Lui sorrise e a passo lento venne verso di me, si slacciò un bottone della camicia solo per farmi un dispetto. Io posai la pochette a terra e mi sfilai i tacchi senza pensarci. Eravamo uno difronte all'altra e percepivo chiaramente la tensione e il magnetismo che stava venendo a crearsi. Pochi secondi dopo mi ritrovai le sue labbra sulle mie, la sua lingua dentro la mia bocca e le sue mani ovunque sul mio corpo. Mi slacciò il vestito grazie alla zip sulla schiena ed io gli tolsi la camicia come fosse una T-shirt, non avevo tempo di stare a slacciare ogni bottone. La camera da letto era enorme, ma presi dalla frenesia non ci accorgemmo nemmeno che eravamo finiti sul suo letto, entrambi con solo uno strato di indumenti a dividerci. Filippo mi baciò il ventre fino a scendere più giù verso il mio centro del piacere, io mi aggrappai alle lenzuola e cercai di godermi appieno il contatto con la sua bocca. Le mie mutandine presto volarono da qualche parte nella stanza e l'unica cosa che sentii fu il piacere pervadermi in tutto il corpo. Ci sapeva fare, cavolo se ci sapeva fare. Ma con mio dispiacere non finì il lavoro, mi lasciò lì ad ansimare e lo vidi togliersi i pantaloni e i boxer scuri. Prima che potessi rendermi conto di cosa stava accadendo lo sentii riempirmi completamente. Gridai. Forse anche troppo, e lui mi tappò la bocca con un bacio. Il ritmo era sfiancante, intenso, ogni spinta era come toccare il cielo con un dito. Sentivo che tra poco sarei esplosa, e dai suoi gemiti pure lui era vicino. Continuammo a muoverci senza fermarci per un lasso di tempo indeterminato fino a quando venimmo entrambi nello stesso istante. Lui si riversò dentro di me posandosi con la testa nell'incavo del mio collo, mentre io avevo le unghie piantate sulla pelle della sua schiena.
Era solamente sesso, ma cristo, che sesso estremo e bellissimo che avevamo fatto.
Mi sentivo strana dopo la cena di ieri sera al ristorante giapponese, ero come appesantita e completamente svogliata. In realtà era da almeno una settimana che mi sentivo svogliata in tutto, ero perennemente stanca e apatica e non era da me. Giada Sara, Nicole ed io avevamo fatto le ore piccole ieri, insieme hai nostri ragazzi,o meglio per me marito visto che ci eravamo sposati.
Sbuffando mi tirai su dal letto, ma un grosso capogiro mi costrinse subito a risedermi sul materasso. Che mi stesse venendo l'influenza? Speravo vivamente di no visto che eravamo a luglio e Tutto ciò non era normale.
Non ero mai stata così male in vita mia prima d'ora e avevo sempre questo senso di nausea addosso che non mi andava mai via.
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A fari spenti
RomanceLuca Vettori è un giovane talento della Nazionale italiana di pallavolo che si è messo in mostra e ha cominciato a brillare, mostrando tutto il proprio potenziale. Ma, tornato a Piacenza, la città del suo club, Luca rompe i legami con la sua ragazza...