Allacciate le cinture. L'uscita di sicurezza è alla vostra destra. Non fumare. Non uccidere il passeggero di fianco a voi nemmeno se sbaglia un congiuntivo. Non commettere atti suicida. Rimanere seduti. Indossare il giubbotto salvagente in caso di sosta in mezzo al mare.
Scese dall'aereo, prendemmo un autobus che in venti minuti ci portò fino al campus. E la sua tipica aria ci colpì in pieno.
Ragazzi che corrono sullo skate, solo per precipitare faccia a terra su un gradino pochi metri più avanti, valigie rotolanti senza un apparente proprietario, gente che si ritrova dopo un'estate intera, persa in abbracci, qualche coppia di sbaciucchiatori appartata sotto un albero.
Un ragazzo, con tutta l'aria di uno che è appena tornato da una vacanza in Egitto, ci venne incontro, e lanciò verso Carly una margherita. Lei scattò di lato, evitandola, probabilmente pensando che fosse una granata o un qualche pericoloso ingegno adolescenziale, e io scoppiai a ridere.
"Oddio, scusa!" urlò, rivolta al tipo che gliel'aveva lanciata, ma lui sembrò non essersi accorto di nulla. Risi ancora più forte.
Riuscimmo a trovare il nostro dormitorio velocemente, il più vicino all'entrata - cose che poi avrei rivalutato, in quanto il più lontano dalle lezioni. Appoggiammo la valigie ai nostri piedi e fissammo la porta in legno con dipinto sopra un grande 43 Nord.
"Carly, benvenuta a casa." dissi, e aprii la porta.
Un letto a castello e un letto singolo occupavano la stanza, una grande scrivania davanti alla finestra coperta dalle tende e due piccola armadi ai lati della stanza.
"Sum, mi piace da morire!" strillò, buttandosi sul letto singolo. Un attimo dopo si alzò e corse alla finestra, aprendola e guardando fuori. Si vedevano i campi che circondavano il campus e la strada in lontananza. Si voltò raggiante verso di me.
"Già, non è male."
"Smettila di fare l'apatica, e vieni qua."
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo. Quando la raggiunsi mi strinse in un abbraccio.
"Sarà un anno fantastico." disse.
"Lo spero anch'io."
Dopo aver sistemato un paio di vestiti, andammo alla reception, dove una tipa con accento francese ci consegnò le chiavi della stanza.
Facemmo un giro nei dintorno, e ci fermammo a cenare in un bar lì vicino. Non parlammo molto, ci limitavamo a guardarci intorno e meravigliarci ancora una volta della piega che la nostra vita aveva preso.
Rientrando nel dormitorio, notammo tutte le luci spente, segno che già il primo giorno non avevamo rispettato il coprifuoco.
"Summer?"
"Sì?""Nulla, stavo solo pensando a come tu mi stia influenzando negativamente."
Stavo per rispondere, quando un botto rimbomba per il corridoio, seguito da due risate.
"Hanno ruttato?"
Un'altra risata, decisamente maschile. Ci accostammo alla nostra porta, fissando quella della stanza accanto alla nostra, da cui proveniva una musica rock.
Carly mi afferrò il braccio.
"Questi sono ragazzi, in un dormitorio femminile."
"Macchè," risposi, avvicinandomi alla loro stanza. "Non è possibile."
E poi la porta si aprì, rivelando noi due ferme davanti ad essa, con un'espressione del tipo stavamo-per-entrare-e-stuprarvi-durante-il-sonno-tutto-regolare.
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{ Fireproof }
FanfictionE da qua in poi si rompono i confini tra ciò che comprende le sottigliezze di una relazione e il quadro generale della vita di una sedicenne al suo primo anno di college. In questa età le ragazze non sono solo ossessionate dagli unicorni, come...