Quella mattina, al tavolo della colazione, Laura non faceva altro che sbadigliare e il suo ragazzo, seduto di fronte lei continuava a lanciargli occhiate curiose per capire cosa era successo.
Dopo quella lunga nottata trascorsa praticamente in bianco -tra il letto, la doccia e la palestra- gli era salita la sonnolenza all'improvviso e non riusciva a tenere gli occhi aperti, tanto che, dopo aver mangiato mezzo cornetto, aveva messo da parte il piatto e senza vergogna aveva incrociato le braccia sul tavolo, poggiandovi la testa per riposare qualche minuto.
Gli sembrava di aver appena chiuso gli occhi, quando si riscosse per un colpetto ricevuto al braccio.
Alzò la testa a fatica verso quella fonte di disturbo e aprì lentamente un occhio.
Luca la stava guardando con espressione divertita e Laura si strofinò la faccia con le mani, pensando fosse uno degli attimi più imbarazzanti della sua vita, salvo poi ricordare quel momento nella doccia nel bel mezzo della notte appena trascorsa.
Si guardò intorno, notando con orrore che erano rimasti solo loro al tavolo della colazione. Accidenti, il coach si sarebbe arrabbiato, e ne avrebbe avuto tutte le ragioni.
Bel modo di cominciare le Olimpiadi, laura complimenti! , pensò, schiaffeggiandosi mentalmente.
Fece per alzarsi, quando notò che Luca stava spingendo verso di lui una tazzina di caffè fumante.
«È doppio.» esclamò Luca, tirandosi su dalla sedia e dandogli una pacca sulla spalla «E sbrigati, che se no il tuo coach te la farà già scontare.»
laura trangugiò in un unico sorso la bevanda, rischiando di ustionarsi la gola, per poi seguire in fretta Luca fuori dall'albergo.
Arrivarono insieme in campo sotto lo sguardo di tutti i loro compagni che l'allenamento era già cominciato e il coach non risparmiò a loro due un strigliata da manuale.
laura subì il resto della predica a testa bassa, annuendo di tanto in tanto, mentre notava la gamba di luca tentennare nervosamente accanto a lei e con la coda dell'occhio vide la sua espressione assente rivolta agli spalti. Con tutta probabilità nemmeno stava ascoltando il coach.
«Su riprendiamo, abbiamo già perso troppo tempo!» sancì l'allenatore con voce grossa «Laura, vedi di renderti utile e vai a prendere una palla e aspetta il tuo turno per schiacciare.
Un'ora dopo, mentre riprendeva fiato e si allontanava verso il bordo campo per afferrare una bottiglia d'acqua, vide giada raggiungerla con una corsetta.
«Allora bella addormentata,» la prese in giro Giada, parlandogli all'orecchio «stamattina ti ha svegliato il principe?»
Laura si mise a tossire a più riprese, l'acqua gli era improvvisamente andata di traverso a quella battuta dell'amico.
«Ma sei impazzita? Dice Laura con voce ancora strozzata, dandogli una spinta e poi lo sai che sono fidanzata con Filippo.
giada continuò a ridere e Laura a tenere un'espressione corrucciata, finché non furono raggiunti dal sorriso di Federica .
«Perché le mie compagne stanno bisticciando?» chiese, mettendosi in mezzo a loro, per prenderli per le spalle e stringerli.
Risero tutti e tre, mentre tornavano barcollando al centro del campo e Laura pensava che Federica gli era mancata molto come compagna di squadra nel Modena in A2 quando giocavamo insieme ma poi lei è andata in A1.
Lei scherzava chiamandoli le sue compagne ", ma Laura la considerava veramente come la persona che l'aveva aiutata in tutti i problemi che aveva vissuto, una figura da cui aveva imparato tanto sul campo e non solo.
D'altra parte, Federica li aveva aiutate a migliorare, prima giada e poi lei, e si vedeva l'orgoglio nei suoi occhi adesso che giocavano tutti insieme per la Nazionale.*
PARTITA ITALIA VS FRANCIA maschile
L'adrenalina post-partita, o per meglio dire post-vittoria, si era protratta a lungo, fino al giorno dopo che la Francia si era arresa alle loro schiacciate e ai loro attacchi precisi e letali in tre set secchi.
Razionalmente Simone era ben conscio che era solo la prima partita e tutto sarebbe potuto cambiare l'indomani contro gli Stati Uniti, ma nulla riusciva a distoglierlo dal rivivere ogni momento di quelle incredibili due ore.
Era entrato in campo col cuore in gola, con la maglia della Nazionale che gli bruciava a contatto con la pelle e lo sguardo di tutto il mondo addosso.
Ma dalla prima palla toccata, dal primo punto segnato, dal primo abbraccio coi compagni, era andato tutto in discesa.
