Capitolo 33

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*Ludovica*
La ragazza rientra nell'hotel e va verso il tavolo dove sono seduti i suoi amici. Adesso ci sono davvero tutti.
Ripeto, l'universo mi odia. Alla tavolata ci sono ancora due posti liberi. Uno vicino ad Alvis... e l'altro vicino a Jefeo.
Se mi metto accanto ad Alvis, Jefeo non mi parlerà davvero mai più, ma se cedo e mi metto vicino a lui, allora glie la darò vinta e non voglio farlo. Deve capire che non può trattarmi in questo modo. Basta non mi importa più niente, faccio quello che voglio.
Senza dire niente va a sedersi vicino ad Alvis.
«Finalmente! Stavamo morendo di fame» dice Alberto con il suo tipico accento messinese.
«Scusate» dice Ludovica arrossendo.
Alvis si gira verso di lei e le sussurra «Non ti preoccupare bella, nessun problema».
Non ho idea di che espressione io abbia appena fatto. Volevo sorridere perché è stato carino, ma non penso di esserci riuscita. Per quella parola, "bella". La parola con la quale mi chiamava Jefeo i primi giorni... beh mi dà fastidio ammetterlo, ma detto da lui suonava meglio...
I ragazzi iniziano a magiare e a parlare del proprio fine settimana trascorso in famiglia.

*Jefeo*
Scontato si sarebbe seduta vicino a quello. Mi dà sui nervi. La odio. Ma non riesco a smettere di guardarla, e mi odio per questo.
Finito di mangiare Ludovica sussurra qualcosa al ragazzo seduto accanto a lei e entrambi si alzano da tavola.
«Se ci cercate siamo fuori a fumare» dice Ludovica guardando Tish e Giordana.
Loro si girano velocemente a guardare l'espressione di Jefeo, che però resta impassibile. Poi rispondono «Ehm va bene. A dopo Ludo».
Ah bene, ora vanno pure sicuramente a limonarsi da qualche parte. Beh Ludo, non pensavo fossi così. Non solo sono andato a... lasciamo stare va, che già mi pento anche di quello.
Alvis e Ludovica escono dalla sala, lasciandosi dietro tutti gli sguardi perplessi dei compagni. Sto per lanciare per aria il tavolo, è meglio se me ma vado da qua.
«Mowgly che ti guardi? Non me ne frega niente, te lo avevo detto» sbotta Jefeo all'amico.
«Io me ne vado. Buona serata» aggiunge senza guardare nessuno in particolare.

*Ludovica*
«Non puoi capire. In questo momento nella mia testa sto esplodendo» si sfoga Ludovica con l'amico.
«Ludo calmati, ok? Ora ti rilassi e mi racconti tutto quello che è successo».
La ragazza si siede sulla panchina, accanto ad Alvis, e inizia a parlare di tutto ciò che le passa nella testa.
«Capisci? Mi fa stra incazzare. Cioè prima penso di piacergli anche, e poi mi dimostra che per me prova solo odio. Non lo sopporto!».
«Ludo aspetta. Posso farti una domanda?» chiede lui. Ludovica annuisce.
«Ma quindi lui ti piace... vero?».
Tutti con questa maledetta domanda.
«Non lo so Alvis. Sono troppo confusa. Sinceramente, se questo è il vero Jefeo, allora di lui non mi piace assolutamente niente».
Che falsa che sono.
«Beh non sembrerebbe molto sai? Quando sei con lui... boh non so... sembri felice. Molto felice» il suo sguardo si incupisce. Perché si sta rattristendo così? Non dirmi che... no ma che dico, siamo solo amici. Figurati se gli piaccio. Che scema che sono, come fanno a venirmi in mente certe cose.
«Non so. Quando è preso bene lo adoro. Sto bene con lui, non lo nego... ma non mi piacciono certi suoi atteggiamenti».
«Del tipo?» chiede il ragazzo.
«Beh già solo il fatto che abbia alzato le mani su di te! Non doveva farlo, e non ammette nemmeno di aver sbagliato!».
«No Ludo aspet» prova a ribattere Alvis.
«Nono fammi finire. Non ha nemmeno il coraggio di dire "ok ho fatto una cazzata" e venirsi a scusare con te. Io ho provato a convincerlo, ma è troppo cocciuto. Alvis ti giuro, mi dispiace troppo per quello che ti ha fatto... ed è pure colpa mia in realtà. Quindi, visto che lui non si degna nemmeno di chiederti scusa, te lo chiedo io. Alvis mi dispiace davvero tantissimo». Alvis inizia a ridere. Ma che gli prende?
«Ludo apparte che tu non centri niente, ma poi proprio questo è quello che stavo cercando di dirti. Jefeo è venuto a parlarmi prima di cena e mi ha chiesto scusa. Lo so che non gli sto simpatico lo stesso, ma a me va bene così. Non si può piacere a tutti. Ma sono contento delle sue scuse perché ha fatto la persona matura» dice il ragazzo sorridendo.
«E poi è un ragazzo Ludo, è normale che abbia perso le staffe per... certe cose» si limita a dire. «Non ti preoccupare, non è successo niente. Io sto bene e lui mi ha chiesto scusa, e lo so che era sincero» continua Alvis.
Non ci credo. Durante tutta la cena ho fatto l'infame con lui, quando in realtà si era già scusato. Che stupida che sono. Certo lui si è comportato male lo stesso con me... non so se... sti cavoli devo andare a parlargli. Ma non posso lasciare Alvis qui, dopo che l'ho torturato per un'ora con i miei discorsi da ragazzina depressa. Alvis la guarda sorridendo.
«Vai». Ludovica non realizza bene le parole dette dal ragazzo e lo guarda confusa.
«Vai da lui» ripete Alvis. È un angelo!
«Grazie grazie grazie!» dice lei abbracciandolo forte.
«Ti voglio davvero tanto bene. Ci vediamo domani. Grazie mille di tutto».
«Figurati Ludo» risponde lui dandole un bacio sulla testa. La ragazza correndo va verso gli ascensori, e non si accorge nemmeno dell'espressione triste che ha assunto il ragazzo che fino a poco fa stava abbracciando.
Bene adesso non mi manca che trovare Fabio. Dovrebbero essere in stanza dei ragazzi a guardare un film.
Arriva al primo piano e bussa alla porta. Invece di Jefeo però le apre Mowgly. Vedendo la faccia di Ludovica il ragazzo capisce la situazione è le dice «Scusa Ludo, ma non è qua». Ludovica si limita a ringraziare e torna all'ascensore. Se non è in stanza, c'è solo un posto dove potrebbe essere.
Preme il bottone dell'ultimo piano, e le porte si chiudono.
Il tetto. Me ne aveva già parlato una volta. Il posto dove viene quando vuole stare da solo e deve pensare. Spesso viene qua anche per scrivere canzoni, mi aveva detto. Sono sicura che si trovi qui.
L'ascensore si apre e Ludovica esce dalla porta di emergenza del piano. Fuori è tutto buio, ma le stelle brillano chiare nel cielo. Si gira in torno e poi vede la sagoma di un ragazzo alto, che fuma, appoggiato alla ringhiera.
Eccolo.

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