Quando Wulfric riaprì gli occhi, Rose gli stava pettinando le piume del collo con una mano. Dall'airone provenne un pigolio, mentre apriva e chiudeva il becco, come se stesse tentando di parlare.
«Wulfric, sei ancora un pennuto, sai» gli fece notare Rose. «Non capisco niente di quello che stai dicendo.»
Wulfric emise uno sbuffo di frustrazione e tornò ad appoggiare la testolina sul cuscino, chiudendo gli occhi. Rose gli accostò al becco un vaso di fiori che aveva riempito d'acqua fino all'orlo e l'airone ci infilò il lungo becco giallo.
Le sue zampe scure erano abbandonate sull'asciugamano che Rose aveva disteso sul letto, ed erano ricoperte di sabbia. La ragazza lo avvolse in una coperta e Wulfric la guardò con gratitudine. Subito dopo sollevò la testa per un pensiero improvviso e riprese a lamentarsi, becchettandole il braccio.
«Che ti prende adesso?» sbottò Rose, allontanandosi per impedirgli di sfilacciarle tutto il maglione.
Wulfric si lasciò sfuggire un mezzo stridio, piegando il collo a esse, e si slanciò verso di lei. Con una beccata le staccò dal collo il ciondolo che le aveva regalato e lo punzecchiò. Rose, credendo che lui volesse che lei lo usasse, ci soffiò dentro. Un fastidioso trillo pervase l'aria, trapanando loro le orecchie, ma non ebbe alcun effetto.
Wulfric cominciò ad agitare le ali, tentando di stringere il fischietto di legno.
«Non funziona, Wulfric!» gemette Rose, sottraendolo alla sua presa. Lo strinse al petto, sotto lo sguardo angosciato dell'airone. Rose trasse un profondo sospiro e accarezzò il capo dell'airone, che si tranquillizzò un po'. Le piumette fragili sul suo petto fremevano, sollevandosi rapidamente. «Non riesci più a tornare umano, vero?»
L'airone annuì.
«Immagino tu non sia molto esperto.»
Nonostante gli seccasse ammetterlo, Wulfric annuì una seconda volta.
«La Corte degli Scontenti ti ha definito "apprendista". Apprendista di cosa, esattamente? Magia?»
Wulfric fece gli occhi dolci e si mise a becchettarle un dito con delicatezza.
«Tu sei nei guai, lo sai, vero?»
«Kaiii.»
«Tanto non mi freghi con quella faccia. Cioè, quel muso.»
La porta della stanza di aprì e Rose cercò di coprire Wulfric con le coperte, temendo che si trattasse di Ilenia o della nonna. Per fortuna, era solo Ann.
«Scusa» disse, richiudendo la porta. La chiuse a doppia mandata di chiave e si inginocchiò al fianco di Rose, guardando Wulfric con le sopracciglia aggrottate.
«Come sta papà?» chiese Rose, che stava sistemando le coperte. L'airone le diede un pizzicotto all'indice per rimproverarla, le piume in testa talmente arruffate che sembrava appena uscito da un'asciugatrice.
«Al momento non si riescono ancora a vedere gli effetti del rituale, ma Urchin e Puck confermano che è andato bene» rispose Ann, continuando a scrutare l'airone.
«Già» intervenne Urchin. Fece capolino dal marsupio nel quale Ann l'aveva rinchiuso assieme a Puck. Il folletto monello diede uno spintone al compare, che ruzzolò fra le coperte con un grido soffocato. «La stanza è stata del tutto purificata e gli infermieri non hanno sospettato niente. Puck ha messo in ordine tutto prima che rientrassero, nonostante la pulizia non gli venga molto bene.»
«In effetti il posto era assai migliorato dopo il passaggio degli Scontenti!»
Rose guardò Puck con un sopracciglio inarcato, poi trasse un profondo sospiro e appoggiò il mento sulle braccia incrociate. «Non si sa nient'altro?» chiese ad Ann. «Scusa se ti ho lasciata a piedi, ma Wulfric stava male. Dovevo portarlo al sicuro.»
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...