c.38

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Erano passati due giorni da quella discussione.
Avevo tempestato Luca di messaggi e chiamate ma niente.
Ma niente.

Nessuno sapeva nulla.

Ero andata a casa sua ma Rosy mi aveva detto che Luca era sempre fuori casa e lei stessa non lo vedeva da un paio di giorni ma era abituata e queste scappatelle del figlio e diceva che era sicuramente da Peppe o dai suoi amici.

Uscì di casa camminando verso la fermata dall'autobus quando una mano si posò sulla mia bocca stringendola fortemente.

Sentì il cuore esplodere quando una lama fredda toccò il mio collo.
-non muoverti o sei morta- sibilò una voce alle mie spalle.

Rimasi ferma sentendo le gambe che iniziavano a tremare e la paura avvolgermi completamente.
L'uomo dietro di me iniziò a tirarmi indietro fino a quando non mi fece entrare in una macchina tenendo sempre il coltellino puntato sul mio collo.

Sussurrò qualcosa all'altro uomo sul sedile davanti che gli passò qualcosa in mano.
L'uomo accanto a me sui sedili posteriori posò il coltellino e con la mano libera mi ficcò qualcosa in bocca.

-ingoiala- disse a denti stretti.
Feci segno di no con la testa e tenevo in bocca quella specie di pillola senza ingoiarla.

Volevo sputarla ma aveva rimesso la mano sulla mia bocca bloccandomi quasi il respiro.
-INGOIALA HA DETTO!- l'uomo davanti tirò fuori una pistola puntandomela contro.

Mi si bloccò il respiro.
Sentì un blocco in gola.

Rimasi ferma a fissare l'uomo negli occhi respirando a fatica.
Sentivo il petto che si alzava quasi fino ad esplodere.

Alternavo lo sguardo tra la pistola puntata su di me e l'uomo che la teneva salda in mano.
Mille brividi di terrore mi fecero tremare.

-COSA CAZZO NON CAPISCI?
INGOIA QUELLA CAZZO DI COSA SENNÒ SEI MORTA!- urlò più forte.
Ingoiai la pillola annebbiata dal terrore e l'uomo fece un ghigno per poi abbassare la pistola e sfrecciare via.

Fissai qualche secondo il ragazzo accanto a me e poi quello alla guida fino a quando non iniziai a vedere sfocato e a sentire la testa pulsare violentemente.

Chiusi gli occhi e svenni sul sedile posteriore.






Gemetti sentendo i polsi stretti.
Aprì bene gli occhi e abbassai lo sguardo vedendo i miei piedi legati.

Chiusi gli occhi e contai fino a 10 per riprendermi e sperare fosse tutto un incubo.
Cercai di muovere le braccia ma erano legate dietro la sedia.

Mi guardai intorno ed ero in un parcheggio abbandonato.
Era mattina ed ero sola in mezzo al nulla.

Fin quando non sentì una voce che conoscevo troppo bene.

-che cazzo fai? Porca puttana ma ti sei bevuto il cervello?
Hai rapito la mia ragazza per dei fottutissimi soldi- la voce di Luca rimbombava a pochi metri da me.

Non lo vedevo ma sentivo la sua voce furiosa e una piccola lacrima corse sul mio viso.

Dove sei Luca? Vieni a salvarmi.
Cercai di urlare ma solo quando la mia voce rimase strozzata mi resi conto che un blocco di scotch ricopriva la mia bocca.

Strinsi gli occhi lanciando un urlo strozzato.

-Dio se gli hai fatto del male Rico.
Ammazzo te e tutti i tuoi scagnozzi del cazzo- urlò a denti stretti Luca da qualche zona del luogo.

Continuai a cercare di urlare ma nulla.

-tranquillo Plaza ti stai scaldando troppo.
La tua ragazza sta bene non preoccuparti.
Dammi i soldi ed è finita-

-fammela vedere o non ti do niente-
Sentì una porta aprirsi e dei passi farsi sempre più vicini.

Luca apparve all'improvviso a qualche metro di distanza da me.
Spalancai gli occhi.

-Cris- corse verso di me e mi abbracciò fortissimo mentre le sue mani tremanti accarezzavano i miei capelli.

Mi stringeva a se come se potessi sparire da un momento all'altro e io piangevo sulla sua spalla.

Mi prese il viso con le mani accarezzandolo.

-va tutto bene okay? Adesso ti porto via da qui- mi accarezzò il viso con gli occhi pieni di disperazione.

Io annuì debolmente mentre continuavo a cercare un po' di forza nei suoi occhi per non avere paura e smettere di piangere.
Mi asciugò le lacrime e mi baciò la bocca sopra lo scotch.

-mi fate vomitare- ghignò il ragazzo dietro di lui.
Era uno dei due in macchina con me ma indossavano entrambi un passamontagna e non riuscivo a vederli in viso.

-tieni i tuoi soldi di merda e adesso lasciala libera Rico- Luca si alzò tirando una bustina fuori dai pantaloni per poi lanciarla al ragazzo.

Ci sputò sopra con un espressione di disgusto.

L'uomo rise nuovamente e poi si avvicinò a me.
Tagliò la corda ai piedi e quella intorno ai polsi.

Poi si avvicinò al mio viso e mi guardò negli occhi qualche secondo mentre il mio cuore accellerava mostruosamente.
Poggiò le dita su uno dei due lembi dello scotch e lo tirò via.

-sei libera dolcezza-
Lo guardai con un espressione di disprezzo e lui manteneva quel solito sorriso da testa di cazzo.

Gli sputai in faccia e lui chiuse gli occhi allentandosi da me.
-non gliele hai insegnate le buone maniere?- guardò Luca che evitò la sua domanda per tornare da me e stringermi forte.

Mi buttai su di lui e lo strinsi a me con una forza indescrivibile.
Accarezzai il suo collo e i capelli tenendolo stretto mentre le lacrime crollavano sul mio viso.

-mi dispiace Cris mi dispiace-ripeteva nel mio orecchio mentre le sue braccia tenevano salde il mio corpo stretto al suo.

-te la sei scelta bene eh Plaza- commento ancora l'uomo col passamontagna.
Strinsi la schiena a Luca per farlo calmare dato che sentivo il suo respiro farsi sempre più irregolare.

Lo allontanai leggermente da me per guardarlo negli occhi e sorridergli.
Gli accarezzai il viso e gli baciai dolcemente le labbra.

Rilassò le labbra precedentemente serrate e chiusi gli occhi per lasciarsi andare.
-quasi quasi potevo rinunciare ai soldi per tenermi la ragazza- Luca spalancò gli occhi e strinse i denti.

Si girò e come un fulmine si scaraventò sull'uomo per colpirlo in piena faccia.
Continuava a picchiarlo senza fermarsi e io in preda al panico non sapevo che fare.

Ero pietrificata davanti a quella scena e scioccata da tutto ciò che era appena successo.
-fermati Luca!- riusci solo ad urlare queste parole tirandomi i capelli.

-BASTA- urlai più forte con la voce rotta dal pianto.
Il bruno si girò a guardarmi e si alzò dal corpo dell'uomo disteso per terra per poi corrermi in contro.

Mi prese la mano e iniziò a correre trascinandomi con se.

Avevamo quasi abbandonato quel parcheggio ed avevamo raggiunto la moto quando sentì un colpo assordante.

Un urlo.

Caddi a terra colpita da qualcosa.

E poi il buio totale.

Siamo come gas e fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora