CAPITOLO CINQUE.

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[JO'S POV]

La giornata passa in fretta, presto il cielo si scurisce e arriva la sera.

Alimento il fuoco nel camino che si sta spegnendo.
Guardo l'orologio: le 18.30. Del professore ancora nessuna traccia.
Inizio a preoccuparmi..

Decido di impegnare il mio tempo preparando la cena. Una minestra calda andrà bene. Pulita la verdura, la metto a cuocere sul fuoco con abbondante acqua a fuoco lento.
Nel mentre della cottura, vado al piano di sopra per un bagno.

Apro l'acqua calda e faccio riempire la vasca.
Mi svesto e guardo il mio riflesso nello specchio. Sono cambiata molto in una sola estate: i miei lineamenti si stanno marcando, il mio corpo si sta modificando facendo comparire dolci avvallamenti e curve, mi sono anche alzata di qualche centimetro. Nonostante io non abbia ancora diciassette anni sembro più grande.
Mi immergo nell acqua calda e rilassante. Godo di questi attimi di relax.

Dopo la doccia con ancora i capelli bagnati e il pigiama addosso, scendo in cucina e mi verso della minestra in un piatto. Mi siedo a mangiare in silenzio, completamente sola.
Lascio la minestra avanzata sul fornello e lavo il mio piatto.
Torno in soggiorno a leggere il mio caro vecchio libro.
Edvige si sistema sul bracciolo del divano accanto a me mentre io mi immergo nella lettura.

Le ore passano veloci, e i miei occhi si fanno sempre più pesanti fino a chiudersi del tutto..

Apro gli occhi di scatto svegliata dal fracasso che proviene dal piano di sopra. Mi armo di bacchetta e salgo le scale per controllare.
In camera mia non c'è nessuno, nemmeno in bagno.. Resta solo.. La camera di Piton!
Corro fino alla fine del corridoio e apro la porta. La scena che mi si presenta davanti è orribile; il professor Piton è disteso per terra.. In un bagno di sangue, il suo sangue che sgorga violentemente dal petto.
Cerco di non farmi prendere dal panico scorrendolo.
<<professore, stia tranquillo, ci sono io.>> dico con falsa tranquillità nella voce.
Non risponde, non riesce a parlare.
A un certo punto perde coscienza a causa del troppo sangue perso.
Serve una pozione cicatrizzante e del rimpolpasangue.
<<accio rimpolpasangue!>> punto la bacchetta verso il corridoio sperando che ciò che mi serve riesca ad arrivare.
La boccetta di colore scuro arriva tra le mie mani, dopodiché chiamo a me anche il dittamo.
Senza pensare troppo sbottono il frock coat e la camicia del professore, scoprendo delle ferite molto profonde. Spargo il dittamo sulle ferite in grande abbondanza sperando si cicatrizzino al meglio; cosa che accade dopo qualche minuto in cui la pozione ha fatto il suo lavoro.
Devo somministrargli la rimpolpasangue, ma come faccio se è svenuto?!
Una siringa! Se non per via orale dovrò iniettargliela.
Trasfiguro una penna sulla scrivania in una sinirga e, cercando di avere una mano il più possibile ferma inetto la pozione nel braccio del professore.
Pian piano sembra riacquistare un colorito regolare e tiro un sospiro di sollievo.
Vado nel bagno e mi armo di acqua tiepida, asciugamani e bende.
Pulisco le ferite sul petto.. Resteranno delle brutte cicatrici.. Bendo il busto per evitare che esse si infettino e con un incantesimo faccio levitare Piton fino al letto.
Io mi siedo ormai sfinita su di una poltrona.. Domani mattina dovrò cambiare le bende..
Sento la stanchezza impossessarsi di me e piano piano finisco tra le braccia di Morfeo.

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