(R) Capitolo 17: Scontro di magia (2/2)

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Continuarono a camminare battibeccando a mezza voce, finché non esaurirono i motivi per cui restare arrabbiati e trassero un profondo sospiro.

«Grazie per avermi salvato» mormorò Wulfric, guardandola come un cane che ha mangiato un biscotto di nascosto.

Rose, che non se l'aspettava, decise di lasciar perdere la propria arrabbiatura. Wulfirc aveva l'incredibile capacità di sciogliere i cuori, quando faceva il remissivo. Anche Myr aveva notato questa sua abilità, e alla fine tendeva a essere più buono con lui, almeno quando non era impegnato a farlo infuriare.

«Ero vicina, mi sono detta "perché no?"» La schiena le diede una fitta e Rose fece una smorfia. «Quell'incantesimo che ha usato Myrddin... cosa diavolo gli era preso?»

«Non è la prima volta che una cosa del genere succede» sussurrò Wulfric, abbassando lo sguardo. La sua fronte si riempì di rughe e fu come vedere una roccia intenta a pensare. «Ho sentito diversi racconti sul suo conto. Tutte le fate di Avalon ormai si sono abituate alla sua presenza e non potrebbero vivere senza di lui, ma molti hanno delle riserve sul suo conto. Lo temono, come se potesse tornare a essere un servo di Medb da un momento all'altro.»

Un brivido scese lungo la spina dorsale di Rose. «Tu cosa ne pensi?»

«Myrddin è il mio maestro» rispose lui, come se fosse stata una spiegazione più che sufficiente. «Io lo conosco, ed è una brava persona... a volte può essere ambiguo, ma ti posso assicurare che non farebbe del male a nessuno per il solo gusto di farlo e che Medb non ha più nessuna influenza su di lui. Quell'occhio verde non significa niente. Non lasciare che la paura te lo faccia giudicare in modo sbagliato. Ha già sofferto abbastanza per questo.»

«Già» commentò una vocina soffocata. «Però devi ammettere che ultimamente si comporta in modo strano.»

Rose e Wulfric si bloccarono sul posto e fissarono lo sguardo sul borsello di cuoio che il ragazzo portava attorno alla vita, dove normalmente riposavano delle erbe medicamentose.

«Non l'ho sentito solo io, vero?» mormorò Rose.

«E' solo una tua impressione» ribatté il borsello, con voce familiare. «Continuate pure a camminare.»

Wulfric aprì il contenitore. Rannicchiato in un nido di lavanda, timo e rosmarino, c'era un riccio dallo sguardo annebbiato, simile a quello di un pasciuto fumatore di canapa.

«Urchin» borbottò Rose, raccogliendolo con delicatezza. Il riccio starnutì e batté le palpebre come se fosse appena uscito da un sogno di cui gli sarebbe piaciuto vedere il finale. «Cosa ci facevi lì? Stavi origliando?»

«No, no. Io no» mormorò il folletto. Fece una smorfia disgustata. «Myr ti ha spalmato quel disgustoso unguento guaritore addosso, vero? Preferirei rotolarmi nel letame che farmi mettere addosso quella roba. Mi fa venire il mal di testa.»

La creatura fece per saltare di nuovo nel borsello di Wulfric, ma Rose lo trattenne. «Tu sai qualcosa su Myr, non è vero? Eri il suo compagno di avventure: avanti, parla.»

«Sono solo un riccio. Cosa vuoi che ne sappia, io?» si lagnò il folletto, mordicchiandole il pollice.

Wulfric gli diede un pizzicotto sul naso. «Sputa il rospo.»

Urchin continuò a piagnucolare. «Sei un gigante col cervello di un sasso! Non toccare il mio nasino! Tanto non parlerò.»

«Perché tanta riservatezza, all'improvviso?» lo punzecchiò Rose. «Non avrai mica paura di Myr.»

«Voi non lo conoscete» strillò il folletto. «Non gli piace che io vada in giro a dire i suoi segreti... quelli seri, insomma.»

«Guarda che ti riempio il muso di quell'unguento guaritore» minacciò Rose, portandosi una mano fra le scapole.

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora