contro il bastoncino di sambuco. Quel gesto intimoriva la creatura che riposava sotto il letto di Alan: forse quell'essere era convinto che lei sapesse come usare il sambuco, quando l'unico uso che Rose conoscesse era lanciarlo sulla testa dell'aggressore. Era il momento di atteggiarsi un po' da esorcista. «Io ti bandisco! Vattene!»

Il letto si sollevò di mezzo metro e da sotto le coperte fuoriuscirono delle ombre nere delle quali erano visibili solo gli occhi verde brillante, perle nell'oscurità. Le creature d'ombra ululavano e gridavano in un coro raccapricciante, assumendo le forme che si scorgono nel buio quando sono le tre del mattino e si ha paura di guardare oltre l'orlo delle coperte. Altri esseri simili emersero dalla cassettiera e dal retro dello specchio; le porte dell'armadio si spalancarono e alcuni di essi emersero dal fondo del mobile, sparpagliando a terra i vestiti di Alan.

Gli esseri si riunirono in un vortice, un terrificante maelstrom di incubi, e si radunarono attorno a Rose, stringendo sempre più il diametro del loro percorso. Quello non era stato previsto. Non andava per niente bene, nossignore.

«Andatevene! Andate via!» gridò lei. Le fiamme delle candele si erano ridotte a dei lumini e, dopo l'ennesimo vortice dei mostri, si spensero, lasciando dietro di sé solo dei sottili fili di fumo.

A Rose tremarono le ginocchia e, mentre lo spazio attorno a lei continuava ad assottigliarsi, si accasciò su un fianco, portandosi una mano alla gola. Faceva fatica a respirare. Era come se quegli esseri si muovessero tanto velocemente da rubarle l'aria dai polmoni.

«Andate... and...» balbettò la ragazza, la voce ridotta a un sibilo. Che modo stupido per morire, pensò. Non aveva nemmeno visto l'ultima stagione della sua serie tv preferita.

«TI PENTERAI AMARAMENTE DI AVERCI DISTURBATI, BAMBINA» dissero gli spiriti, le voci che confluivano in una macabra ottava di suoni gravi e acuti. «MORIRAI, E DIVENTERAI UNA DI NOI, UN MEMBRO DELLA CORTE DEGLI SCONTENTI. VAGHERAI CON NOI PER L'ETERNITA'.»

Rose si fece prendere dal panico e, avendo capito che non ce l'avrebbe mai fatta a sconfiggere quei mostri, si sfilò il ciondolo in Pietra di Luna e lo sollevò come ultima speranza.

Le creature di fumo emisero dei sonori stridii e furono accecate dai raggi pallidi che provenivano dal ciondolo, che si era trasformato in una piccola stella: stava rilasciando la luce di una magia antica, presente in esso da secoli.

La Corte degli Scontenti si disperse quanto bastava affinché Rose riuscisse a recuperare fiato e soffiare nel fischietto datole da Wulfric. Non aveva idea se sarebbe servito a qualcosa, ma era talmente disperata che provare non le era sembrata una brutta idea. Un trillo acuto pervase l'aria e le ombre strizzarono gli occhi verdastri, aprendo le loro bocche infuocate, dalle quali uscirono volute di fumo verde.

«UN APPRENDISTA NON CI FARA' NEMMENO UN GRAFFIO, BAMBINA!» sibilarono gli Scontenti, tentando di afferrarla una seconda volta. Rose li respinse col ciondolo lunare, che li accecò, strappando loro dei gemiti di dolore. «NON POTRAI SCACCIARCI PER SEMPRE!»

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora