c.37

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Educazione fisica alla prima ora era un suicidio.

Chiusi l'anta dell'armadietto provocando un suono pungente che risuonò in tutto lo spogliatoio.

Feci in espressione annoiata e mi buttai sulla panchina.
Ero distrutta.

Emotivamente e fisicamente.

Volevo solo tornare a casa e dormire.

Fare pace con Luca e dimenticarmi di tutto.

Sbuffai e mi strofinai il viso con le mani quando un bigliettino per terra richiamò la mia attenzione.

Mi abbassai a raccoglierlo e lessi ciò che era scritto sopra rimanendo a bocca aperta.

"1000€
Gli ultimi 3 giorni Plaza.
Oppure prenderemo provvedimenti"

Rilessi le frasi sul foglietto più e più volte per cercare di capire.
Che cosa voleva dire? Se era per Luca perché era nel mio armadietto?
Ma soprattutto perché lo stavano minacciando?

Una paura improvvisa si fece spazio dentro di me.
Mi guardai attorno per paura che qualcuno fosse lì.

Corsi velocemente fuori dallo spogliatoio guardandomi sempre attorno.
Che stava succedendo? Che cos'era questo?
Uno scherzo?

Mi poggiai al muro prima di entrare in palestra e rilessi il bigliettino.
Cercai di ritrovare la calma e mi autoconvinsi che era solo uno scherzo.

Ma dentro di me ero terrorizzata all'idea che Luca fosse in pericolo di nuovo.

Era stato lui a metterlo? Stava cercando di spaventarmi? Che senso aveva tutto ciò?

-Greco allora?! hai intenzione di entrare o resti fuori a pettinare le bambole?-

Alzai gli occhi al cielo e misi il bigliettino nella tasca dei pantaloncini per poi correre in palestra sperando di scacciare via ogni pensiero.






Appena fuori da scuola rimasi sorpresa nel vedere Luca all'entrata.
Era poggiato sul suo motorino mentre accendeva una sigaretta.

Alzò lo sguardo che ricadde subito su di me e iniziò a fissarmi insistentemente.

-Cris- sara mi affiancò guardando Luca e poi mi rivolse il solito sguardo da "ce la fai da sola o vado a parlarci io?"
Le sorrisi e le dissi che l'avrei aggiornata più tardi.

Presi il bigliettino in mano e mi incamminai verso il Bruno.
-è un cazzo di scherzo Luca?- gli sbattei il foglietto sul petto infuriata.

Lui lo prese sfiorando la mia mano e in quel momento avrei solo voluto mollare tutto e abbracciarlo forte.

-sappi che non è divertente. Stai solo peggiorando la situazione-
Mantenni la calma e girai i tacchi andando via.

-Cris che cazzo?! Dove l'hai trovato?-
Mi girai nervosa.
-dovrei chiederlo a te che cazzo è!-
-non ne ho idea. Ti prego Cris- mi afferrò le spalle e agganciò il suo sguardo al mio.

-Cris è una cosa seria. Chi te l'ha dato?-
I suoi occhi scuri erano pieni di agitazione e rabbia.

-l'hai scritto tu solo per farmi sentire ancora di più una merda?!-
Lo guardai incredula.

-Dio Luca ma da dove cazzo ti viene di pensare una cosa del genere?
Pensi che sia così cretina?!- mi staccai dalla sua presa e mi girai camminando più velocemente.

-no no amore...cazzo scusami Cris- mi prese la mano tirandomi verso di se.
-non volevo insinuare una cosa del genere. Scusa davvero.
Sono preoccupato- mi accarezzò la guancia.

-dove l'hai trovato?-
Lo guardai negli occhi e il suo sguardo mi faceva capire che davvero non aveva idea di cosa stesse succedendo.
-nell'armadietto della palestra- sussurrai.

Strinse i capelli nervosamente per poi tirare un calcio all'aria.
-porca puttana- sussurrò mentre teneva gli occhi chiusi e i pugni serrati sulla tempia.

-che sta succedendo Luca?- mi avvicinai piano a lui come per paura che potesse scoppiare all'improvviso.
-non lo so Cris. Non ne ho idea però...cazzo.
Tu...- non riusciva a finire una frase di senso compiuto.

Continuava a rileggere il biglietto e rimaneva fermo stringendo i pugni e serrando le labbra.
Le sopracciglia scure erano incurvate e gli occhi quasi completamente neri scorrevano sulle parole velocemente.

-ho paura...che tu sia in pericolo.
Dio lo sapevo.
Io non dovevo metterti in mezzo a tutto questo-
Continuava ripetere parole del genere e io lo guardavo sempre più confusa.

Così mi avvicina a lui e poggiai le mie labbra sulle sue.
Sentì i muscoli del suo viso rilassarsi sotto le mie mani.

Le sue braccia circondarono la mia schiena eliminando completamente quei pochi centimetri di distanza tra i nostri corpi.

-stai tranquillo okay- sussurrai sulle sue labbra mente gli accarezzavo il viso.
-mi dispiace Cris.
Tu non saresti dovuta entrare nella mia vita-
Senti come un pugnale dritto nel cuore.

Scossi la testa e cercai il suo sguardo che si posava ovunque tranne che su di me.
-no no Luca...guardami ti prego-
Chiuse gli occhi.

-Luca. Guardami...per favore- sussurrai lasciandogli un altro bacio sulle labbra.
Aprì gli occhi puntandoli nei miei.

-va tutto bene- sussurrai con le labbra tremanti.
-no Cris. Non va niente bene.
Sto mettendo a rischio la tua vita e...Dio se ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai- si allontanò da me tirando i capelli con disperazione.

Iniziò a camminare velocemente tornando verso la sua moto.
-Luca fermati! Dimmi che succede!- urlai correndogli dietro.

-dovresti starmi lontano Cris. È meglio per te fidati.
Davvero.
Ti sto mettendo in pericolo-
Senti gli occhi riempirsi di lacrime.

-No Luca ma che stai dicendo? - sussurrai in preda al panico.
-Cris stammi lontano. Sta lontana dalla mia vita va bene?
Da tutto ciò che riguarda me- mi fissò dritto negli occhi e a ogni singola parola il mio cuore si frammentava lentamente lacerandomi dentro.

-ma che cazzo dici! Mi stai lasciando Luca? Ti prego dimmi che succede- stavo piangendo a dirotto e non capivo più nulla.
Le sue parole risuonavano nella mia mente come lampi impazziti che si scagliavano nel cielo.

-stai impazzendo! Fermati ti prego!- si sedette sulla moto e stava per infilare il casco ma glielo strappai dalle mani.
-Luca cazzo! Fermati e ragiona un attimo- urlai cercando di smettere di piangere.

Mi guardò e si morse il labbro abbassando la testa.
Rimanemmo qualche secondo fermi.
Io lo fissavo aspettando che facesse qualcosa e lui era lì fermo con le mani che stringevano gli occhi e il capo rivolto verso il basso.

-vieni qui- sussurrò allargando le braccia.
Mi avvicinai lasciando che mi stringesse a se.
Poggiai la testa sulla sua spalla mentre le sua braccia mi avvolgevano dolcemente.

Continuai a singhiozzare sul suo collo e lui mi lasciò un bacio tra i capelli.

Ero spaventata.
Non l'avevo mai visto così.
Perso e in preda al panico più totale.

Aveva paura e allo stesso tempo la rabbia gli aveva fatto spuntare vene pulsanti sul collo.

-perdonami amore- mi allontanò leggermente da lui.
Stampò le sue labbra sulla mia fronte e mi guardò un ultima volta prima di sfrecciare via sulla sua moto senza aggiungere altro.

Io ero rimasta lì.
Scioccata dalla situazione.
Da sola fuori dalla scuola.

Fissavo il vuoto e continuavo a piangere.
Lui era sparito.
Senza dire nulla.

E io avevo paura.

Ma non delle minacce o di qualsiasi cosa ci fosse dietro questa storia.
Avevo paura di averlo perso.

Perso davvero.

Siamo come gas e fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora