"Più dolce sarebbe la morte
se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto,
e se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire."
William Shakespeare
La notte era dolce sulla pelle, accaldata dalle carezze e dalla passione. La presi per mano, guardandola, chiedendole in silenzio di essere nuovamente la mia pace. Tea annuì, seguendomi docilmente ovunque la volessi condurre. Prendemmo una coperta e i vestiti lasciati cadere sulla sabbia e ci dirigemmo al riparo da occhi indiscreti. Nonostante fosse ormai quasi buio, la spiaggia, in estate, era sempre meta di turisti e campeggiatori.
La condussi via, non volevo dare spettacolo di noi, guidandola in un luogo appartato che conoscevo fin troppo bene. Quello era stato il mio posto preferito, durante la mia turbolenta adolescenza; su questa spiaggia, in quell'insenatura tra le rocce, avevo fatto sesso per la prima volta, in seguito, era stata meta di molti altri incontri, davvero soddisfacenti, con alcune delle ragazze più carine della scuola.Ok, ti sei dato parecchio da fare da ragazzo, pensai, non senza un certo compiacimento, ma ora sei qui con lei, smettila di compiacerti e fare il coglione, mi rimproverai mentalmente, allontanando ricordi voluttuosi di seni morbidi e gambe affusolate.
La mano di Tea era fredda, mi accorsi, forse un po' sudata; il suo sguardo, improvvisamente distante, alla vista del piccolo riparo, dove l'avevo condotta; silenziosa, mentre si guardava attorno con aria quasi smarrita; sembrava mi avesse letto nel pensiero.
Era spaventata per ciò che stavamo per fare? E perché mai?
Non era la nostra prima volta, e lei non era una vergine senza alcuna esperienza. La guardai, nella penombra la sua espressione sembrava strana, i suoi occhi sfuggenti...
"Tea, se non vuoi, possiamo tornare a casa!" Ero quello adulto, quello che doveva pensare con lucidità. Si voltò di scatto, fissandomi quasi con livore.
"Sparirai di nuovo, dopo che avremo scopato?" Le sue parole risuonarono dure e inopportune alle mie orecchie: Tea non parlava così, non era quello il suo tono, quella voce non le apparteneva e la freddezza non era parte del suo carattere. Tea era calda, dolce, accogliente, fragile, ma non fredda.
La guardai, ma i suoi occhi erano distanti e tristi. Tentai di attirare la sua attenzione, ma si ostinava a fissare attenta la luna che si rifletteva sulla superficie dell'oceano, increspato da piccole onde.
"Quando ho detto di amarti, tu... tu ti sei chiuso in te, tagliandomi completamente fuori. Proprio me, la persona con la quale avevi appena fatto sesso. Mi hai lasciata sola, David. Sola, in preda a dubbi e rimorsi." La guardai, stranamente ferito dalle sue parole; in qualche modo mi colpiva il fatto, che forse, lei aveva rivisto i suoi sentimenti nei miei confronti.
Ma in fondo, cosa volevo io da lei?
Tea mi amava ed io lo sapevo, anche prima che lo dicesse a parole, lo sapevo dalla prima volta che mi aveva salutato con un bacio sulla bocca, eppure... eppure avevo lasciato che restasse; le avevo dato ciò che chiedeva, perché anch'io lo volevo; perché, dopo la visita di Jamie, ero troppo fragile per respingerla; perché desideravo sentire il suo corpo stretto al mio; perché avevo bisogno del suo calore, del suo amore, perché...
Diressi lo sguardo verso l'oceano in cerca di una pace che facevo fatica a trovare. Parlare, avrebbe significato scoprire la mia anima, e rimuovere strati e strati di armatura. La cosa mi avrebbe provocato un dolore che non ero certo di voler affrontare: in fondo, non ero così coraggioso e aprirle il mio cuore mi avrebbe fatto male, molto.
Coraggio, Dave, sii adulto una volta per tutte. Mi dissi, poi respirai una volta, poi ancora una seconda, infine, delicatamente le feci voltare il viso nella mia direzione. Il cuore tremava, scandendo il suo ritmo in maniera forsennata, il respiro accelerava, rendendomi difficile articolare una frase di senso compiuto, ma dovevo parlare, lo dovevo a Tea e lo dovevo a me stesso.
