Clint Barton

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Personaggio richiesto da Sharm91

Nessuno dei due riusciva più a vedere l'altro, le lacrime che copiose continuavano a uscire offuscavano completamente la vista.
Tuttavia entrambi conoscevano alla perfezione ogni particolare del viso del proprio amato.

Lui non aveva bisogno di vedere per sapere che lei stava facendo quella strana espressione, tipica di quando è in preda al panico.
Lei non aveva bisogno di vedere per sapere che lui nonostante tutto stava sorridendo. Non un sorriso di gioia, ovviamente, ma uno di rassegnazione. Aveva già deciso la sua sorte, non avrebbe cambiato la sua decisione.

È nei momenti peggiori che i ricordi migliori si fanno spazio nella mente.
Come un film infinito, o quasi, si susseguivano le immagini della loro vita. Ogni attimo, ogni secondo, ogni istante.

Il loro primo incontro fu il primo a presentarsi, come se la vita prima di quel momento, non sia mai esistita.
Lei era solo una ragazzina, ancora inesperta, ma con una grande forza di volontà. Doveva essere un compito facile, addestrarla, farla diventare la migliore. L'aveva fatto altre volte, nonostante anche lui fosse un novellino.
Alla fine ci era riuscito, aveva affinato le sue tecniche, aveva perfezionato le sue movenze ancora troppo grezze, aveva fatto si che lei diventasse la migliore.
Ma per colpa di quella ragazza, anche lui era cambiato. Aveva iniziato a vedere il mondo con colori più brillanti. Le ore e i minuti non esistevano più, esisteva solo il tempo che passava senza vederla.
Tutto ruotava attorno a lei, nulla più aveva importanza.

Quasi senza accorgersene erano diventati una sola cosa, due corpi con la stessa anima.
Per occhi esterni non doveva essere stato difficile da notare, ma loro erano troppo ingenui per rendersi conto di quanto potente fosse il loro legame.

Erano diventati compagni di squadra. Ancora oggi non esiste coppia migliore della loro.

Piano piano quella squadra di lavoro era diventata qualcosa di più, piano piano erano diventati una coppia anche nella vita.
Era stato tutto così naturale, era bastato solamente un piccolo incidente per far capire a quelle teste dure, che non potevano vivere l'uno senza l'altra.

Clint rivede il momento in cui le aveva chiesto di andare a convivere.
Era stata la naturale evoluzione del loro rapporto. Avevano fatto per molto tempo avanti ed indietro tra le rispettive case; fino a quando lui, stanco del continuo via vai, le aveva proposto di trasferirsi.
La ricorda, con il viso paonazzo mentre cercava di trattenere le lacrime. Per un attimo aveva avuto il timore di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma poi lei gli si era gettata addosso e l'aveva baciato.

Lei aveva pianto anche quando lui, dopo una cena romantica, nel più bel ristorante che era riuscito a permettersi, le si era inginocchiato davanti.
A quel tempo ancora annaspavano tra le varie spese, la scelta migliore sarebbe stata aspettare la stabilità. Ma lui non poteva aspettare oltre, voleva sposare quella donna, voleva diventare suo marito e urlarlo ai quattro venti.
L'anello che aveva tirato fuori da quella scatoletta forse non era il più bello, forse non era il più costoso, ma per lei era perfetto. Probabilmente non l'aveva neanche guardato, troppo occupata a baciare il suo futuro marito.

Lo ricorda il matrimonio. Una cerimonia intima, solo per pochi selezionati, parenti e amici di lavoro.
Si sentiva un pinguino in quell'abito, ma per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Non si vergogna ad ammettere che quando l'aveva vista, raggiante nel suo abito da sposa, aveva versato qualche lacrima.
Le aveva promesso che l'avrebbe sempre protetta, che sarebbe stato sempre pronto ad aiutarla. Le aveva giurato di amarla e onorarla finché la morte non gli avesse separati, ma lui era sicuro che l'avrebbe fatto anche dopo.
Guardandosi negli occhi si erano giurati amore eterno.

A quel tempo non potevano sapere che avevano fatto quella promessa, anche davanti al frutto del loro amore. Ebbene si, poco dopo la donna aveva scoperto di aspettare il loro primo figlio.
Quante emozioni diverse aveva provato quando lei gli aveva mostrato il test, per fortuna non era svenuto.

