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Edoardo

Estrassi lentamente il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, giocherellando poi con quell'oggetto tra le mie mani. Mille pensieri correvano persino nella parte più decisa e sicura della mia mente, proprio come un auto quando sfreccia sull'asfalto delle strade desolate. Aprii la rubrica soltanto dopo qualche minuto, cullato da una sensazione soffocante che mi opprimeva il petto con tenacia; l'insicurezza.

Ma Federico restava comunque un grandissimo amico per me, non potevo continuare ad allontanarlo in questo modo così crudele, o avrei semplicemente rischiato di perderlo per sempre, senza poter trovare un rimedio ai miei errori. Lui ha contato sulla mia presenza ogni singolo giorno dal momento in cui ci siamo conosciuti, e l'istinto mi suggeriva che, al posto mio, avrebbe cercato di mettere da parte la paura, consigliandomi di restare nuovamente al suo fianco.

Così premetti sul suo numero con il senso di colpa che tentava di intrappolarmi il cuore ad ogni squillo che riecheggiava nelle mie orecchie. Nonostante la decisione di chiamarlo e sentire la sua voce, da una parte sentivo di non essere ancora pronto a questo passo. Ma dov'erano finiti i miei pensieri precedenti riguardo questa situazione? Mi sentivo un vigliacco, un coglione e un pessimo amico.

"Pronto?" sentii pronunciare dall'altra parte del telefono, e per qualche secondo spalancai violentemente gli occhi.

"Fede, ti ho disturbato?" domandai, prendendo un forte sospiro.

Alzai lo sguardo dinanzi a me, stringendo il labbro inferiore in mezzo ai denti. Decidere di camminare un po' anziché raggiungere il locale dove lavorava con la macchina, era stata decisamente un'idea che non pensavo di poter apprezzare con serietà.

"Edoardo. - commentò lentamente, sorpreso di sentire finalmente la mia voce dopo giorni di assenza. - certo che no, dove sei?" chiese subito dopo, e non potei fare a meno di udire un velo di preoccupazione nella sua voce.

"Sono vicino al locale, circa." affermai, guardandomi intorno distrattamente.

Effettivamente non mancava molto, stavo soltanto cercando di assimilare bene questa situazione, tant'è che la mia velocità nel camminare, proprio in questo momento, era decisamente lenta e straziante.

"Vuoi che ti prepari qualcosa da bere?" parló dopo qualche attimo di silenzio.
Probabilmente stava cercando di assimilare anche lui questa situazione, tanto quanto me, o forse di più.

"Va bene." sussurrai, abbozzando un sorriso malinconico.

Era capitato raramente di litigare con lui, il che mi aveva sempre sorpreso. Federico era un ragazzo gentile e molto comprensivo, più di quanto potessi immaginare. Io, d'altro canto, non ho mai avuto così tanta pazienza da poter sopportare tanti pesi sopra le spalle, a differenza sua. Era un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle e un cuore d'oro. Ero grato di aver conosciuto una persona con un carattere del genere, ma soprattutto, con tanto amore da poter donare a chiunque.

"Mi dispiace." confermai con un filo di voce, abbassando velocemente il capo.

Seguirono attimi di silenzio in cui avrei preferito sparire da questo posto, perché sapevo di aver sbagliato nei suoi confronti, e magari era troppo tardi per poterlo ammettere ad alta voce.

"Ne parliamo meglio quando arrivi, okay?" disse gentilmente, facendomi intuire ciò che era più giusto da fare.

"Okay." d'accordo con la sua proposta, subito dopo riattaccai.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora