Rose terminò di allacciare il giustacuore, sopra il quale posizionò l'armatura di cuoio blu ricoperto da sottili placche argentee. Infilò gli stivali a mezza coscia e si guardò allo specchio, avvolto in una cornice di madreperla e conchiglie. Sorrise alla sua immagine riflessa e toccò il ciondolo a forma di carpa che portava al collo.
Non credeva che avesse davvero dei poteri magici. Ilioputli le aveva raccontato quelle cose per spingerla a sentirsi più tranquilla con Wulfric. Il suo piano aveva funzionato. Rose non aveva avuto bisogno di alcuna magia, ma soltanto una parola gentile.
La ragazza estrasse lentamente la spada dal fodero, e la lama emise un sibilo argentino. Un raggio di sole colpì la lama trasparente e la luce si scompose in un piccolo arcobaleno che si proiettò sul pavimento.
Rose restò immobile, poi si accanì contro un avversario invisibile con una serie di rapidi fendenti. La lama era talmente affilata che le parve riuscisse persino ad affettare il suono, emettendo un sussurro cristallino quando affondava nell'aria.
La ragazza ne saggiò il filo con un indice e avvertì un lieve dolore. Si succhiò il dito per ripulirlo dalla goccia di sangue. I Tritoni avevano davvero fatto un ottimo lavoro con quell'arma.
«Sei ancora qui? Ti stiamo aspettando giù!»
Wulfric era sulla soglia della stanza, e stava sorridendo. Rose non l'aveva nemmeno sentito arrivare. «La stavi provando?»
Rose annuì e rinfoderò la spada. «E' una bella lama. Con questa potrò difendermi, almeno. Senza magia siamo poco più che due esseri umani... continuo a pensare che non potremo fare molto contro Morgaine.»
Wulfric si avvicinò a lei e le mise una mano su una spalla, facendola scivolare lungo il suo braccio. Le scostò i capelli di lato e le sorrise. «L'importante è arrivare nel mondo di Finvarra. Non dobbiamo per forza combattere contro Morgaine. Non siamo mica qui per dimostrare chi è il più forte, dobbiamo giocare d'astuzia.»
«Astuzia» ripeté Rose, con uno sbuffo. «Artri penso sia più un tipo da mazza chiodata sulla testa, che un raffinato stratega.»
«Disse quella che voleva far saltare in aria le miniere dei Nani.»
Rose mugugnò con fare risentito e incrociò le braccia sul petto. «Io lo volevo fare per salvarli, non per dimostrare quanto ce l'ho grande.»
Wulfric scoppiò a ridere. «Dovresti sapere che lui è un po' antiquato. E poi dobbiamo pur far colpo su di voi in qualche modo, no? A cosa credi che servano le grandi gesta?»
«Allora è sempre tutto un imbroglio.»
«Ma certo.»
Rose rise piano e si diresse verso l'uscita della stanza. Wulfric la seguì sogghignando; la sua armatura, più pesante ed elaborata, emetteva dei "clic-clac" a ogni passo, come la corazza di un armadillo d'acciaio.
Rose avvertì la mano di Wulfric cercare la sua e, nonostante avesse il naso arricciato per il fastidio di essere stata intortata, ricambiò la stretta.
La notte precedente, dopo essere stati alle terme, avevano passato la notte in quella stanza, rannicchiati nel letto matrimoniale. Erano stati talmente stanchi da essersi addormentati subito. Rose aveva provato una certa confusione quella mattina nel trovare Wulfric al suo fianco, ma poi si era ricordata quanto era accaduto e si era rilassata fra le coperte.
Avevano avuto a malapena venti minuti per vestirsi prima che Artri venisse a cercarli, dicendo che il tempo scarseggiava e che non potevano sostare oltre nel Mondo dell'Azzurro. Ilioputli li avrebbe accompagnati fino al confine del Mondo dell'Indaco e, da quel punto in poi, avrebbero dovuto cavarsela da soli.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...