c.19

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-Sisi mamma stai  tranquilla- poggiai i gomiti sulla ringhiera tenendo il cellulare sull'orecchio.

-potevi svegliarmi e avvisarmi Cris. Mi sono preoccupata tantissimo- la sentì sbuffare e provai un enorme senso di colpa.
-mi dispiace davvero mamma. Ero veramente preoccupata per Sara. Dicevano che non riusciva a respirare e sua mamma mi ha chiamata agitata per avvisarmi- inventai,scrollando la cenere dalla sigaretta.

Non sapeva nemmeno che fossi fidanzata con Luca,figuriamoci se potevo dirle che era stato picchiato ed ero andata in caserma a prenderlo alle 4 del mattino.

-come sta ora?- chiese con una voce più tranquilla.
-molto meglio-
-dove sei?-
-sono a casa di Elia- dissi senza pensarci.

-perché da Elia?- chiese confusa.
Effettivamente dopo Elia avrebbe potuto benissimo riportarmi a casa,quindi dovevo inventare una scusa.

-no nulla lui mi aveva chiesto se volevamo fare colazione insieme e siamo tornati a casa- spensi la sigaretta nel posacenere sul tavolino in balcone e mi sedetti su una delle sedie bianche in plastica.

-sei sicura che vada tutto bene tesoro?
Ti sento stanca- immaginai i suoi occhi azzurri rivolgermi quel suo solito sguardo dolce e sorrisi pensando a quanto avessi bisogno di un suo abbraccio in questo momento.

-si mamma va tutto bene. Sono solo un po' scombussolata tutto qui-
-va bene tesoro. Mandami un messaggio quando torni a casa. Ti voglio bene-
-anche io- sorrisi e riattaccai.

Poggiai il telefono sul tavolo e guardai la bellezza di Salerno dal balcone di Elia.
Osservai il mare azzurro che sembrava arrivare a ridosso delle case.

-hey- la voce di Elia mi distolse dai miei pensieri.
Si sedette accanto a me e mi guardò sorridendo.
Osservai i suoi occhi stanchi e la faccia di chi si è appena svegliato.

-come stai?- chiese poi.
-ho un po' sonno. Tu?- gli sorrisi.
-normale- girò la testa osservando il paesaggio.
-come hai dormito?-
-bene, tranquilla Cris. Non preoccuparti per me ora- mi rassicurò sorridendo.

Si alzò e si avvicinò a me.
Mi stampò un bacio sulla fronte e poi si poggiò sulla ringhiera guardando il paesaggio.
-non hai freddo?- chiesi stringendomi nella felpa.

Notai che aveva addosso solo i pantaloncini del pigiama.
Si girò verso di me poggiano la schiena sulla ringhiera.

-no. Ma sei uscita col pigiama ieri notte?- rise guardandomi.
Abbassai lo sguardo sui miei pantaloni grigi con le nuvolette.
-si- risposi ridendo.

-Elia- lo guardai seria all'improvviso.
Lui mi guardò negli occhi facendomi segno di parlare.

-ma mangi?- chiesi ridacchiando.
Lui scoppiò a ridere.
-sei troppo magro. Quando ti abbraccio ho paura di spezzarti- risi con lui.

Mi alzai e mi fiondai tra le sue braccia stringendolo.
Lui rise e ricambiò l'abbraccio.

-attenta allora- continuò ridendo.
-sei così freddo. Come fai a dire di stare bene? Se non ti metti qualcosa addosso ti ammalerai- biascicai con la guancia poggiata sul suo petto mentre una folata di vento si infilava sotto i miei vestiti facendomi rabbrividire.

Lui mi accarezzò i capelli e immaginai stesse sorridendo e alzando gli occhi al cielo.
-va bene va bene ora entro mamma- mi lasciò un bacio tra i capelli e si staccò dolcemente rientrando in casa.

Poco dopo rientrai anche io chiudendomi la finestra alle spalle.
Passai dalla cucina e vidi Elia intento a fare cose così tornai in camera sua a controllare se Luca stesse ancora dormendo.

Siamo come gas e fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora