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Edoardo

"Che cazzo stai dicendo?" sbraitai incazzato, posizionando meglio il telefono contro l'orecchio. Strinsi i palmi delle mani lungo il marmo del tavolo, notando le nocche prendere immediatamente un colore diverso.

Sentii i muscoli diventare sempre più rigidi, la mascella fin troppo contratta. Ogni muscolo del mio corpo era pesante, questa sensazione sembrava quasi insopportabile.
Cercai di mantenere regolare il mio respiro per non uscire completamente fuori di testa, così per concludere il gesto chiusi anche gli occhi con una mossa furtiva.

"Dimmi che cazzo ti ha fatto." esordì con un tono rigido e intimidatorio, intrappolando il labbro inferiore fra i denti.

Il respiro di Federico era pesante, a tratti sembrava non riuscisse a riprendere il controllo dei suoi polmoni. Lo sentii sospirare bruscamente, ciò mi fece capire quanto fosse frustrato in questo momento.

"Fede. - ripresi duramente il suo nome, inclinando leggermente il capo. - dimmi cosa ti ha fatto quel figlio di puttana." aggiunsi successivamente, passando una mano in mezzo ai capelli.

"Non è niente, amico. - sussurrò con fare lento, quasi esausto di intrattenere ancora questa conversazione. - ti ho chiamato per accertarmi che da te fosse tutto okay, sto bene tranquillo." si schiarì velocemente la voce, rilasciando un colpo di tosse palesemente inventato.

Ormai avevo imparato a conoscerlo, sotto alcuni aspetti. Sapevo quando mentiva, come sapevo quando non gli andava di raccontarmi la verità per qualche strano motivo che al momento non riuscivo ad interpretare.
La sua voce era cruda, distante. Non voleva che io mi preoccupassi per lui, evidentemente voleva tenermi lontano da altri casini, cazzate che avrei sicuramente fatto se avessi saputo.

"Non fare il coglione! - alzai il tono della voce, colpendo il marmo del tavolo con un pugno. - sei mio amico cazzo, lo capisco quando c'è qualcosa che non va." conclusi scazzato, passando una mano con rapidità lungo il viso.
Mi stavo innervosendo, ma in qualche modo cercavo di mantenere il controllo; sapevo che questa sua versione non era quella corretta, non poteva mentire ancora per molto, prima o poi avrebbe ceduto.

"È venuto al locale, durante l'orario di chiusura. - un grosso sospiro riempì le mie orecchie, facendomi quasi rabbrividire. - diceva che aveva bisogno di parlare, che era importante e che non poteva aspettare un giorno di più. - fece una pausa, permettendomi di entrare in quel piccolo silenzio che si creó successivamente. - stava cercando te, Edoardo." bisbiglió lentamente, con il tono di voce ormai spezzato e tremante.

"Chi?" domandai rapidamente, riaprendo finalmente gli occhi. Presi un bel respiro, stava per sganciare la bomba e avevo bisogno di essere preparato.

"Andrea." mormoró debolmente, e un leggero rumore di passi superó la sua voce qualche istante dopo.

E fu in quel momento che strinsi maggiormente la presa sul marmo, abbassando lentamente lo sguardo contro il pavimento. I miei occhi erano iniettati di rabbia, erano pieni di collera e sentivo che da un momento all'altro queste emozioni contrastanti e buie sarebbero esplose, completamente.

"Ti ha picchiato?" chiesi, iniziando a camminare lungo il perimetro della cucina. Portai una mano all'altezza della nuca, facendola scivolare velocemente.

"Si.. - sibiló abbassando la voce, un singhiozzo accompagnaó le mie orecchie poco dopo. - ti stava cercando, ma non avevo alcuna intenzione di dirgli dove fossi. Ti ho voluto proteggere, Edo." concluse, lasciandomi col fiato sospeso a mezz'aria per qualche secondo.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora