Dopo aver cenato in compagnia della nonna e delle sue invettive contro gli uomini e il governo, Rose riuscì a stento a trascinarsi in camera. I suoi piedi si erano trasformati in due piccole incudini mentre aveva raccontato a Maria tutte le proprie vicissitudini.
«Io ci ho provato a chiamarti con lo Skeip, però non sapevo bene come fare» le aveva detto la nonna, mostrandole lo smartphone che tentava invano di comprendere.
«Si dice Skype, nonna. Skaip» la corresse Rose, mordendosi la lingua per non ridere. Sua nonna era molto permalosa.
«Skeip, Skaip, stessa roba! Però se non funziona non è colpa mia!»
Rose aveva passato i venti minuti successivi a tentare di spiegarle come accedere all'applicazione, sapendo che si sarebbero trovate nella stessa situazione quando sarebbe ritornata a casa la volta successiva. Nonostante ciò, era molto contenta di poter condividere un po' di tempo con Maria. Rose restò ad ascoltare tutte le sue proteste sulla tecnologia moderna, che la nonna vedeva come un irrisolvibile rompicapo che traviava i giovani, e a sdegnarsi con lei per la vita privata di star e conduttrici televisive di cui Maria leggeva assiduamente nei giornali scandalistici.
Quando Rose fu finalmente libera di andare in camera, abbandonò l'antro caldo della cucina e ciabattò fino al piano superiore Incrociò sua madre in corridoio, intenta a spostare delle formine per saponi.
Rose inspirò a fondo, e un suono rasposo le disse che Urchin, all'interno della tasca centrale della sua felpa, aveva fatto lo stesso.
«Delizioso!» esclamò il folletto, cercando di fare capolino per nutrirsi di quell'odore.
Rose si ficcò entrambe le mani in tasca e lo strinse fra le dita per impedirgli di uscire. Non si era fidata a lasciarlo da solo in camera, ma in quel momento si stava pentendo di averlo tenuto con sé. Urchin si dibatté e i suoi aculei le punsero i palmi, strappandole un gemito.
Ilenia decise che quello era il momento migliore per coinvolgere la figlia nelle sue faccende e si avvicinò a lei con un vassoio di saponi in mano. «Vuoi sapere con cosa ho preparato questo nuovo modello?» Le sue mani sapevano sempre di glicerina e, proprio perché stavano spesso a bagno, erano molto morbide per essere quelle di una donna vicina ai sessant'anni.
«Certo, mamma» rispose Rose, cercando di sorridere nonostante le punture di Urchin. Sarebbe stato più semplice recitare una poesia al contrario anziché dover badare a un folletto troppo goloso.
«Ho deciso di preparare una nuova linea di prodotti in vista di Natale e Capodanno. Questi saponi a forma di cappellino di Babbo Natale sono alla cannella, chiodi di garofano e...»
Rose ascoltò solo a metà il discorso, troppo impegnata a tentare di contenere il dolore alle mani.
«Bellissimi, mamma!» fu la sua recensione finale. Le diede un bacio sulla guancia e attraversò il salone, salendo di corsa le scale in legno di noce che portavano al piano superiore. «Domani mi faccio un bagno con questi prodotti natalizi di Babbo Cannella.»
«Babbo Natale» borbottò Ilenia, avviandosi in direzione del laboratorio. «Buonanotte, comunque.»
Ecco, si era offesa.
«Sul serio, mi piacciono, mamma!» cercò di spiegarsi Rose. «Sono solo un po' stanca. Mamma?»
Ilenia però aveva già chiuso la porta del laboratorio. Rose emise un ringhio di frustrazione ed estrasse Urchin dalla tasca, strizzandolo fra le dita. Il folletto le stava ancora mordendo un pollice.
«Guarda cos'hai combinato! Sono appena tornata e già ce l'hanno con me!» sibilò Rose.
Urchin diede ancora un paio di morsi alla sua mano, poi fece una smorfia e incrociò le braccine sul petto.
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Mundbora - L'ombra degli antichi
Fantasy"Non ci si dovrebbe fidare delle fate. Sono creature volubili e non hanno gli stessi canoni morali degli esseri umani. Non gli importa di niente, il loro unico desiderio è divertirsi il più possibile. Non lo fanno per malvagità, ma perché non capisc...