c.18

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Aprì gli occhi di colpo sentendo il cellulare squillare.
Girai la testa verso il comodino e lo presi frettolosamente rischiando di farlo cadere.

Non lessi nemmeno il nome e aprì la chiamata.
-pronto?- risposi con la voce impastata dal sonno.

-signorina Greco?- una voce sconosciuta Mi richiamò dall'altro capo del cellulare.
-si?- risposi confusa.
-salve la chiamo dalla caserma di polizia in via Napoli 31- il mio cuore perse un battito.

Mi alzai dal letto velocemente iniziando a camminare nella stanza nervosamente.
Rimasi zitta aspettando che continuasse.

-abbiamo qui quello che dice di essere il suo ragazzo- mi si bloccò il respiro e sentì quasi di svenire.

-Luca D'Orso?- continuò l'agente.
-Sisi-risposi tremando.

Non avevo nemmeno il coraggio o la forza di chiedere cosa fosse successo.

-beh il ragazzo è stato preso e portato qui dopo una violenta rissa nel quartiere di Mariconda- spalancai la bocca e mi cadde il cellulare dalle mani.

Lo raccolsi subito in tempo per sentire il generale continuare a parlare.

-può venire a prenderlo? Non è in grado di tornare da solo- questo significava che Luca era in pessime condizioni.
Ero distrutta. Avevo una paura pazzesca.

-lui ha detto di non chiamare nessun'altro se non lei-
-certo si sto arrivando. Ci metterò un po' lo avvisi- dissi trattenendo le lacrime.

-certo a tra poco- chiuse la telefonata.
Mi sedetti sul letto poggiando i gomiti sulle ginocchia e tirandomi i capelli.

Luca era in caserma e stava male.
All'improvviso.

Respirai con calma e ripresi il cellulare guardando l'orario.
Le 4:15 di notte.

Mi vestii velocemente e scrissi un biglietto ai miei dicendo che Sara stava male e io e Dref l'avremmo raggiunta in ospedale. Dio mi avrebbero uccisa.

Ma non importava. Mi importava solo di Luca in questo momento.

Uscì di casa senza fare rumore e iniziai a correre.

La caserma era lontana a piedi e Dref non rispondeva alle mie chiamate.

-Elia,Luca ha fatto rissa e ora è dalla polizia. Mi hanno chiamata poco fa dicendo che non era in grado di tornare a casa da solo. Ti prego rispondimi appena puoi. Ho paura- gli lasciai un messaggio in segreteria sperando lo sentisse il prima possibile.

Dopo 40 minuti di corsa spalancai la porta della caserma distrutta.
Mi affacciai al vetrino e con l'affanno chiesi a un poliziotto se poteva aiutarmi.

Mi portò in una stanza in cui c'era il generale che mi fece accomodare su una sedia di fronte a lui.

-salve dov'è il mio ragazzo- chiesi appena difronte al signore dai capelli grigiastri.
-salve signorina... Greco giusto?- ignorò la mia domanda firmando qualche foglio davanti a lui.

-la prego posso vederlo- scongiurai con la voce che faceva fatica ad uscire per l'agitazione e l'affanno.

-stia tranquilla il signorino D'Orso sta bene- continuò a non guardarmi e mi avvicinò dei fogli chiedendomi di firmarli.
Io rimasi paralizzata a guardarlo distrutta.

-se non firma questi non potrò farle portare via il ragazzo- mi ripresi dal mio stato di trans e presi la penna con la mano tremante. Firmai i fogli velocemente.

-il suo ragazzo ha fatto rissa con un gruppo di spacciatori da quello che ci hanno raccontato- rimasi pietrificata sentendo quella parola.
"Spacciatori"

Siamo come gas e fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora