CAPITOLO SEI.

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[SEVERUS'S POV]

Mi sveglio con un forte dolore al corpo.. Il Signore Oscuro si è voluto divertire scagliando contro alcuni di noi fatture molto potenti..
Mi guardo intorno cercando di tirarmi su, cosa che capisco è meglio non fare dato il capogiro dovuto allo sforzo improvviso.
Pian piano, riesco con molta fatica a tirarmi su facendo leva sui gomiti.
Sono chiaramente nel mio letto, noto solo ora di non avere indosso la camicia e che il mio petto è fasciato da numerose garze.
Poi davanti a me, vedo una figura.. Esile e con una massa di capelli rossi che le cadono sul viso angelico.. Josephine Potter addormentata su una poltrona, accanto a lei sulla scrivania, c'è un catino di acqua, asciugamani sporchi e altri oggetti che capisco le sono servite per curare le mie ferite. Da quanto posso constatare, ha fatto un buon lavoro, certo poteva evitare di creare tutta questa confusione.

La ragazza si desta improvvisamente dal sonno scattando in piedi come un soldato.
Mi osserva per qualche secondo per poi esclamare <<Merlino sia lodato! Come si sente?>>
<<dolorante, intorpidito.. Ma posso dire di star bene. >> dico.

Mi si avvicina.
<<bisogna disinfettare le ferite col dittamo e cambiare le bende.>> Dice con occhio clinico.
Mi alzo quel tanto che serve in modo che lei riesca a slegare le bende.
Torna al tavolo in silenzio e preleva ciò che le serve.
Con un asciugamano bagnato pulisce le ferite con molta cura e attenzione e nel farlo.. Noto le sue gote colorarsi di rosso. Perché mai dovrebbe essere imbarazzata?
Bah. Donne.
Poi passa una garza immersa nel dittamo su di esse e, infine benda il mio petto, sempre con meticolosa attenzione.. In questi attimi sono sicuro di averla sentita tremare.. E ogni volta che le sue mani toccavano il mio corpo, la senzazione provata era come toccare il fuoco..
Cosa ti sta accadendo Severus?

<<ho finito, professore.>> Dice con un leggero sospiro quando si allontana da me.
<<grazie, Potter.>>dico.
Sembra sorpresa nel ricevere dei ringraziamenti.
<<dovere signore. Se ha bisogno mi chieda pure.>>
<<un caffè farebbe comodo grazie, e anche riuscire ad alzarmi.>> dico.
<<per quanto riguarda il caffè non c'è problema, ma credo che sia meglio che lei rimanga a letto signore.>>
<<Ho affrontato situazioni peggiori Potter so come comportarmi e quindi ti sarei grato se mi dessi una mano ad alzarmi.>>
Lei alza gli occhi al cielo sbuffando e si avvicina al letto.
<<Potter, passami una camicia dal mio armadio.>> le dico.
Lei mi passa la camicia dicendo:<<potrebbe anche chiedere per favore eh.>> Dice scocciata.
Mentre mi vesto lei si avvicina per aiutarmi ad alzarmi.
<< non osare mancare di rispetto a me ragazzina.>> dico duro.
Mi guarda dritto negli occhi.
<< non è mancare di rispetto, è dire le cose come stanno signore, c'è modo e modo di dire le cose, e date le circostanze, gradirei che lei usasse un altro tono nei miei confronti.>> Dice per poi aiutarmi ascendere al piano di sotto.
<<ah, e non sono una ragazzina.>> Dice orgogliosa.
Col suo aiuto mi siedo al tavolo della cucina. Lei va a preparare la colazione. E io rimango lì, su di una sedia, incredulo per via del comportamento della mia studentessa.
<<ecco a lei signore>> Dice posando davanti a me una tazza di caffè.
Lei si appoggia al tavolo e sorseggiare del tè che riconosco essere alla menta peperita.

Dalla tasca dei pantaloni estraggo la bacchetta e faccio comparire un bastone da passeggio: non voglio dipendere in ogni singolo movimento dalla Potter.
Con attenzione mi alzo poggiando un po' del mio peso sul bastone e piano piano me ne vado in soggiorno a leggere.
Mentre mi allontano sento un commento da parte della ragazza, che mi fa stranamente sorridere: "che uomo cocciuto".

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