Urchin era rannicchiato su una minuscola amaca, sospesa nel vuoto assieme a quelle di diversi suoi compagni. Erano tutti talmente stanchi da essersi addormentati non appena i loro corpi avevano sfiorato la stoffa. In quella parte del campo c'era un silenzio completo.
Rose abbandonò il nascondiglio sicuro dei cunicoli sotterranei e gattonò verso i letti dei folletti. A malincuore, Artri era stato costretto ad affidare a lei quel compito: era più piccola e silenziosa, e sarebbe stata più difficile da notare rispetto a lui o a Wulfric, entrambi dalla corporatura imponente.
La ragazza era stata felice di accogliere quell'opportunità, e voleva riuscire a dimostrare a quei due di poter essere utile.
Dei Nani pattugliavano la zona di riposo, camminando fra i letti con le mani conserte dietro la schiena, e Rose dovette stare attenta a evitarli. Quando raggiunse la brandina di Urchin, la ragazza fece scivolare con delicatezza le mani nella stoffa e lo nascose nel colletto della sua tunica. Il folletto si allarmò e si dibatté nel tessuto, ma si tranquillizzò non appena ebbe riconosciuto l'odore di Rose.
«Rose!» gemette, con le lacrime agli occhi. «Credevo di avervi perso! Mi dispiace averli seguiti, mi sono fatto ingannare come uno stupido. E' bastata la promessa di banchettare con dei buoni profumini dell'Oltremondo, e mi hanno rinchiuso in una gabbietta mentre ero ancora stordito dal cibo. Prima che potessi dire "bè", mi sono ritrovato nelle miniere dei Nani! Credevo che non ne sarei più uscito.»
«A noi non è andata molto meglio, Urchin» rispose la ragazza, parlando talmente piano che i fruscii della sua veste erano più rumorosi. «Ma ti tirerò fuori di qui, promesso. Adesso fai silenzio. Non dobbiamo farci sentire.»
Il folletto annuì e si aggrappò all'orlo del colletto senza dire più nulla. Diede il via libera a Rose, e lei gattonò rapida fra i letti fino a raggiungere il cunicolo di Artri e Wulfric.
Il primo la guardò con le sopracciglia aggrottate, come se si aspettasse delle grida d'allarme da un momento all'altro, mentre Wulfric le rivolse un ampio sorriso.
«Ce l'hai fatta!» esclamò, e la strinse in un rapido abbraccio spacca-costole. Le sue mani indugiarono su Rose, che sciolse con gentilezza la stretta, mentre lo guardava di sottecchi. Si vergognava per averlo trattato male poco prima. L'espressione di Wulfric si ammorbidì, come se volesse dirle che l'aveva perdonata, e il ragazzo si focalizzò su Urchin. «Sei ancora tutto intero, amico?»
«Sì, anche se puzzo in modo terribile» piagnucolò il folletto, cercando di ripulirsi dalla polvere giallastra che aveva intriso i suoi vestiti. «E' una tortura per me restare qua sotto. Giuro che non voglio più vedere un Nano in vita mia!»
Rose annuì e guardò Artri, che si stava già avviando senza dire niente.
«E gli altri prigionieri?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia. «Non possiamo lasciarli qui.»
«Siamo solo in tre, bambina. Per quanto possiamo essere furbi, non riusciremmo a liberarci di tutti questi Nani» le fece notare il Grande Orso. «Purtroppo dobbiamo lasciarli qui.»
Rose guardò Wulfric e scoprì che lui aveva la sua stessa espressione dubbiosa.
«Rose ha ragione. Non possiamo andarcene senza liberarli.»
Rose sorrise al ragazzo, mentre da Artri proveniva un ringhio di frustrazione.
«Adesso non fate gli eroi! Stiamo cercando di mantenere un profilo basso. Se facessimo scappare i prigionieri, tutti saprebbero che siamo passati di qui e che voi siete riusciti a scappare dalla Volta Variante dove vi avevano rinchiuso. E' questo che volete? Che l'intero Oltremondo ci sia alle calcagna?»
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...