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Presi un lunghissimo e forte sospiro, così rumoroso che probabilmente pure le mura di questo locale attorno a noi udirono tutta la mia rabbia mischiata a questo velo irremovibile di frustrazione.
Feci qualche passo indietro lontana dal corpo di Federico, completamente impegnato a guardarmi con la fronte corrugata e uno sguardo del tutto sorpreso e accigliato.
Rimase sul posto senza muoversi di un passo, era confuso, lo percepii dal modo in cui iniziò a scuotere il capo portando le dita fra i suoi capelli sudati, tirandoli poi leggermente.

"Hai intenzione di ignorarmi e non rivolgermi nemmeno la parola come se non fossi proprio qui davanti a te?" domandai spavalda, lasciando cadere i miei lunghi capelli castani contro la mia schiena.

Per qualche istante mi soffermai sui suoi occhi, senza accorgermene.
Notai un leggero pizzico di nostalgia in mezzo ad essi, e mi domandai per quale assurdo motivo era proprio lui a sentirsi in quel modo, come se il passo più lungo e sbagliato l'avessi compiuto io e non lui, che ancora non provó a muovere le labbra in cerca di una conversazione matura e, perlomeno, pacifica.

"Federico." lo ripresi severamente, emettendo una tosse decisamente non vera per attirare la sua attenzione. "Mi spieghi che diavolo ti prende? Il gatto ti ha mangiato la lingua? No perché, sai, ti vedevo molto concentrato a sussurrare chissà quali porcherie accanto alle orecchie di quelle ragazze." sputai successivamente, aumentando fin troppo il disgusto all'interno delle mie parole.

"Che cosa vuoi, Eleonora?" finalmente udii nuovamente la sua voce che, ancora volta, mi avrebbe dato forza abbastanza per permettermi di cadere a terra su questo pavimento luccicante.
Sbigottita, sbarrai gli occhi in uno sguardo del tutto sorpreso e scioccato.
Non lo vedevo da mesi e tutto ciò che era in grado di chiedermi era proprio questo?

"Smettila di fingere come se non fosse mai successo niente." replicai, questa volta facendo qualche passo in direzione del suo corpo, che non si mosse neanche di un solo centimetro da quella postazione. "Non mi stupirebbe il fatto che tu sia diventato così menefreghista verso il mondo intero da non avere neanche un minimo di buon senso e delle palle per darmi delle spiegazioni." mi fermai proprio difronte a lui, puntando lo sguardo all'interno dei suoi occhi, distanti e glaciali come una nevicata impetuosa in pieno inverno.

"Ho finito il mio turno da poco e degli amici mi stanno aspettando, non ho tempo da perdere. Sai com'è, anch'io come te ho una vita sociale oltre a questo." spiegó, indicando l'intero locale dietro le sue spalle, come se non ci avessi neanche fatto caso fino ad ora.

"Quindi la tua ex migliore amica, che prontamente hai abbandonato mesi fa, è meno importante dei tuoi cazzo di amici che ti sei creato come, eh? Con i soldi, forse?" quasi mi venne da ridere per le sue parole sfacciate e visibilmente decise.
Soffocai comunque una risata e inclinai il capo di lato, cercando di analizzare bene la sua espressione misteriosa.

"Pensi di venire nel locale dove lavoro a fare la prepotente con me, Sava? Gira a largo." fece un piccolo passo verso il mio corpo, permettendomi di sentire il suo respiro caldo e familiare contro la pelle gelida del mio viso.

"Voglio delle spiegazioni cazzo! Nemmeno sapevo che lavorassi in un posto del genere, ma adesso è decisamente tutto più chiaro." scrollai le spalle ripetutamente, lasciando scappare una risata amara sulle mie labbra.

Questa conversazione era ridicola e assurda, mai avrei pensato di affrontarlo in questo modo, con parole arroganti e prepotenti, decisamente la visione di questa conversazione fra noi due cercai sempre di immaginarla molto più serena e differente rispetto a questa.

"Non ho niente da dirti." taglió corto, muovendo poi il suo corpo verso la zona bar del locale.
Roteai gli occhi al cielo più e più volte, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, decisamente esausta.

Soul diesel >> incantava Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora