Uno strato ondeggiante di nebbia violacea accarezzava i loro stivali, sciogliendosi in rivoli di vapore che accarezzavano la terra arida come uno sfiato miasmatico.
Rose si strinse nel mantello che le avevano donato le fate e cercò di controllare il tremito che si era impossessato delle sue mani. Dal muro di fronte a loro proveniva un lieve sibilo, come se dall'altra parte li stesse aspettando un terreno ricoperto di rettili. Rose percepiva l'aura di quel confine come un flusso di emozioni negative che le entravano nel corpo attraverso il naso, la bocca, persino i pori della pelle. Un sussurro di morte aleggiava nell'aria, aggrappandosi ai loro abiti, fiaccando i muscoli delle loro gambe.
«Dobbiamo davvero passare di qui?» sussurrò Wulfric, dando voce al pensiero di tutti i presenti.
Artri, che si era irrigidito, cercò di scrollarsi di dosso la paura come un cane si libera dalle pulci, e rivolse loro un sorriso tutto denti. «Purtroppo non c'è un'altra via.»
«Cos'è successo a questo posto?» chiese Rose, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle nubi violacee che oscuravano la visuale.
«Dopo che i Fructoedi abbandonarono il Mondo del Violetto, questa terra venne occupata da diverse specie di fate, che avevano una sola cosa in comune: impedire ai fuggiaschi di tornare indietro. Siccome i figli di Devnet avevano voltato le spalle alle fate, andavano puniti, e bisognava tagliare anche l'ultimo ponte che li univa all'Oltremondo. Queste fate si sono dedicate interamente a questo scopo, al punto da dimenticare di essere mai state qualcos'altro. A lungo andare i loro sentimenti negativi le hanno trasformate in mostri, e il Mondo del Violetto viene evitato da tutti. Nessuno vuole ritrovarsi faccia a faccia con una Banshee o un Berretto Rosso, fidatevi. Nemmeno io sono mai stato qui, e ho girato l'Oltremondo in lungo e in largo.»
Perfetto. Ora dovevano anche affrontare degli spiriti di vendetta che avevano dimenticato tutto delle loro vite precedenti, ed erano devoti all'uccidere tutti i Fructoedi che avrebbero messo piede lì, ovvero tutti gli umani.
«Beh, noi non siamo del tutto umani» ipotizzò Wulfric, cercando di alleggerire l'atmosfera. «Magari ci lasceranno passare.»
Un'occhiata torva di Artri fu sufficiente a farlo desistere. Il Grande Orso liberò la sua pesante spada a due mani dal fodero, e la lama scintillò leggermente alla luce malata del sole della Volta Variante, un punto rossiccio talmente lontano da sembrare la pupilla dell'occhio di un drogato. L'arma donatagli dai Tritoni aveva delle scritte nella serie runica a ventiquattro segni lungo la lama. Rose, che aveva studiato le rune quando ancora era all'università e ne aveva approfondito la conoscenza grazie alle lezioni di Geodfrith, riuscì a leggere la parola "EFTWYRD", che significava sia "giudizio" che "resurrezione". Era una lama incredibile, per quanto fosse pesante. Rose non sarebbe mai riuscita a brandirla in battaglia per più di dieci minuti, e sarebbe stata tremendamente imprecisa. Ma Artri... lui la maneggiava come se quella spada avesse aspettato lui per venire al mondo e non fosse stata destinata a nessun altro.
Rose sfoderò la propria lama, leggera e sottile, e lo stesso fece Wulfric con un martello a manico lungo, dal maglio che sembrava fatto di vetro decorato da rifiniture d'oro.
Nell'altra mano tutti e tre strinsero la conchiglia che avrebbe scacciato le Banshee, pronti a soffiarci dentro.
«Siete pronti?» chiese Artri.
La sua voce aveva assunto un tono del tutto diverso da quello svogliato che aveva di solito e si era trasformata in quella autoritaria di un leader abituato a vedere i propri ordini portati a termine, un comandante che combatteva in prima linea assieme ai suoi uomini.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...