(R) Capitolo 12: La Corte degli Scontenti (1/2)

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«Il rituale descritto da Urchin è molto simile a quello nel Grimorio» disse Rose.

Ann la guardò solo per un istante prima di tornare a fissare la strada, che si dispiegava davanti a loro come il dorso di un bruco grigio striato di bianco. La neve si era accumulata in blocchi sporchi ai lati della strada, ed era ricoperta di ghiaccio. «Che differenze ci sono?»

«La preghiera. Qua non si parla di nessuna preghiera» intervenne Puck, che fino a quel momento aveva ronfato all'interno del cruscotto. Il folletto era lindo e profumato, dopo essere stato sottoposto a una sessione di igiene forzato; non sembrava affatto soddisfatto dei suoi capelli vaporosi, che da grigio sporco erano diventati rossi, una volta rimosso lo strato di lerciume.

Uscì dal cruscotto e si appoggiò sulle ginocchia di Rose, che teneva il Grimorio aperto in grembo. Nel mentre diede una gomitata a Urchin, che emise un borbottio di protesta.

«E levati! Non vedo niente col tuo lunghissimo naso davanti» sibilò Puck, facendo ruzzolare il folletto nel contenitore delle cassette audio.

«Che modi!»

«Ecco, vedi?» proseguì Puck, indicando a Rose una riga in particolare del Grimorio, scritta in inchiostro rosso. «Qui dice "Non è richiesto recitare né formule né preghiere, se l'adepto non è stato iniziato all'utilizzo della magia. Si rischierebbe solo di causare dei danni o invocare spiriti maligni, che si approfittano dell'inesperienza del non-iniziato per rivoltargli contro le maledizioni. Si raccomanda di seguire fedelmente il percorso prestabilito". Dunque tutto ciò che noi dobbiamo fare è posizionare le nostre erbe nei punti strategici e far indossare a tuo papà un amuleto di protezione dopo il rituale... quello in Pietra di Luna che hai tu andrà bene. Terrà lontano i folletti del malaugurio che lo tormentano.»

«E dire che non mi ricordo nemmeno da dov'è saltato fuori questo amuleto» sospirò Rose.

Ann si strinse nelle spalle. «Probabilmente era di papà e non ci hai mai fatto caso. Con tutte le cianfrusaglie fatate che aveva a casa, non mi sorprenderebbe.»

Rose annuì e ripescò Urchin dal contenitore delle cassette. Per dimostrare il suo scontento per il comportamento di Puck, il folletto si era trasformato in un riccio e si era rannicchiato a palla. Le carezze di Rose lo convinsero a distendersi, e Urchin le permise di accarezzargli la pancia morbida, con un'espressione di estasi sul muso puntuto.

«Però sono ancora arrabbiato con te, Puck» sibilò il riccio, puntando una zampina rosea verso l'amico.

«Sì, certo» sbottò questi, tornando ad avvolgersi nella sciarpa. «Sono io l'unico ad avere il diritto di arrabbiarsi, qui. Mi hai ingannato. Le hai aiutate a farmi un bagno. Gah! Se ci penso mi vengono ancora i brividi.»

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Quando arrivarono a La Serenità, ognuno di loro sapeva già cosa fare. Vennero accolti da Marco, che si stupì di vedere Ann e palesò la sua perplessità al punto che la donna cominciò a trovarlo sgradevole.

Non appena ebbe dato loro le spalle, Ann digrignò i denti e si chinò su Rose per sussurrarle in un orecchio.

«Ma guarda 'sto stronzo. Come si permette? Che ne sa del perché non sono venuta qui?»

Rose non aveva la minima intenzione di cominciare a discutere riguardo quell'argomento, altrimenti si sarebbe aperto il portone di San Pietro. «Lascia perdere. Abbiamo altre cose cui pensare adesso» mormorò Rose. Si diede un colpetto sulla tasca. «Sai cosa fare con Puck.»

Ann annuì e si mise una mano in tasca, dov'era nascosto il folletto panciuto. Mentre Rose distraeva Marco, Ann entrò nell'ufficio dell'operatore sanitario e sguinzagliò Puck.

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora