7.La signora del piano terra

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Silenzio. Un silenzio tombale ci opprime nella Evoque bianca del ragazzo ed io vorrei tanto scendere dall'auto in movimento.
《Siamo arrivati.》mormora continuando a stringere forte il volante tra le mani.
《Grazie per la bella serata Ethan.》lascio un bacio sulla sua guancia per poi scendere dalla macchina e avviarmi verso l'entrata del mio palazzo. Chiamo l'ascensore, entro dentro e schiaccio il pulsante del settimo piano.
Quando chiudo la porta di casa alle mie spalle, un lungo sospiro sfugge alle mie labbra ancora gonfie per il bacio di pochi minuti fa.
《È lui che mi bacia ed è sempre lui che poi fa il distante.》comincio a brontolare mentre mi spoglio degli abiti scelti da Sabrina《E poi ci sono io che un qualcosa ho provato, anche se molto debole.》quando rimango solo con le mutandine addosso, apro l'armadio, cerco una felpa larga che mi arriva a metà coscia e la indosso per poi andare in balcone《Perché è ancora qui?》osservo la Evoque bianca parcheggiata con i fari accesi《Cavoli suoi.》giro i tacchi e torno dentro casa, infilandomi sotto le coperte.
Affondo il naso nel tessuto nero della felpa e aspiro il profumo ancora intatto che riporta a galla infiniti ricordi di momenti felici della mia vita.

Prometto che sarò sempre con te, qualsiasi cosa accada. Ti prometto che un giorno metterò sulla tua strada una persona che ti ami tanto quanto ti ho amato io e che tu, guardandola negli occhi, veda un frammento di me in lei.

Una lacrima sfugge al mio controllo mentre ricordo quelle parole che penso stiano condizionando la mia visione del mondo e, in particolar modo, di Ethan.
Mi alzo dal letto, entro in bagno, mi pulisco il viso dal trucco per poi comincio a camminare per l'appartamento, stringendomi nella felpa. Osservo ogni dettaglio di casa mia e mi ritornano in mente le parole della mamma: quella casa ti fa star male. Se sei sola, quell'appartamento ti opprime.
Forse ha ragione, o forse è solo questo insieme di avvenimenti che mi condizionano a tal punto da farmi pensare quasi sempre al passato.
Disrolgo lo sguardo da una fotografia incorniciata messa su una dei ripiani più alti del mobile presente in salotto e mi avvio nuovamente in camera mia quando sento suonare al citofono.
《Chi è?》domando.
《Ethan. Ti prego, apri.》la sua voce arriva leggermente disturbata dal microfono.
《Buonanotte Ethan.》
《Apri, cazzo!》resto con l'indice a pochi millimetri di distanza dal pulsante che spegne il microfono《So che sei ancora in ascolto. Ti prego, aprimi e parliamo.》
《Parlare di cosa?》domando con tono di voce freddo e distaccato.
《Di quanto SpongeBob Squarepants sia un cartone animato figo.》sorrido percependo la sua palese ironia. Anche questo modo ironico di parlare mi fa ricordare la mia amata costante《Secondo te?》sbuffa《Voglio parlare di quello che è appena successo.》
《Possiamo anche parlarne così.》sposto il mio peso da un piede all'altro mentre Ethan tace.
《Non penso che tu voglia che la signora del piano terra senta la nostra conversazione.》
Maledizione, ha ragione! Quella tizia origlia qualsiasi cosa!
《Sali.》brontolo spegnendo il microfono e aprendo la porta del palazzo. Pochi minuti dopo lo sento bussare alla porta e lo faccio entrare dentro casa《Aspetto.》incrocio le braccia sotto il seno mentre resto nel bel mezzo del salotto.
《Non so perché ti ho baciata.》si avvicina a me, sovrastandomi con la sua altezza《Ma l'ho fatto e..e niente.》
《Queste poche parole potevi dirmele anche stando fuori.》sbuffo《E cosa vorresti dire con "e niente"?》
《Significa che lo rifarei senza minimamente pensarci anche se è una gran cazzata.》
Lo osservo perplessa. Lo ha detto davvero?
《Perché è una gran cazzata?》domando debolmente.
《Perché io combino solo guai ed una ragazza come te non si merita di essere immischiata nei casini di un ventiquattrenne scapestrato.》i suoi occhi sono fusi con i miei che scivolano lenti sul suo viso oggettivamente perfetto, arrivando a quelle labbra piene che hanno toccato le mie《Buttami fuori o ti bacio.》un suo braccio mi circonda la vita, facendomi avvicinare di più al suo corpo.
《Dovrebbe essere una minaccia?》un lieve sorriso si dipinge sulle mie labbra.
《Ti bacio.》sorride per poi fondere le sue labbra con le mie. Mi si stringe lo stomaco, la mente si svuota lentamente, il cuore prende ad accelerare di battito e la pelle viene ricoperta da leggerissimi brividi.
Le sue mani esplorano timidamente le mie curve poco accentuate e la mia memoria riporta a galla dei frammenti sconnessi di ricordi meravigliosi.
《È una gran bella cavolata.》separo le nostre labbra.
《Hai ragione Anto.》mi guarda negli occhi continuando a stringermi a sé.
《Vai a casa.》
《Vado a casa.》si allontana da me, accarezzandomi dolcemente una guancia.
《Sei strano.》
《Forse nella mia pizza c'era della droga.》si passa una mano nel ciuffo castano ed io sorrido.
《No, sei così di tuo.》lo accompagno alla porta.
《In tanto tu hai sorriso.》mormora.
《Fila a casa Ethan!》cerco di non sorridere ancora.
《Notte Antonia.》
《Notte anche a te.》chiudo la porta quando lo vedo sparire nell'ascensore.
Come fa a farmi sorridere così spesso? Sembra quasi che conosca i tasti giusti da toccare, come se fosse capace di vedere oltre la bufera di neve che circonda il mio cuore.
Fino a lunedì non faccio altro che pensare ai baci con Ethan e mi stupisco ogni qual volta mi accorgo di star sorridendo leggermente.
《Antonia, posso farti una domanda?》Trevor mi cammina accanto per i corridoi del MIT.
《Certo. Dimmi tutto.》
《Ho la White di matematica avanzata, spiega bene e tutto ma ho sentito che sia severa. È vero?》domanda intimorito.
《Vorrei tanto dirti che non è vero ma ti mentirei. È una stronza quella donna.》sospiro《È anche la mia prof di matematica avanzata e ti assicuro che non è una passeggiata passare i suoi esami. Se vuoi posso darti una mano a preparati per i suoi esami.》lo guardo e noto l'incredibile somiglianza fisica con il fratello.
《Non vorrei disturbarti...》sorride imbarazzato.
《Nessun disturbo.》lo rassicuro《Ma dimmi una cosa...tuo fratello è davvero un architetto?》
《Sì, lo è. È anche molto bravo, lo devo ammettere. Ti ha detto lui di essere un architetto?》mi guarda con un sopracciglio alzato.
《Sì, è stato lui ma solo perché stavamo parlando di fisica.》distolgo lo sguardo dal ragazzo.
《Fisica?》è ancora più perplesso di prima《Non farò domande.》ridacchia.
《Zitto matricola!》sorrido ed il ragazzo scoppia a ridere《Dimmi quando vuoi cominciare le ripetizioni piuttosto.》
《Anche da oggi se hai tempo.》smette di ridere.
《Ok. Casa mia o tua?》
《Se per te non è un problema, preferisco casa mia.》
《Basta che ti senta a tuo agio. A che ora?》
《Subito dopo le lezioni così ci mettiamo a studiare e magari dopo un po facciamo anche merenda.》si ferma davanti alla sua classe.
《D'accordo. A dopo allora.》lo saluto con la mano per poi allontanarmi ed andare verso l'aula in cui ho lezione.
Spero solo che in casa di Trevor non ci sia anche Ethan perché non saprei davvero come comportarmi con lui, viste le circostanze per me insolite. Forse era meglio obbligare Trevor a venire a casa mia oppure sarebbe stato ancora meglio tirare uno schiaffo ad Ethan dopo il primo bacio, invece di guardarlo imbambolata. Stupida me! O se non lo schiaffeggiavo al parco farlo a casa mia e magari allegarci pure un insulto.
Mi siedo nella terza fila, apro il quaderno e cerco in qualche modo di elminare il pensiero di quei due occhi cioccolato dalla mia mente.
Non vedo l'ora che la lezione finisca.

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