"La tua dichiarazione mi ha stupito e mi ha spaventato, lo ammetto." Confessai. "Non sono un uomo che sa bene come approcciarsi all'amore. Tutte le persone che mi hanno amato, mi hanno fatto soffrire o ne hanno pagato le conseguenze... " la mia voce a venir meno, mentre cercavo di articolare un discorso adulto e di senso compiuto.
"Ho paura, Tea, ho paura di stare male, o peggio, di farti del male. E' già successo, lo sai." Abbassai gli occhi mentre il volto di Christina ondeggiò davanti agli occhi della mia mente. Scacciai il pensiero e continuai ad aprire i lucchetti delle catene che tenevano imprigionato il mio cuore. "Ho paura di soffrire, ho paura di stare solo... " Le mie labbra a un passo dalle sue. "Ho paura di amare!"
Tea mi guardò intensamente, torturandosi il labbro inferiore, ma restando immobile, come sospesa tra due poli, come indecisa se restare o andarsene.
"Sì, ho paura di amare. "La mia voce ridotta a un soffio nello sforzo di parlare. "L'amore porta con sé infinite sofferenze ed essere amati, forse, fa soffrire anche di più, ma io ho deciso di tentare... " Tea alzò gli occhi su di me. "Ti ho chiesto di restarmi vicino, di non lasciarmi solo." Respirai. "Non so bene come si ami qualcuno, mi sono innamorato davvero, soltanto una volta, e la delusione e il tradimento sono stati tali da rendermi diffidente e cauto." La guardai, i suoi occhi erano attenti e vigili e fissavano i miei, torturandomi l'anima, prima che le sue parole m'inondassero il cuore di un calore inaspettato.
"Tu sai amare, Dave, io l'ho visto" Una mano mi sfiorò lenta uno zigomo, scendendo fino ad accarezzarmi le labbra. "Ti ho visto con Lizzie, e credimi, è così dolce guardarti mentre sei con lei!"
"Elizabeth è mia figlia!" Risposi, cercando di districarmi dalla malia del suo sguardo.
"Ti ho visto con me. Tu potevi mandarmi via o usare il corpo che ti offrivo e dimenticarmi invece... " ancora un passo e i suoi seni sfiorarono il mio petto.
"E' quello che ho fatto, l'hai detto tu, proprio qualche istante fa." Sussurrai, ancora ferito dalle sue parole.
"Ti chiedo scusa. Ho paura anch'io, Dave, ho paura di essere ferita e abbandonata, proprio come te. Sai quello che mi è successo da ragazzina; quando credevo di poter finalmente ricominciare a vivere con Jamie... " la sua voce s'incrinò per un istante, lungo come un battito di ciglia. "Sono arrivata da te, con il mio carico di dolore, rabbia e desiderio di vendetta e invece tu, tu mi hai amata, David." Le sue labbra a sfiorare le mie. "Hai amato il mio corpo e la mia anima ferita."
Le mie labbra a impossessarsi delle sue con rinnovata passione. Le mie braccia a stringerla sempre di più, i nostri corpi ad abbandonarsi a un desiderio e una passione repressi troppo a lungo.
"Ho paura, Tea, ma credo di amarti anch'io!" Confessai, poi i nostri corpi si fusero in una danza antica e appassionata.
Sì, la amavo, lo sapevo, ma non avevo avuto il coraggio di confessarlo nemmeno a me stesso, perché ero certo che il destino avrebbe fatto di tutto per imbrogliare le carte in tavola.
...Lui ti offre la sua ultima carta,
il suo ultimo prezioso tentativo di stupire
Quando dice: "è quattro giorni che ti amo
Ti prego, non andare via, non lasciarmi ferito"
Francesco de Gregori – Pezzi di Vetro
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ok, rieccomi, scusate la lunga attesa, sto avendo non poche difficoltà (logistiche e di ispirazione), ma ho intenzione di continuare nella scrittura di questo racconto.
Bene, riprendiamo le fila, finalmente Dave ha confessato quello che ormai tutti immaginavamo, e finalmente. Secondo voi, la considerazione finale di David sarà profetica?
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Solo un uomo (un uomo solo)
Romance#56 in #storiedamore il 21-4-2018 «Due strade divergevano in un bosco, ed io io presi quella meno battuta, E questo ha fatto tutta la differenza.» R. Frost Questo è David, un uomo logorato da un passato ingombrante , un privilegiato, un potente, u...