Aveva urlato, esultato e saltato per la gioia durante e dopo la partita e gli pareva di aver giocato il match perfetto. La coesione col resto della squadra l'aveva rassicurato e gli sguardi di approvazione dei compagni –e i sorrisi di Ivan- l'avevano stimolato a fare ancora meglio.
In quel momento, mentre si rilassava con alcuni di loro, gli balenò nella mente che nel giro di poche ore avrebbe compiuto vent'anni e sperò con tutto il cuore di poterli festeggiare con un'altra vittoria.
Si allungò sul tavolo e afferrò la birra che vi aveva poggiato, prendendone un sorso.
Rifletté, quasi con vergogna, che sul campo tutto era praticamente permesso e nessuno avrebbe mai trovato nulla da ridire su certi sorrisi o su degli abbracci che duravano troppo.
Si ridestò quando riconobbe in una figura solitaria appollaiata su uno sgabello al bancone del bar, la sua fidanzata.
Sapeva che la loro prima partita non era andata come speravano e decise di avvicinarsi.
«Ehi!» la salutò con un sorriso e la baciò sulle labbra.
«Ehi.» ripeté la ragazza, ricambiando il bacio per poi sforzando di assumere un'espressione allegra e prese a giocherellare con la cannuccia che spuntava dal bicchiere.
Simone prese l'ultimo sorso di birra e prese a raccontarle di come i suoi compagni di squadra e lui avevano vinto la prima partita.
Gli stava raccontando tutto, ma gli si era stretto il cuore nel vederla così triste e sconfortata appoggiata a quel bancone e forse fu anche per l'eccesso di gioia che gli sprizzava da tutti i pori, che aveva deciso di regalarne un po' anche alla sua ragazza e scacciare quella tristezza che non si addiceva al suo viso.
Stava cercando di farla ridere raccontandogli della figura che Simone aveva fatto quando era arrivato tardi all'allenamento, quando gli occhi di Simone colsero le figure di Ivan e Osmany che stavano rientrando e si erano fermati appena oltre le porte girevoli dell'ingresso.
La voce della sua ragazza scomparve lentamente, mentre Simone osservava la scena da lontano, troppo per poter udire qualcosa o capire cosa stesse succedendo.
Anche a quella distanza Ivan appariva alterato, dal modo in cui gesticolava e dalla mascella contratta.
Giannelli osservò preoccupato Osmany scuotere la testa e Ivan fare qualche passo indietro per poi voltarsi e raggiungere gli ascensori con ampie falcate.
«Scusami un attimo» borbottò Simone alla sua ragazza, saltando giù dallo sgabello e raggiungendo Juantorena prima che tornasse dal resto dei compagni.
«Che succede?» gli chiese, accennando alla direzione in cui si era allontanato il compagno.
Osmany lo fissò, ancora accigliato, e si lasciò andare ad un sospiro.
«C'è che Ivan è un coglione.» sputò fuori, grattandosi la barba nera con aria preoccupata. «Una testa calda e un coglione.»
Simone soppresse un sorrisetto e alzò le spalle con aria noncurante, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
«Niente di nuovo allora.» scherzò, cercando un approccio più rilassato.
«In effetti...» concordò Osmany, guardandosi intorno «Ma io dico, proprio prima delle Olimpiadi quella doveva lasciarlo?»
Simone dissimulò la sorpresa e lo sgomento con un colpetto di tosse.
«Ecco perché ogni tanto ha quella faccia.» rifletté tra sé e sé, come fosse da solo. «È incazzato per quello.»
«Di solito quando si mette a controllare il profilo instagram di quella con il nuovo tipo.» grugnì Osmany, scuotendo la testa «Come stasera. Io cerco di farlo ragionare, ma niente, parlo al vento.»
Simone deglutì amaramente, senza sapere come interpretare quello che il compagno gli aveva rivelato.
«Oh, non ti ho detto nulla, mi raccomando.» riprese a bassa voce, mentre li raggiungevano Birarelli e Colaci.
Simone annuì con aria assente, la testa quasi gli girava, mentre attraversava la hall insieme agli altri.
Magari una bella dormita gli avrebbe schiarito le idee.
Solo quando le porte dell'ascensore si chiusero davanti a lui, si rese conto di essersi totalmente dimenticato della sua ragazza e sospirò, sentendosi terribilmente in colpa e tornò subito giù da lei per scusarsi.
Appena arriva nota che è lì con Laura e Filippo e si unisce a loro.
Scusami ancora amore,sono dovuto andare su dagli altri per un problema ma ora è tutto risolto-gli dice sorridendogli.
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A fari spenti
RomanceLuca Vettori è un giovane talento della Nazionale italiana di pallavolo che si è messo in mostra e ha cominciato a brillare, mostrando tutto il proprio potenziale. Ma, tornato a Piacenza, la città del suo club, Luca rompe i legami con la sua ragazza...