Raggiunsero la sottile entrata della sala del trono, che il Fiocchetto aprì premendo un bottone su un pannello. Seguì un sonoro cigolio e la porta si aprì, offrendo loro uno scorcio sull'ingresso alla sala del trono. Si trattava di un piccolo corridoio, nel quale erano state radunate delle divise a grandezza umana, perfette per lei e Wulfric. Il ragazzo indossò una delle eleganti tuniche bianche e si rimise il martello a tracolla. Rose nel frattempo accarezzò l'orlo dei vestiti che fluttuavano nell'aria e che la stavano aspettando a braccia aperte. Erano bellissimi, coi loro pizzi e i bordi arricciati e la seta così pura da luccicare, però Rose li declinò. Preferiva di gran lunga la sua tenuta da guerriera a quell'assenza di colore.
Wulfric le si avvicinò e, assieme, seguirono il Fiocchetto, che stava borbottando fra sé e sé. «Che maleducata... rifiutare i vestiti di Finvarra per tenersi quei due stracci...»
«Cos'hai detto, scusa?»
«Niente!»
L'ingresso alla sala del trono era più lungo di quanto avesse immaginato. Era un tubo bianco che, anziché accorciarsi, si allungava e si ingrandiva. Finvarra si divertiva a giocare con le proporzioni e a illudere le coscienze dei suoi ospiti. Dal fondo del tunnel a un tratto provenne un suono di tromba, e a Rose ci volle qualche secondo per capire che il corridoio stesso era lo strumento. C'erano dei fori sul soffitto in corrispondenza dei lampadari, che si alzavano e abbassavano quando delle dita invisibili ci si posavano sopra.
«Assurdo» sussurrarono lei e Wulfric, all'unisono.
Si presero per mano e continuarono a seguire il Fiocchetto, i piedi che affondavano in una morbida moquette bianca sbucata da chissà dove. Il suono della Fantasia per tromba si attenuò man mano che si avvicinavano all'uscita, una porta assai più grande, talmente ampia che ci si sarebbero potuti far passare tre elefanti uno sopra l'altro.
La porta era già spalancata su un salone talmente ampio che Rose non riusciva a scorgerne le pareti, avvolte da una nebbiolina bianca. Forse non c'erano nemmeno le pareti. Di certo lo spazio funzionava in modo strano, lì dentro: era una gomma che Finvarra poteva modellare a suo piacimento.
Chissà se anche il tempo funzionava così nel Mondo del Bianco. Se fosse stato vero, cent'anni sarebbero potuti diventare un secondo, e viceversa. Rose pregava che il suo buon senso si sbagliasse, anche perché lì per una cosa come il buon senso non c'era posto.
Il salone era attraversato da una serie di navate, intervallate da colonne in marmo nel quale erano state scolpite Ninfe dell'aria, avvolte in vestiti leggeri come un foglio di vapore. Il soffitto si apriva sul cielo, e le colonne salivano e salivano; le Ninfe si aggrappavano le une ai vestiti delle altre, fino a scomparire anch'esse nelle nuvole. Al centro del salone c'erano due rampe di scale, che conducevano fino a uno spiazzo di proporzioni gigantesche, del tutto vuoto.
Rose e Wulfric si guardarono e tornarono a scrutare il vuoto.
«Dove diavolo è Finvarra?» chiese la ragazza, rubando il cappello al Fiocchetto per usarlo come ricatto.
«Non lo so!» gemette il folletto. Si mise a saltare per recuperarlo, ma non riusciva a sollevarsi per più di dieci centimetri. «La sala del trono è questa. Io vi ho portato nel luogo richiesto, adesso non siete più un mio problema. Ridammi il berretto!»
Rose stava per rispondergli che se la poteva sognare la sua bombetta, ma venne interrotta da un mormorio che proveniva proprio dallo spiazzo vuoto. Come in una botola all'interno di un palcoscenico, dalla piana emersero dei Fiocchetti che tenevano sotto braccio degli strumenti, in particolare arpe, tamburelli e flauti. Erano tutti addobbati a festa, con delle giacche troppo grandi per loro, dotate di doppiopetto.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...