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Andrea

Poggiai le mani sul materiale che costituiva la superficie di questo balcone, ignorando la bottiglia di birra che decisi di mettere da parte per alcuni minuti. I miei occhi caddero sul panorama dinanzi a me che si insinuava con estrema prepotenza, ed ogni dettaglio pareva sfumarsi assieme alla brezza che circondava la città, ma nonostante ciò, riuscii comunque a non perdere tutta la sua magia.

Un sorriso forzato e amaro catturó le mie labbra poco dopo, non appena la mia attenzione si spostó su due giovani adolescenti e non più sulla maestosità che Roma era in grado di donare. A quella vista sentii un peso insistente premermi lo stomaco, e dovetti trattenermi per non far scappare una risata che, sicuramente, non sarebbe finita in secondo piano.

Il viso della ragazza era posato delicatamente sulla spalla del giovane accanto a lei, il quale le cingeva il fianco con un braccio. Non capivo con certezza l'espressione che dipingeva i volti di entrambi, ma non potevano mostrare altro se non felicità.

Felicità. Una parola così piccola, eppure al suo interno erano celate parole tutt'altro fuorché piccole. Non ho mai trovato un significato vero e proprio che potesse definirla in ogni suo dettaglio, in ogni sua sfumatura, o forse, nessuno mi ha mai dato un motivo concreto per poterlo fare.

Scossi il capo nella speranza di occupare la mente con pensieri diversi, dopodiché ripresi in mano la bottiglia di birra. Permisi a quel liquido di scorrere velocemente all'interno della mia gola, ma ormai si poteva definire abitudine tutto questo, per me.

Mi voltai, appoggiando la schiena contro la ringhiera, lasciando il panorama nascosto oltre il tessuto della mia maglia. La birra sfortunatamente era finita, e al momento non avevo alcool in casa se non ciò che avevo appena terminato.

Successivamente il mio telefono suonó. Cacciai un forte sospiro prima di estrarlo dalla tasca dei pantaloni, controllando poi il display. La notifica indicava chiaramente un messaggio su whatsapp, ma non fu proprio quello il vero problema racchiuso all'interno di un semplice messaggio.
Sgranai gli occhi leggendo il nome del mittente dal quale esso proveniva, così mi precipitai sulla chat.

Era da parte di Silvia.

"Dobbiamo parlare."

Fino ad ora, io e lei non abbiamo mai avuto occasione per scambiarci qualche messaggio. O meglio, non ho mai permesso a me stesso di farlo accadere. Ho sempre preferito parlarle faccia a faccia, senza mascherare la situazione dietro lo schermo di un fottuto telefono.
Anche perché, per lei sarebbe stato semplice inoltrare le prove della nostra conversazione alle sue amiche, e questo era un altro dei motivi per il quale volevo assolutamente evitare degli stupidi messaggi su whatsapp, con lei.

"Perché cazzo mi hai scritto, Silvia? Non potevi aspettare di parlarmi domani a scuola, come abbiamo sempre fatto?"

Aumentai la presa sulla bottiglia, inarcando il viso all'indietro. La brezza di questa città si posò unicamente sul mio viso, costringendomi a storcere il naso e assottigliare gli occhi.

Il suono di un'altra notifica mi obbligó a ritornare nella posizione iniziale, con lo sguardo posato nuovamente sullo schermo del telefono.

"Te l'ho detto, dobbiamo parlare. E no, non posso aspettare fino a domani."

"D'accordo. Ti aspetto a casa mia, vedi di non farmi aspettare troppo."

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora