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Un paio di ore più tardi, qualcuno bussò alla nostra porta. Quando aprimmo, un Niall sorridente ci rivolse uno sguardo felice.

"Ciao! Pensavo aveste voglia di fare un giro per il campus. Questo per noi è il terzo anno, lo conosciamo piuttosto bene. Allora, andiamo?"

Io e Carly ci scambiammo uno sguardo, poi alzai le spalle.

"D'accordo, mi infilo un paio di scarpe."

Niall ci mostrò l'intero campus, dalle toilette dei professori fino alla mensa, dalle classi di arte a quelle di fisica, alla piscina coperta e al campo da calcio. "Louis è nella squadra da quando è arrivato. Spero solo che quest'anno ci sia qualcuno in grado di togliergli il titolo di capitano, e di placare le sue arie."

"Oh, Summer potr-" cominciò Carly.

"Già, dovrebbe proprio esserci qualcuno." la interruppi. Con uno sguardo, le chiesi di non proseguire la conversazione. Lei annuì.

Niall ci mostrò i bar e baracchini sparsi ovunque, e ci fermammo in uno a mangiare qualcosa.

In quei tavolini, estremamente americani stereotipati, io e Carly ci sedemmo in una panca contro il muro, Niall di fronte a noi.

Bevendo tre caffè, rimanemmo lì a lungo, senza raggiungere un punto morto della conversazione, ma senza neanche parlare di cose serie. A un certo punto, sentii la campanella della porta annunciare che era entrato un cliente, e istintivamente mi voltai a guardarlo.

Louis ci passò accanto senza dar segno di averci visto. In quel momento mi resi conto della sua camminata, e di come sembrasse programmata. Portava un piede davanti all'altro con una grazia assoluta, un equilibrio perfetto e una coordinazione che io non avrei mai avuto. Allora si voltò, come rendendosi conto del mio sguardo su di lui. Mi guardò di sottecchi, incurvando le labbra in un sorriso che cercò di nascondere, voltandosi verso il bancone e pagando la pasta che aveva appena preso in mano. Lasciò una banconota e riprese e camminare, ancora una volta in modo ipnotizzante. Tenne lo sguardo su di me finché non mi incrociò e uscì di nuovo dal locale. Mi voltai.

Stavo per alzarmi, quando Carly fece sbattere il suo ginocchio sul mio, riportandomi alla conversazione.

Ripresi a parlare con loro, senza però mai togliermi di dosso la propensione ad alzarmi, e a seguirlo, dovunque stesse andando.  

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