Si ricorda persino la paura. Paura di non essere all'altezza, paura di non farcela, paura di combinare qualche casino, paura di essere responsabile di una vita.
Ma tutte quelle incertezze erano sparite nel momento esatto in cui aveva preso in braccio suo figlio per la prima volta.

La lista dei giorni più importanti della sua vita continuava a crescere, sempre di più.
Poco tempo dopo si aggiunse la nascita del suo secondo figlio, la sua principessa.
Pensava di essere pronto, ci era già passato, ma non aveva fatto i conti con il dolce visino della sua bambina. Per poco anche quella volta non era svenuto.
La terza pensava sarebbe stata la volta buona, sbagliava di grosso. Il piccolo così simile a sua madre, si era fatto attendere parecchio ed era arrivato poco dopo una missione. Quella volta Clint pensava veramente di non tornare più a casa, e se non fosse stato per Pietro non avrebbe mai potuto abbracciare suo figlio.

Ovviamente la sua vita non era stata tutta rose e fiori, ma in quel momento non ricordava nulla di negativo.

Dopo la nascita di Nathaniel, lui e sua moglie si erano ritirati. Volevano crescere i loro figli, volevano goderseli a pieno.
Ci erano quasi riusciti, fino al giorno in cui Steve aveva telefonato. Si erano ripromessi che sarebbe stata l'ultima battaglia, aiutare gli Avengers e poi basta.
Beh, erano finiti agli arresti domiciliari. Alla fine erano riusciti nel loro intento, solo casa e famiglia.

Avrebbe dato tutto pur di ritornare a quei momenti, riviverli ancora e ancora, rifacendo le stesse scelte e persino gli stessi errori.

Ma il destino aveva deciso che tutta quella felicità non andava bene.
Thanos, con lo schiocco di dita aveva polverizzato tutto il loro mondo.

Erano rimasti solo loro due.

Cinque anni, cinque stramaledetti anni senza i loro figli.
Avevano perso la speranza e ogni più piccolo briciolo di felicità.
La loro vita era finita nello stesso istante in cui i bambini erano spariti.
I loro cuori non erano più riusciti a battere, congelati in un istante.

Anche il loro rapporto si era incrinato. Lei era sempre più distante, lui sempre più rabbioso.

Erano quasi diventati due estranei.

Poi era arrivata lei, Natasha.
Colei che aveva dato una speranza.

Doveva essere una missione semplice, viaggiare nel tempo e recuperare le gemme.
Loro due erano si erano proposti di prendere la gemma dell'anima, mai errore più grande.
.
.
.

-Lasciami andare-

-No. Ti prego, no-

-Va bene-

Come avrebbe potuto lasciarlo andare? Come poteva semplicemente lasciare la presa?
Come poteva guardare inerme, mentre lui sacrificava tutto per lei?

Le stava chiedendo troppo.
Eppure lui la conosceva meglio di chiunque altro, sapeva che non gli avrebbe permesso di precipitare.
Per questo fu lui a lasciare la presa, aprendo la mano e lasciando che fosse solo lei a sorreggerlo. Non avrebbe retto a lungo, solo questione di secondi e poi lui sarebbe stato accolto tra le fredde braccia della morte.

-Clint! Non puoi farmi questo-

-Ti amo, amo te e la nostra famiglia. Quando tutto sarà finito abbracciali e digli che l'ho fatto per loro-

-Ti prego, non farlo-

La fatica si faceva sentire, tenere tutto il peso del suo corpo su una sola mano non era un'impresa facile. Era una spia, allenata e forte, ma era pur sempre un umano, certe cose andavano oltre le sue capacità.

-Non voglio lasciarti-

-Devi farlo amore mio, quanto può valere una vita se confrontata a quella di metà universo-

-Ci deve essere un'altra soluzione-

-Probabilmente, ma al momento questa è l'unica di cui disponiamo-

La mano di Clint lentamente iniziava a scivolare, millimetro dopo millimetro l'uomo si avvicinava alla fine.

-Ti amo Clint-

-Sarai per sempre nel mio cuore-

Le sue ultime parole. Mai parole più dolci e allo stesso tempo crudeli sono state pronunciate.

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