In punizione

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- ... e se pensate di potervela cavare così, vi sbagliate di grosso. Comportamenti simili non sono ammessi nel nostro spogliatoio...

Il capitano Bruno De Rezende era completamente fuori di sé. Furioso. Furibondo. Li avrebbe inceneriti con lo sguardo, se ne avesse avuto la possibilità. Si ergeva in tutta la sua statura, con tutta la sua imponenza. I suoi occhi di fuoco si spostavano da Denis a Luca, come per condannarli entrambi in modo irrevocabile. E i due ragazzi, al contrario, tenevano la testa bassa, colpevoli. Avevano sbagliato e lo sapevano entrambi. Avevano perso il controllo. Bruno aveva ragione, un comportamento infantile come quello non poteva essere ammesso tra giocatori di quel livello, che tra l'altro erano stati sempre in buoni rapporti. Fino a qualche ora prima.

Denis si sentiva in colpa. Era stato lui a provocare Luca, anche se involontariamente. Non si aspettava che il suo amico potesse reagire così. Pensava semplicemente di potergli dare un consiglio, e invece Vettori aveva reagito come mai gli era successo. Kaliberda strinse i pugni perché si era cacciato in un guaio più grande di lui. E adesso si aspettava una punizione. Meritata, perché era davvero assurdo tirare un pugno ad un compagno e poter sperare di cavarsela chiedendo semplicemente scusa.

Alzò la testa e si rese conto che stava continuando a mettersi nei guai. Non aveva ascoltato molto del discorso dell'allenatore e il capitano lo stava fissando con occhi di ghiaccio e di fuoco contemporaneamente in quanto si era accorto della scarsa attenzione che il suo giovane compagno di squadra gli stava dando; intanto Vettori al suo fianco si teneva la testa tra le mani. Quando Lorenzetti si assicurò di essere ascoltato, proseguì il suo discorso.

- Così io e il coach abbiamo preso una decisione unanime. Voi due non prenderete parte alla partita di domani. E non chiedetemi di cambiare idea. Fosse stato per me, vi avrei sbattuto immediatamente fuori dalla squadra. Non so per cosa abbiate litigato, ma credo che restare fuori per una partita possa farvi chiarire un po' le idee. E vi servirà.

Luca restò immobile. Senza muovere un muscolo, con quelle mani sul volto che davano l'idea di una resa totale. Denis, invece, dopo aver guardato furtivamente la reazione del compagno di squadra, si alzò in piedi senza controllarsi e guardò negli occhi il capitano.

- Non mi sembra il caso. Insomma, posso capire che sia giusto farci partire dalla panchina, ma non poter giocare proprio non lo è. Non per niente, potremmo essere utili per la squadra in un modo o nell'altro.

Denis non riuscì a trattenersi e buttò fuori quelle parole con un certo risentimento. La reazione di Bruno non si fece attendere. Il capitano cercò di controllare l'ira crescente.

- Se pensate di potervi montare la testa dopo un paio di complimenti ricevuti in giro per un paio di buone prestazioni, tanto da poter mettere in discussione una decisione presa da chi è sopra di voi, non avete capito niente della pallavolo. Il rispetto viene prima di tutto, e ultimamente sembra proprio che vi manchi. Ripeto, stare fuori per una partita vi servirà. Non ammetto che tu mi dica altro, Denis.

Il ragazzo abbassò nuovamente lo sguardo e si costrinse a sedersi e a mantenere la calma. Rischiava di perdere nuovamente il controllo, e al cospetto del capitano sarebbe stato davvero poco indicato, soprattutto dopo tutto il polverone che stava alzando.

- Bene. Avete un pomeriggio libero. Fate quel che vi pare, non siete convocati per l'allenamento.

Concluse Il capitano , e uscì dalla stanza, perentorio.

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