Ormai aveva ingranato la quinta e Rose non riusciva più a stargli dietro.
«Aspettami!» lo supplicò la ragazza, ansimando.
«Sei giovane! Non riesci a stare dietro a una cariatide di milleottocento anni? Quel nullafacente di Artri era più atletico di te!»
«Già, cariatide è la parola giusta per te» sussurrò Rose, con una voce che riteneva impercettibile. «Una scontrosa cariatide sentenziosa.»
Più si avvicinavano al centro di Avalon, più la personalità di Myrddin cambiava, trasformandosi in quella di un uomo anziano insoddisfatto dalla prestanza dei giovani.
«Bada al linguaggio, bambina. Sarò anche una cariatide, ma è meglio non avermi come nemico, e per giunta ci sento benissimo!»
Rose capì che discutere con lui era come parlare con un sasso e ubbidì, cercando di camminare a un passo più spedito.
Attraversarono le vie in terra battuta sotto lo sguardo di curiosi che si affacciavano alle finestre o cessavano le loro attività per poterli guardare. Il nome di Myrddin echeggiava fra la folla e, non appena videro Rose, cominciarono a sussurrarsi nelle orecchie. Quel bizzarro popolo era composto da alte creature con le orecchie lunghe venti centimetri, così come da piccoli ometti nodosi arrivavano malapena al ginocchio, ma tutti condividevano il tatto di un bambino di sei anni: continuavano a indicare Rose e a fare commenti sul suo aspetto, in particolare sulle sue orecchie.
«Che orecchie sono quelle?»
«Per la barba di Finvarra, che le è successo a questa povera disgraziata?»
«Gliele avrà rosicchiate uno spirito maligno mentre dormiva?»
Rose avrebbe voluto dir loro che non era carino fare supposizioni sulle orecchie altrui, ma non ebbe tempo di girarsi, perché Myrddin la costringeva a procedere come un treno.
Fu un gruppo di ragazzini a bloccare la sua corsa. «Andate via! Non ho tempo adesso!» Loro lo ignorarono, continuando a parlare l'uno sopra l'altro finché Myr non fu costretto a elargirgli dei dolciumi recuperati nel mondo degli umani. Solo allora i ragazzini se ne andarono di corsa, e diedero degli spintoni a Rose.
«Ehi! Guardate dove state andando!» Quelle pesti! Aveva quasi rovinato il vestito della donna del ritratto, per colpa loro. Rose sospettava che Myr si sarebbe trasformato in un mostro a tre teste, se fosse accaduto qualcosa a quell'abito.
«Tu, dici "ehi" a loro? Tu, che non riesci nemmeno a stare al passo?» borbottò il Mundbora, scendendo lungo un pendio dove la strada diventava fangosa.
Rose lasciò che i suoi brontolii le scivolassero addosso e gli andò dietro. Era abituata agli sproloqui di sua nonna e alle lamentele costanti di Wulfric, ma loro non erano niente in confronto a quel mago che aveva fatto del disappunto la sua professione.
A un certo punto anche quella folle maratona terminò, e raggiunsero un'ansa del fiume in cui la corrente era quasi ferma. Proprio lì, sdraiato su un'isoletta al centro del corso d'acqua, trovarono Wulfric. Rose inarcò le sopracciglia, nel vederlo nudo come un pulcino. Il giovane era spaparanzato nell'erba e dormiva con un cappello di stoffa stinta calato sul naso, mentre era intento a crogiolarsi al sole. Aveva delle rune dipinte sul braccio ferito: la parte lesa era tornata in salute, ed era ricoperta da una poltiglia verdognola.
«E io che credevo fosse preoccupato per me» sospirò Rose. Non che si fosse aspettata altro da Wulfric. Sarebbe stato capace di addormentarsi persino durante un bombardamento nucleare.
«Hai visto? Quel piccolo troll non è mai stato meglio» sbuffò Myr. Raccolse un sassolino e lo lanciò contro il ragazzo. «Svegliati, scellerato!»
Wulfric scattò a sedere con un gridolino poco virile. Fece per rispondere male a Myrddin, ma vide Rose, e si affrettò a usare il cappello per coprire le sue zone più recondite.
«Myrddin... Rose... io... stavo per venire a vedere come stavate!» balbettò, tentando di spiegarsi.
«Ero preoccupata per te, e tu eri lì a dormire» brontolò Rose. «Non ti senti nemmeno un po' in colpa?»
«Te l'ho detto, mi stavo giusto per incamminare! Poi sapevo che saresti stata bene con Myr, guarda, sei come nuova.»
«Già, mi sento davvero una favola.»
Myr rise piano nell'assistere al loro scambio e le posò una mano su una spalla.
«Almeno fai qualcosa di utile, allievo, e controlla che la tua amica non si anneghi mentre fa il bagno.»
La ragazza sollevò lo sguardo su Myrddin con un sopracciglio inarcato. Non aveva bisogno di aiuto per fare un bagno, men che mai di quello di Wulfric.
«Non ho intenzione di fare un bagno con lui che mi fissa» sbottò, indicando il ragazzo. «E neanche con te.»
«Mi ero dimenticato che gli umani erano così legati al pudore» sospirò Myrddin, che aveva già cominciato a togliersi la tunica. La lanciò in un angolo e si tuffò in acqua, senza dare a Rose il tempo di sentirsi a disagio. «Che sarà mai mostrare un fazzoletto di pelle?»
La testa del Mundbora emerse dal fiume, mentre lui si abbandonava a un sospiro di sollievo.
«Non avevi appena fatto il bagno?» mormorò Wulfric, che si era tuffato a sua volta. Si stava sfregando il braccio per togliere i residui dei medicamenti magici.
Myrddin fece finta di non averlo sentito e si pettinò i capelli bagnati all'indietro.
«Devo controllare che quei piccoli selkie non siano andati a nascondersi alla Baia della Quercia, e ho pensato di andarci a nuoto, anziché a piedi. Meno gente a disturbarmi. Comunque, Wulfric, perché non dai a Rosemary una coppa di quell'intruglio che ti ho insegnato l'ultima volta? Quella cosa molto utile per quando ti metti in una situazione scomoda, hai presente?»
Wulfric lo guardò con tanto d'occhi. «Ne sei sicuro, maestro? Voglio dire, non è che la pozione sarà troppo forte?»
«Macché. Diluiscila un po' e andrà benissimo! Ritengo il fatto che questo sia un incentivo per migliorarti, almeno che tu non voglia far cadere la tua amica stecchita. Ora perdonatemi, ma devo proprio andare. Con te ci si vedrà presto, Wulfric. Con te, Rosemary, non lo so. I cristalli dicono che sarai nel mio futuro, ma preferirei evitarlo. Non che tu mi stia antipatica, ma è meglio così, credimi. Una sola cosa: ricordati di portare sempre il mio ciondolo con te d'ora in poi.» Myr si portò due dita alla fronte e le fece un cenno di saluto.
«Addio», balbettò Rose. Guardò Myrddin nuotare via con bracciate fluide, senza capire perché l'avesse liquidata così. Per quanto quell'uomo fosse dolce quanto una bella porzione di cicoria sott'aceto, si era già abituata alla sua presenza.
«Lascialo perdere, è fatto così, tutto particolare. Non gli piacciono i saluti» disse Wulfric, mentre agitava i piedi per restare a galla. «Avanti, che aspetti? Buttati. Vedrai che starai molto meglio, dopo.»
Restarono in silenzio a fissarsi per un lungo istante, poi Rose si schiarì la gola e Wulfric capì.
«Oh, scusa. Certo, mi giro. Non ti guardo mica, fai pure!»
Rose borbottò a mezza voce e controllò che non ci fosse nessun altro nei paraggi. Solo allora si tolse di torno quel vestito infernale, che era decisamente troppo stretto per lei.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasi"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...