Primo appuntamento pt.2

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Clint Barton:
Non pensavi sarebbe mai successo, ma sei contenta di aver partecipato a quella festa.
Quell'uomo ha monopolizzato la tua attenzione per tutta la sera. Non è la persona più bella che tu abbia mai visto, ma ha carisma da vendere; la sua personalità e il suo umorismo hanno fatto si che ti prendessi una bella sbandata per lui.
Dopo quella festa vi siete incontrati altre volte, ma sempre come amici, niente di più. Mentre tu vai in brodo di giuggiole ogni qual volta incrociate il vostro sguardo, lui sembra più distaccato. Non è mai stato scortese ma pare quasi che non voglia superare quella sottile linea che divide gli amici dagli amanti.

Un giorno tuttavia, ti ha invitato a cena a casa sua, era la prima volta che lo faceva. Con questo gesto avevi capito di essere riuscita a guadagnarti un posticino nel suo cuore. Sapevi quanto fossero importanti per lui i suoi figli e se non fosse stato veramente sicuro non ti avrebbe mai presentata a loro, neanche come amica.

Quella sera vi eravate ritrovati tutti e cinque a cena assieme. Tu, lui e i suoi figli. Ti sei innamorata a prima vista di quei bambini, sopratutto del piccolo Nathaniel Pietro.
Seduti a tavola, sembravate quasi una famiglia vera.

Dopo la cena, una volta salutati i piccoli Barton, Clint ti ha accompagnato fino alla tua macchina, così da avere un po' di privacy.

-Sono felice che tu abbia accettato il mio invito-

-Perché non avrei dovuto?-

-A molte persone non va a genio la presenza di bambini-

-Poveri idioti, non sanno cosa si perdono. I tuoi figli sono adorabili-

-Voglio sperare che tornerai a farci visita-

-Puoi contarci-

Pietro Maximoff:
Il tuo lavoro come barista era ufficialmente terminato. Il proprietario ti aveva rifilato la solita scusa del taglio di personale. Sapevi che non era vero, voleva solo liberare un posto per assumere sua nipote. Non che ti importasse chissà quanto di quello stupido impiego, ti dispiaceva solamente il non poter più vedere quel ragazzo.
Dopo la sua breve scomparsa era tornato a prendere il caffè con una certa regolarità. Ogni mattina spalancava la porta del locale e ti rivolgeva un sorriso smagliante. Sembrava lo facesse solo ed esclusivamente per te.

Aveva preso una piccola abitudine; attendeva pazientemente il suo turno e quando gli porgevi finalmente il suo  caffè, ti faceva un complimento.
A volte erano semplici frasi, apprezzamenti sul tuo sorriso, sui tuoi capelli, sulla tua voce; altre volte invece le frasi erano più elaborate, dette appositamente per tirare su il morale, come delle piccole perle di saggezza.
Ogni mattina aspettavi con ansia la frase del giorno, era ormai diventata un'abitudine.

Nonostante non avessi ancora trovato un nuovo impiego, avevi deciso di prenderti una pausa dalle ricerche e goderti un buon caffè in un bar, ovviamente non dove lavoravi prima.

Mentre gustavi la tua bevanda, con gli occhi cercavi attentamente sul cellulare dei possibili nuovi impieghi.

-Si chiude una porta, si apre un portone-

La sedia davanti a te, che prima era libera, ora era occupata da una figura, ormai, familiare.

-Un po' banale come frase-

-Mi sembra che sia adatta alla situazione. Posso farti compagnia?-

-Ormai sei già seduto-

-Finalmente possiamo parlare senza l'ingombrante presenza dei clienti-

-Avrei preferito avere ancora un lavoro-

-Sono certo ne troverai un altro-

-Purtroppo dovrai fare a meno dei caffè preparati da me, mi spiace-

-Tanto di guadagnato, non mi piace il caffè-

Stephen Strange:
La tua vita scorreva, lenta e monotona. Ogni giorno sempre la stessa storia, ogni giorno sempre le stesse azioni. Ti piaceva il tuo lavoro, ma ormai neanche quello riusciva a farti felice.
Aspettavi con ansia un guizzo che stavolgesse la tua vita, quella botta di vita per spezzare la routine.

Ormai il tuo turno era finito, tra poco saresti tornata a casa, avresti dato da mangiare al gatto e dopo una piccola cena, avresti guardato un film sul divano. Rabbrividivi all'idea di un'altra commedia demenziale, ma era l'unico genere che ancora riuscivi a sopportare, probabilmente ancora per poco.
Stavi sistemando le ultime cose quando avevi sentito bussare alla porta.

-Avanti-

Davanti a te l'ultima persona che avresti mai immaginato di rivedere.

-Stephen Strange? È proprio lei?-

-In carne e ossa-

-La trovo bene, cosa posso fare per lei?-

-Beh, volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me, se non fosse stato per lei probabilmente sarei crollato e adesso non sarei qui-

-Non penso di aver fatto chissà che cosa, non sono riuscita nemmeno a farle muovere due dita-

-Mi creda, per me ogni suo sforzo ha significato molto. Non vorrei sembrare avventato, ma le piacerebbe cenare con me?-

-Non lo so. È sparito per tanto tempo e adesso torna perfettamente guarito, con un invito a cena. Cosa le è successo Stephen?-

-Mi dia la possibilità di spiegarle tutto, magari davanti a una cena francese? Conosco un ottimo ristorante-

- Va bene Strange, cena francese sia. Ci vediamo alle 8?-

Adesso, seduta in un ristorante francese, a Parigi, hai realizzato che il cambiamento che tanto hai atteso è arrivato. Sei riuscita a incontrare colui che sconvolgerà la tua vita.

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