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Edoardo

"Forza amico!" le urla decise e dirette del mio vicino riempirono con una velocità disarmante il salotto di casa mia, seguito da una scia di applausi e fischi. "È questo il meglio che sai fare?" mi schernì poco dopo, portando contro le sue labbra l'ennesima lattina di birra.

"Sei un figlio di puttana." biascicai divertito, facendo un tiro della mia cicca successivamente. "No cazzo!" imprecai qualche secondo dopo, colpendo il piccolo tavolo proprio dinanzi a me.

Nel giro di pochissimi secondi il salotto si riempì di imprecazioni e grida, così tante da spaventare un intero vicinato.
Feci scivolare la cicca contro le mie labbra ancora una volta, per godermi pienamente l'ultimo tiro.
Era rilassante e mi teneva lontano dal resto del mondo, da tutta quella merda che mi circondava ogni singolo giorno.
Aspirai tutto il fumo come se fosse l'unica sostanza a tenermi in vita, con la testa chinata indietro contro il divano e gli occhi socchiusi.

"Sembri completamente su un altro pianeta, amico." confermó divertito il ragazzo, poggiando il joystick sul tavolo, con nonchalance. "Da quanto non scopi?" ammiccó poi, facendo scivolare la schiena contro il divano.

"Finiscila di fare il deficiente." sbuffai spazientito, tentando di rilassare le spalle. "Sei venuto qui per giocare, no? Non fare le solite domande da cazzone."

Come se avessi appena fatto la battuta più esilarante del mondo, il ragazzo si lasció andare ad una fragorosa risata, con le mani sul viso e un'espressione da completo coglione.

"Parlo sul serio - mi affiancó qualche istante dopo, portando una cicca contro le labbra - dovresti portare qualche ragazza a casa, hai bisogno di rilassarti." aggiunse successivamente, circondandomi le spalle con un braccio.

"Non ho bisogno di scopare, amico." negai deciso con la testa, facendo ricadere qualche ciuffo contro la fronte. "C'è tutto il tempo del mondo per quello, possiamo vivere anche di altro." cercai di constatare l'ovvio, ma a lui parve tutto il contrario.

"Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Edoardo?" mi guardò completamente stupito, scrollando le spalle con un enorme sorriso sulle sue labbra carnose.

"Smettila di fare il coglione e metti in ordine tutte quelle lattine, non devo vivere in un porcile a causa tua." lo canzonai, alzandomi poi da quel comodissimo divano in pelle.

Una volta arrivato all'interno della cucina, a passo svelto mi diressi verso il frigorifero alla ricerca di una bevanda fresca.
Sbuffai rumorosamente alla vista di acqua, acqua e ancora acqua.
Avevo bisogno di gettare ogni parte del mio stress, sentire quella piacevole sensazione di piacere prendere possesso di ogni tipo di angoscia, avevo bisogno di bere alcool.
Poggiai le mani sul marmo del tavolo, dopo essermi successivamente voltato verso di esso, iniziando a far pressione su quel materiale color bianco confetto.

Se non fosse per la compagnia costante dei miei amici o del mio vicino, probabilmente questa casa sarebbe silenziosa e persa.
Increspai le labbra con uno sguardo di disapprovazione e indifferenza, nonostante tenessi sempre sotto controllo questo posto, probabilmente non mi sarebbe importato finire da un'altra parte e lasciare tutto quanto nelle mani dei miei genitori, palesemente impegnati nei loro viaggetti quotidiani in giro per il mondo.

"Edo?" la voce del ragazzo guizzó velocemente all'interno della cucina, permettendomi così di riaprire gli occhi senza stupore. "È tutto okay?" mi affiancó successivamente, poggiando una mano contro la mia spalla, dove poco dopo inizió ad esercitare una leggera pressione.

"Sto bene amico, non hai motivo di preoccuparti." negai il mio palese stato d'animo, cacciando un piccolo sorriso leggermente evidente.

"Ti stavo chiamando da minuti - mi fece notare l'ovvio, preoccupato - ma dato che non rispondevi, sono corso qui." affermó poi.

Sbuffai pesantemente, dopodiché mi voltai verso la sua figura, sempre con le mani poggiate sul marmo del tavolo.

