Quando nacque Artri, ci fu una grande festa, ma Merlino vi presenziò a malapena, malgrado Ygraine avesse richiesto la sua presenza. Tutto ciò che fece fu benedire il bambino, un pargolo piuttosto vispo e in carne, e restituirlo alla madre.
Merlino era preoccupato per Ygraine, che era molto provata dal parto, e le diede una pozione ricostituente, sperando che sarebbe stata meglio anche senza di lui. Medb lo aveva invocato per cercare dei nuovi Mundbora, e il mago non poteva sottrarsi al suo volere, malgrado avrebbe preferito restare per assistere la neo-madre e quel gambero urlante di suo figlio.
Merlino si trasformò in un merlo, com'era sua abitudine, e volò fino alla caverna di Medb. Parlò con la regina, che gli raccontò di una ragazza dal potenziale di Mundbyrnes che viveva poco lontano da quello che un tempo era stato il suo villaggio. Si chiamava Freya, e Merlino aveva il compito di testare le sue capacità.
Merlino ubbidì e andò al villaggio. Ritornò da quell'esperienza molto cambiato e, avendo bisogno di restare solo, venne nel suo eremo, dove sapevo che sarebbe tornato prima o poi. Io in quel momento stavo giocando coi miei compagni folletti: avevamo rubato dei vestiti agli umani, e ci divertivamo ad assumere le loro sembianze, mettendo scompiglio nelle loro vite. Chissà che faccia avrebbero fatto, vedendo i loro sosia. Avrebbero pensato di essere impazziti, i poveretti, e sarebbe stato molto divertente... almeno per noi.
Merlino sembrava più giocondo del solito, quando si accomodò sulla sua postazione, e attorno a lui si formò la solita folla di fate in cerca di cure.
Fu una compagnia sorprendentemente piacevole quel giorno, e non lo sentii imprecare nemmeno una volta.
«Bizzarrevole Myrddin» gli dissi, arrampicandomi lungo il suo mantello verde. «Ti vedo felice, oggi. Cos'è successo? A Medb è caduto un masso in testa e ora è tornata in sé?»
«Macché» ridacchiò lui, scuotendo la testa. Non aveva nemmeno reagito alla mia provocazione. Incredibile. Di solito, quando osavo dire una sillaba sbagliata sulla sua Medb, lui si infervorava come se avessi insultato sua madre. «Sto solo reclutando dei Mundbora.»
«E questo ti rende felice perché non vedi l'ora di assoggettare altri poveri, innocenti umani al volere della tua mostruosa padrona?»
Nemmeno questo lo scalfì, e Merlino diede persino un bacio sulla testa del Puck cui aveva appena curato un eritema. Il folletto mi guardò con aria perplessa, come se temesse che Medb avesse risucchiato quel poco che restava del cervello del mago.
«No, no. E' solo che, Urchin, insomma...» ridacchiò Merlino. Era ubriaco? Febbricitante? Il suo alito non odorava di sidro però, e la sua pelle era fresca. Non lo vedevo tanto in salute da anni.
«...insomma hai perso la tua intelligenza nel fondo di un bicchiere» completai, sedendomi sul palmo della sua mano.
«No, non è questo» continuò lui, continuando a sghignazzare come una iena.
«E allora che hai da essere tanto contento? Di solito sei così cupo. Ti hanno fatto un maleficio, ecco la risposta!»
«Malef- ma no, idiota. Sto benissimo. Mai stato meglio» disse lui. «E' che ho finalmente ho trovato qualcuno con cui chiacchierare a parte Ygraine.»
«Immagino che il muro con cui tu abbia cominciato a parlare sia molto paziente. L'unico in grado di sopportarti.»
«Urchin. La mia pazienza è vasta, ma non infinita» brontolò Merlino, fulminandomi con lo sguardo. Ah, ecco il suo vero se stesso. Mi chiedevo dove fosse finito.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...