"Andiamo a bere qualcosa." lo affiancai, scontrando la spalla contro la sua.
Mi strinsi nelle spalle, sentendo ogni cellula del mio corpo provare tensione e nostalgia, nostalgia di ciò che non potrò mai diventare.

"Stai scherzando? Ho appena bevuto cinque birre, non ho intenzione di tornare a casa ubriaco anche oggi." specificó, negando più volte con il capo. "Edo in più è giorno, sei tornato da poco a casa da scuola, vuoi già ubriacarti a quest'ora?" domandó, seguendomi.

"La mia non era una domanda." affermai deciso, infilando cellulare e portafoglio nelle tasche della mia felpa. "Ho bisogno di bere cazzo, se vuoi venire con me perfetto, io non ti sto obbligando, sei libero di scegliere." mi posizionai dinanzi al suo corpo, creando così un contatto fra i nostri occhi.

"Vengo con te, ma ad una condizione." mi bloccó, mantenendo salda la presa sul mio braccio. "Vuoi dirmi che cazzo ti succede? Non puoi chiuderti sempre in questo modo, peggiori le cose." il tono della sua voce era seccato e duro, ce la stava mettendo tutta per non urlarmi contro.

"Questa opzione non è inclusa nel programma di oggi, non rompere il cazzo e andiamo." imprecai riprendendo il controllo del mio braccio, che finalmente lasció andare.

Finalmente il ragazzo decise di arrendersi, allargando le labbra in un'espressione di stupore, come se ormai ci avesse fatto l'abitudine.
Scosse la testa in un segno di negazione ma decise comunque di seguirmi fuori dalla casa, diretti nel primo bar che sarebbe capitato dinanzi ai nostri occhi.

Camminammo per un tempo che decisi di non interpretare, mi importava solamente stringere fra le mani un bicchiere contenente alcool, qualcosa di forte che mi avrebbe aiutato a dimenticare il resto del mondo per dei piccolissimi ma intensi momenti. Sentire quel bruciore scorrere all'interno della mia gola, lo stomaco caldo come se potesse andare a fuoco da un momento all'altro. E mi piaceva quella sensazione, mi piaceva come mi faceva sentire, era completamente insostituibile.

"Questo locale?" mi fermai immediatamente udendo la sua voce, molto più pacata rispetto a prima.
Mi voltai così verso quella direzione da lui indicata, assottigliando le sopracciglia poco dopo. "Sembra un posto tranquillo." aggiunse, vedendomi palesemente incantato.

"Guarda guarda." boccheggiai divertito, lasciando cadere le braccia lungo i miei fianchi. "Vedi quella ragazza lì?" indicai un piccolo tavolo occupato da Eleonora e un altro ragazzo, serrando la mascella successivamente.

"E quindi? Cos'è hai una cotta per lei? Ora ho capito perché sei costantemente triste!" mi riprese, dandomi una pacca sulla spalla che mi fece sobbalzare.

"Non dire stronzate, è solo una ragazzina." portai le mani nelle tasche della felpa, osservando come si sentisse a suo agio assieme a quel ragazzo.

Indietreggiai di qualche passo, intrappolando il labbro inferiore fra i denti con evidente insistenza. Evidentemente era un ragazzo della nostra scuola, aveva l'aspetto del solito figlio di papà viziato, il classico ragazzo amato da ogni singola studentessa.
Osservai come lei lasció cadere i capelli lungo la schiena, mostrando un lieve rossore contro le sue guance. Ciò mi fece capire di non essere abituata ad avere questi tipi di uscite, da sola con una persona che non era una sua amica. Era in completo imbarazzo e la trovai maledettamente carina, con le mani contro il tessuto dei suoi pantaloni e le labbra leggermente increspate.

Edoardo che cazzo pensi!

"Il tipo non prenderà automaticamente fuoco se continuerai a guardarlo così." mi prese in giro, aiutandomi ad uscire immediatamente da quella marea di pensieri sbagliati.

"Possiamo cambiare locale? Sembra noioso, non trovi?" sbuffai, lanciando un'ultima occhiata dentro al bar.

"Come preferisci tu, gelosone."

"Vaffanculo." alzai gli occhi al cielo irritato, e quasi non lo colpì per farlo zittire definitivamente.

Sperai di trovare consolazione nell'alcool, avevo bisogno di dimenticare e al momento, la mia testa, pareva esser diventata un completo turbine.

    (...)

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora